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martedì 23 aprile 2019

Globalism worshippers - splendori e miserie delle cortigiane

Questo post si sarebbe potuto intitolare anche "Una giornata particolare". In effetti, nelle ultime 24 ore l'ipocrisia, il moralismo senza morale, la spocchia degli ottimati autoproclamati hanno celebrato il proprio demenziale sabba.
Tutto nasce dalla tragedia degli attentati in Sri Lanka, ma presto la vicenda si trasforma in una farsa di pessimo gusto. Si comincia con la crema dei libdem statunitensi (ivi compresi un Presidente e una quasi Presidente USA) che, come un sol uomo, twittano - all'unisono - le proprie condoglianze per "coloro che sono stati uccisi mentre celebravano la Pasqua" (Easter worshippers).
Ovviamente, la destra americana si scatena. Ma anche in Italia le reazioni non sono migliori: in particolare molti cattolici, quorum ego, si sentono colpiti. Sarebbe una questione minore, un piccolissimo sfregio ai corpi martoriati di morti e feriti negli attentati vigliacchi di Colombo, se non fosse l'involontario innesco di assurdi riflessi pavloviani a catena.
Quando c'è da difendere l'indifendibile, con acrobazie intellettuali talmente improbabili da risultare puerili, in prima fila troviamo sempre l'ineffabile Marattin. Il quale - lancia in resta - non trova di meglio da fare che offendere tutti coloro che non la pensano come lui.
Nessuno mette in dubbio che Marattin conosca l'inglese molto meglio di come conosce le regole di finanza pubblica, come abbiamo avuto modo di costatare (*); tuttavia - come gli accade spesso, anzi quasi sempre - non centra il punto.
La questione non è né linguistica né grammaticale, e d'altronde che Obama o la Clinton sappiano scrivere un tweet in inglese non pare una grande notizia (non a caso, la polemica è nata tutta entro il l'arena politica anglofona). Qui il punto è che Obama, la Clinton e tutta l'intelligencija statunitense hanno volutamente utilizzato una perifrasi per evitare di scrivere la sola parola che avrebbero potuto e dovuto usare: Cristiani.
Certamente, se in un bollettino cattolico io voglio specificamente individuare coloro che partecipano alla Veglia del Sabato Santo, è assai probabile che parli di "fedeli che celebrano la Pasqua", ma se mi riferisco ai credenti entro un contesto generico, utilizzo il termine che - da duemila anni a questa parte - definisce coloro che credono che Gesù è il Figlio di Dio.
E quello che è più grave è che Obama e la Clinton hanno scritto (tutti! e tutti insieme!) "Easter worshippers" anziché "Christians" o "Christian gathered to celebrate Easter Mass" non per rientrare nei 280 caratteri, ma per evitare accuratamente di sottolineare l'ovvio: che ad essere sotto attacco in tutto il mondo è uno specifico gruppo di persone in ragione della sua fede, e questo gruppo è quello dei Cristiani. In particolare, dei Cattolici.
A riprova, mentre siti più scafati (e svergognati) insistono con nonchalance a parlare di errore di traduzione (si sa gli italiani provinciali fascioleghisti non sanno le lingue, al contrario di coloro che - grazie all'Erasmus a Valencia - hanno imparato un inglese perfetto che permette loro di svolgere al meglio il compito di dishwasher a Glasgow), altri - che si distinguono per una certa ingenuità nella loro opera di sedicente debunking - sia pure confusamente mettono in chiaro quale sia la vera posta in gioco. "Non deve essere noi contro loro" (chi siano loro non è dato sapere); più che altro, a dirla tutta, "non deve esser(ci un) noi".
Il nostro Presidente della Repubblica si mette, come di consueto, sull'attenti (cosa che riesce particolarmente bene a coloro che, come Mattarella, si distinguono per schiena diritta).

