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venerdì 17 aprile 2020

La politica del gregge

Ora basta. Nel momento della necessità ci siamo stretti attorno alle Istituzioni, per aiutare - nei limiti del possibile - ospedali sull'orlo del collasso e medici cui lo Stato ha saputo dare grandi pacche sulle spalle, ma non camici e mascherine abbiamo accettato due mesi di quarantena. Ma ora, di fronte ad una sempre più penetrante compressione delle libertà costituzionali, di circolazione, di culto, di impresa, di parola, cui si aggiunge una progressiva estromissione del Parlamento dalla funzione legislativa ed una frantumazione di quella di indirizzo dal governo in una congerie di organismi extra ordinem, il più delle volte rivestiti di nomignoli stranieri, non si può più stare a guardare.
Non voglio ripercorrere qui tutte le forzature all'assetto costituzionale che questo esecutivo, spesso addirittura attraverso atti amministrativi, si è concesso a causa, o con l'occasione, dell'epidemia di Coronavirus, poiché c'è stato chi lo ha fatto prima e assai meglio di me (giudici costituzionali, giuristi, magistrati e avvocati); voglio soltanto rimarcare un punto che è, a mio avviso, particolarmente significativo, perché dà ragione del percorso che ha reso possibile questa deriva e rappresenta uno dei semi avvelenati che potrebbero ulteriormente germogliare in futuro: il rappprto fra libertà di circolazione di cui all'art. 16, Cost. (e, più in generale, libertà personale ex art. 13, Cost.) e tutela della salute (art. 32, Cost.).
In passato, infatti, la dottrina compatta ha riscontrato nell'art. 13, Cost. il primo (e non solo per posizione) dei diritti fondamentali della persona, e nell'art 16, Cost. una sua particolare declinazione, giungendo pertanto a limitare rigorosamente le accettabili "limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità". Secondo Mortati, "occorrono... delle precisazioni circa l'ambito da assegnare alla  norma: ciò che porta a distinguere le ipotesi di malattie lesive solo della sanità di chi ne è colpito da quelle relative a morbi infettivi o contagiosi. Se le prime non consentono interventi coattivi..., le seconde invece non potrebbero in nessun caso rimanere ad essi sottratti". Il che significa - tralasciando il richiamo fermo del costituente al necessario intervento giurisdizionale a tutela del singolo - che le limitazioni cui fa riferimento la Carta sono quelle che riguardano il singolo malato (o una comunità di malati) e non la generalità delle persone sane. Non a caso ormai da due mesi utilizziamo a sproposito il termine "quarantena" e ci prepariamo, nella più completa tranquillità pare, a vedere la nostra privacy travolta da un generalizzato braccialetto elettronico sottoforma di app.
Da dove deriva dunque questo cambio di rotta?
Evidentemente da quell'ingenuo scientismo positivistico che ha fatto facilmente breccia non solo nel senso comune, ma anche nell'elaborazione giuridica, secondo il quale le magnifiche sorti e progressive della medicina potrebbero (dovrebbero?) non solo ritardare quasi indefinitamente la morte (attraverso il farmaco), ma addirittura prevenire la malattia (attraverso la moderna pozione magica, somministrata sottoforma di vaccino).
Si tratta del ribaltamento dei valori proprio dell'ideologia vaccinale dell'immunità di gregge: lo Stato non ritiene più di dover tutelare le persone fragili, per esempio perché anziane, attraverso politiche attive saldamente ancorate ai diritti costituzionalmente garantiti (per dire, abbassando l'età per la pensione di vecchiaia, così da evitare agli ultrasessantenni di stare a continuo contatto con una grande quantità di persone), bensì conculcando le libertà (i diritti fondamentali!) dei sani, il gregge che - in quanto astrattamente passibile di malattia - è perciò stesso immediatamente considerato malato, ove non sia intervenuta a monte la panacea in una siringa. O anche solo conculcando i diritti fondamentali di chi si ritiene di voler proteggere: perché l'idea demente di obbligare a un'ulteriore quaratena forzosa gli ultrasettantenni stride in maniera sorprendente con il diritto (individuale) negativo alla salute.
Questo percorso è chiarissimo nella sentenza della Corte Costituzionale sulla legge Lorenzin, secondo cui l'obbligatorietà dei trattamenti vaccinali (con le conseguenti sanzioni draconiane previste) è giustificato dalla "duplice garanzia, sul piano formale, della riserva di legge in materia di trattamenti sanitari imposti e, sul piano sostanziale, del rispetto in tutti i casi dei «limiti imposti dal rispetto della persona umana», a propria volta riflesso del fondamentale principio personalista (art. 2 Cost.)". Senonché l'argomento prova troppo, perché proprio il principio personalistico non permette di espandere il contenuto dei "doveri" oltre un limite tale che svuoterebbe i relativi "diritti" di "quella autonomia da cui traggono la loro caratteristica" (ancora Mortati).
Checché ne dica la Corte, non c'è alcun dovere a essere gregge. Forse è l'ora di tornare uomini.