In quest'ottica si svela la cattiva coscienza di una classe dirigente transnazionale che - uccidendo ogni giorno, metaforicamente, il Cristianesimo- non ha il coraggio di ammettere che i Cristiani sono spesso anche uccisi per davvero. Come potrebbero scrivere il nome di Gesù coloro che permettono l'aborto fino al nono mese, favoriscono l'utero in affitto, combattono giornalmente la famiglia, iniziano a pensare di sdoganare la pedofilia, impoveriscono intere nazioni, erodono diritti in base a malintesi concetti di sostenibilità, seminano morti in mezzo mondo?
I Cristiani muoiono o sono umiliati ovunque, in Nigeria, in Egitto, in Siria, in Iraq, in India, in Cina. Ma nessuno ne parla. Bergoglio neppure se ne accorge.

* * * * *

Fin qui la tragedia. Ora la farsa. Per spiegare che - ancorché rossobruni di merda, alcuni di noi riescono a comprendere una frase nella lingua albionica - il nostro amico iconoclasta Lazar pubblica un breve video. Sono le 10:41.

Nel corso della discussione in coda al video, lui stesso nota di aver utilizzato il verbo "remember" anziché il più appropriato "remind". Sono le 14:15.

Interviene nella diatriba il più funambolico dei debunker (nonché il nostro residente svizzero preferito, venuto meno Marchionne): Paolo Attivissimo. Il quale, un quarto d'ora dopo il tweet di cui sopra, non trova di meglio da fare che sputare contro l'a lui sconosciuto Lazar analoga accusa, infarcendola però di un pietoso errore... di grammatica italiana.

"Sarebbe come dire", caro Paolo. Dai, il condizionale non è difficile come, chessò, il congiuntivo. O la logica formale.
Già farebbe ridere così, ma a questo punto la cosa prende una piega grottesca, quasi surreale. Prima ci pensa uno sconosciuto internauta, che offende il buon Lazar sulla base della sua fotina di Twitter che però, guarda il caso... è quella del vero Lazar' Moiseevič Kaganovič.

Si arriva per suonarle... e si torna suonati.
Poi è lo stesso Attivissimo a fare la figura del disinformatico, quando ringrazia sussiegoso un utente che fa finta di supportarlo... ma non si accorge che il nickname è NPC (se voi non sapete cosa significa, non è un problema, basta leggere qui; se a non saperlo è un sedicente debunker di nuove tecnologie espatriato in un paradiso fiscale... beh qualche problema esiste). Su Twitter, comunque, si scatena la hola.


Una parola che è una sentenza.

* * * * *

Confesso che, giunto alla fine di questo post, mi sento in colpa. Sono morte centinaia di persone innocenti, molte delle quali perché stavano testimoniando la propria fede. Non c'è davvero nulla da ridere. Altro che il tetto di una chiesa.
Spero solo che queste righe non suonino offensive per nessuno e aiutino i tanti maestrini dalla penna rossa, quando si ritroveranno stasera soli nelle loro camerette, non dico a pentirsi, ma quantomeno a vergognarsi un po'.





(*) L'articolo linkato l'ho pubblicato io, ma appare scritto dalla "redazione". Il direttore del Format, infatti, con grande signorilità ha applicato ai miei contributi una sorta di damnatio memoriae dopo che ho deciso di abbandonare il giornale. Così va il mondo; ma in un post che tratta di miserie intellettuali mi sembrava giusto sottolinearlo.

giovedì 4 aprile 2019

Un caso di coscienza (di Zeno) - imposte di successione e patrimoniali

Lasciate che i morti
seppelliscano i loro morti.
- Lc 9,60


L'articolo di Giacomo Gabbuti per Jacobin, che recensisce le proposte per la giustizia sociale del Forum Disuguaglianze e Diversità (disegnini dell'immancabile Makkox) è incontestabilmente un articolo di sinistra: infatti è davvero troppo lungo. Il senso, tuttavia, si può riassumere facilmente. Siccome in Italia la disuguaglianza, nell'ultimi trentennio, è andata via via aumentando, anche a causa dell'arretramento del welfare State, una bella imposta progressiva di successione avrebbe il pregio di prendere due piccioni con una fava: redistribuire la ricchezza e costituire una risorsa aggiuntiva per il finanziamento di scuola e servizio sanitario nazionale.
Immagino che Giacomo Gabbuti riterrebbe quella qui sopra una improvvida semplificazione (il Forum lo sintetizza in 27 pagine qui), ma io - rozzo fascioleghista - me ne do una ragione e tiro dritto. Semmai posso aggiungere come, in mancanza di una riforma delle successioni, a questi filantropi vada bene pure l'ennesima (dopo IMU, TASI, TARI, bollo sui dossier titoli, bollo auto, superbollo per le barche, IVIE, IVAFE...) patrimoniale.