sabato 11 aprile 2020

La strategia dell'esasperazione

Il prof. Angelo Ventrone ha proposto di ribattezzare la "Strategia della tensione" con l'espressione "Strategia della paura". C'è del vero in entrambe le formule, che hanno il minimo comune denominatore nell'idea di una destabilizzazione dell’ordine pubblico al fine di ristabilire l’ordine politico in chiave strettamente autoritaria; il quid pluris di quella di Ventrone è la sottolineatura della valenza del terrorismo non più come strumento per mostrare la propria forza e colpire il nemico, ma come strumento per condizionare l’opinione pubblica.
Nel quadro di questa linea interpretativa, il prof. Ventrone, in una recente intervista, propone alcune osservazioni interessanti: gli ideologi della strategia della paura "avevano i mezzi e le conoscenze tecniche per manipolare [l'opinione pubblica]. Soprattutto a livello emotivo e psicologico. La paura di morire, l'istinto di sopravvivenza, sono stati d'animo sui quali è più facile lavorare... Si immaginarono l’organismo sociale come se fosse aggredito da un virus, quello comunista. Divenne importante intervenire sull'intero organismo sociale, non bastava più asportare solo la parte malata. E si studiarono due modi per intervenire, con termini che all'epoca usavano gli attori della strategia della tensione. Quello dei vaccini o delle contro-infezioni, cioè una dose controllata di veleno per costringere l’organismo a rendersi conto del pericolo e a produrre gli anticorpi".
La criminalizzazione dei movimenti di lotta è il prodotto della creazione di una società "ansiosa e impaurita, nonché mobilitata sulla base della paura..., che tira la carretta a capo chino, più disposta a delegare scelte cruciali, più disposta ad accettare [qualsiasi] politica [purché] si annunci ansiolitica", che "addita all'opinione pubblica" i "piantagrane contrari al blocco d'ordine, pardon, alla concordia nazionale" (cito Wu Ming, non dico altro).

Stasera è la sera dell'attacco del Presidente Conte alle opposizioni, senza contraddittorio e sul servizio pubblico. Un gesto che è la discesa di un ulteriore gradino verso la completa torsione autoritaria della nostra democrazia, lungo una scala ormai lunghissima. Basti ricordare la sostituzione dei politici con i tecnici, prima in situazioni più o meno realmente emergenziali, poi come stabile modus operandi per i ministeri chiave di esecutivi non graditi, infine - notizia freschissima - come poteri surrogati rispetto a quelli costituzionalmente previsti; la parallela delegittimazione della classe politica, prima tutta accumunata nello stigma della "casta" e della "cricca" e posta sotto tutela della magistratura a partire da Tangentopoli, poi vilipesa tramite la sostituzione della competenza specifica con l'incompetenza generale, secondo il principio per cui uno varrebbe uno e invece finisce che uno vale l'altro; da ultimo, le proposte di legge non annunciate, i testi in commissione modificati dopo la loro approvazione, il Parlamento ignorato.
Manca l'ultimo passo, che deve tenere conto che in Italia abbiamo ormai gli anticorpi per rispondere a qualsiasi avventura dal sapore sud-americano. Qui bisogna essere più dolci. Bruto è uomo d’onore; così sono tutti, tutti uomini d’onore. Se negli Anni Settanta la strategia della tensione aveva l'obiettivo di sterilizzare il pericolo comunista in funzione di una consolidamento conservatore in senso filo-atlantico, oggi pare dunque profilarsi una nuova strategia, tesa a marginalizzare i partiti sovranisti (absit iniuria verbis) nel quadro di una stabile subordinazione dell'Italia al progetto unionista germanocentrico.
Potremmo definirla la Strategia dell'esasperazione.

Il piano del PD (del PD: i 5 stelle sono solo interessati a mantenere lo stipendio da parlamentari fino alla fine della legislatura) è chiarissimo. Non permettere allo Stato italiano di sovvenire in alcun modo lavoratori e imprese in questa catastrofe economica, da aggravare prolungando, per quanto possibile, la quarantena imposta a colpi di Decreti del Presidente del Consiglio.
I cittadini dovranno superare la crisi con i propri risparmi, ciascuno secondo le proprie possibilità: altro che proposte, la patrimoniale, nei fatti, c'è già. La classe media verrà sospinta verso la povertà, i poveri avranno difficoltà a mettere insieme il pranzo con la cena, gli asset italiani drenati verso Francia (in primo luogo) e Germania (a seguire). La rabbia, esponenzialmente incrementata da questa reclusione forzata, esploderà in gesti spontaneistici e isolati, ma utili per ridurre ulteriormente gli spazi del dibattito democratico. E, per chiarezza, in modo non immediatamente controvertibile.
Si comincerà ovviamente dai social: la "Unità di monitoraggio per il contrasto della diffusione di fake news relative al Covid-19 sul web e sui social network" (ma non in TV o sui giornali, si noti) presto perderà qualsiasi riferimento alla pandemia, per diventare un protagonista della censura e della repressione del dissenso. Poi chissà, si continueranno a impedire gli assembramenti, soprattutto per evitare proteste quando, attraverso l'adesione al MES (quello vero), finalmente le elezioni saranno ridotte a meri ludi cartacei. È dai tempi di Carlo VIII, in fondo, che le fazioni italiane non prevalgono per i loro meriti, ma per gli appoggi internazionali. A cosa porti questa carità pelosa ce lo ha insegnato il Manzoni dell'Adelchi, ma il Manzoni - come la storia - insegna molto, ma non ha più scolari (soprattutto in epoca di lezioni via web).
Si finirà con un mutamento addirittura antropologico: il distanziamento sociale al posto della socializzazione, lo smart working al posto della fabbrica o dell'ufficio come luogo anche aggregativo, il commercio elettronico al posto dell'esercizio di prossimità, il denaro elettronico al posto di quello cartaceo. Un mondo di pervasivo controllo, a prova di click.

Un ultimo punto, non secondario. Se tutto questo sarà possibile (e lo sarà, a meno di tanta fortuna e di una nostra diuturna, attenta, disciplinata, instancabile spinta a Claudio Borghi e Alberto Bagnai, senza i quali oggi anche chi scrive ancora continuerebbe a informarsi guardando il Tg1, ed a Matteo Salvini, che ha avuto il merito storico, storico!, di dare loro una tribuna nazionale) sarà grazie alla mutazione antropologica dell'uomo moderno.
La scristianizzazione della società, la perdita del senso di eterno che è propria del mistero della Resurrezione, hanno portato l'uomo a una tale angoscia verso la morte da rimuoverne completamente la presenza, nel linguaggio, nel quotidiano, nei comportamenti dei giovani che rischiano volontariamente la vita. In questo contesto l'ingenuo scientismo positivistico ha fatto facilmente breccia, dando l'illusione che la medicina potesse non solo ritardare quasi indefinitamente la morte, ma addirittura prevenire qualsiasi malattia attraverso neppure il farmaco, ma la pozione magica somministrata sotto forma di vaccino. Ora però siamo al redde rationem. Di fronte all'impotenza - peggio: di fronte alla gravissima impreparazione planetaria - innanzi al Coronavirus, l'uomo subitaneamente nudo della sua corazza di certezze scientiste è attanagliato dal terrore ed accetta perciò ogni limitazione alla propria libertà, al proprio diritto di movimento, in una parola: alla propria vita.
Questo senso di smarrimento produce poi una pulsione infantilistica (esiste una pagina Facebook, a quanto pare non satirica, che si chiama "Le bimbe di Conte") alla ricerca dell'uomo forte: da questo punto l'immagine del condottiero integerrimo, quasi aspro, costruita da Casalino a colpi di conferenze stampa in prime time e di pubblicità a tappeto su FB è perfetta. Il bravo bambino è quello che segue le regole dei genitori, che non li tradisce, che è sincero e trasparente: ecco allora lo spettacolo abominevole delle delazioni, delle gogne social, delle telefonate alle forze dell'ordine perché magari una mamma e un bambino prendono mezz'ora d'aria.
Queste persone appoggeranno sempre e comunque la Strategia dell'esasperazione, almeno finché anche in loro l'esasperazione non avrà il sopravvento sulla paura. E pian piano questo disgraziato Paese si spaccherà in due in modo irreversibile e Dio solo sa cosa succederà.

Ma la Storia si ricorderà di lei, prof. Conte. E prima della Storia noi, che non lasceremo cadere la memoria di ciò che sta accadendo.