Fortunatamente questa gente non è più votata nemmeno dagli stretti parenti, per cui potremmo archiviare queste proposte nella pattumiera della cronaca (essendo quella della Storia piena di errori e illusioni assai più terribili e dannose), se non fosse che la loro lettura - e ancora di più la lettura dell'ineffabile Gabbuti - permettono di ricostruire un caso interessante di nevrosi, una variante della Sindrome di Stoccolma che potremmo definire la Sindrome di Zeno Cosini.
Questi personaggi sentono la consapevolezza del fallimento, l'inadeguatezza all'esistenza, l'incapacità di adeguarsi alla realtà, la riconoscono e la denunciano attraverso comportamenti solo all'apparenza casuali o non voluti, salvo poi risolvere la situazione consegnandosi - paradossalmente - ai loro stessi aguzzini, di modo da deresponsabilizzarsi.
"Era e rimane certamente lecita la perplessità nel vedere simili proposte lanciate da ex ministri dei governi Monti e Letta [poco sopra era citato anche Piketty, il Monti senza loden]; ma chi scrive crede che non solo il rapporto finale, ma anche la sua presentazione (tre ore e mezza tesissime, senza pause utili ai capannelli, in cui decine di persone si sono alternate a illustrare le proposte) fughino ogni dubbio sulla volontà e capacità di mettersi in gioco dei membri del Forum, e dell’efficacia di questa prima fase del loro lavoro".
Meraviglioso. Giusto per completare il quadro, suggeriamo a Gabbuti di inserire nel proprio personale Pantheon ideale anche la Bundesbank e gli economisti della nota università bolscevica Luiss Guido Carli.
Ma come possono persone intelligenti - perché si tratta di persone intelligenti - non comprendere che l'idea di ridurre le disuguaglianze attraverso la redistribuzione dei patrimoni privati - invece che attraverso vigorose politiche keynesiane di sviluppo della domanda interna che si prefiggano la piena occupazione - è funzionale alla verificazione del "paradigma neoclassico della scarsità" (per dirla, tra gli altri, con Brancaccio)?
Come possono persone intelligenti - perché si tratta di persone intelligenti - non comprendere che un'imposta di successione semi-ablativa (perché sarebbe troppo facile accompagnarla a una riforma del catasto, che renda la soglia del milione di Euro quasi bagatellare) sarebbe il colpo di grazia alla domanda interna nel nostro Paese?, la distruzione dell'ultimo welfare rimasto in Italia, quello dei genitori, degli zii, dei nonni, nei confronti di nipoti privati del futuro?
Come possono persone intelligenti - perché si tratta di persone intelligenti - non comprendere che qualsiasi proposta di imposta patrimoniale, per così dire in vita o in morte, finirebbe (come l'esperienza del Dopoguerra puntualmente insegna) per colpire non i ricchi, ma gli "un po' meno poveri" (o, come si diceva una volta, la piccola borghesia)?

Il problema di queste gente, ultimo frutto avvelenato del mai troppo vituperato Operaismo italiano, è sempre lo stesso: la demonizzazione del lavoro e dell'etica del lavoro, a favore della dittatura del capriccio e dell'edonismo immediato; la confusione fra l'accumulazione capitalistica e la legittima ambizione di ciascuno di uscire dal bisogno e dall'incertezza; un odio mortale nei confronti della media e piccola borghesia da cui provengono (uccisione del padre), cui si accompagna un amore viscerale per le élite transnazionali.
Chi ne ha assaggiato le tartine, di altissima qualità, non può non convenire con questa scelta di campo. Che, però, auspichiamo resti nel ristretto recinto delle ambizioni personali; perché, a livello politico, ha francamente rotto i coglioni.