Talmente leggeri che rischiano di essere spazzati via alla prima folata di vento. Indovinato, si tratta delle banche italiane.
Come si sa, prima la fusione tra Banco Popolare e Banca Popolare di Milano si doveva fare, poi invece dopo la letterina della BCE non si doveva fare più, poi per gli interessamenti di Matteo e del suo Caimano preferito si è fatta di nuovo.
Bpm-Banco, la spinta del governo «Sì alla fusione per una banca forte» e TAAAC arriva lui https://t.co/cFiv7LqD41 https://t.co/ffGQxl4KMy— Pat (@PgGrilli) 18 marzo 2016
Sul campo, è rimasto un miliardino di aumento di capitale che sarà lanciato da BP. Anche perché... la vigilanza europea è un pochino meno discreta di quella italica.
Mi interessa piuttosto valutare l'impatto del sullodato pizzino della Vigilanza europea, dal quale si evincono un paio di linee guida che, forse, potrebbero risultare applicabili a tutte le banche. Tra queste, che i crediti deteriorati netti debbano essere inferiori al 12% degli impieghi e che le esposizioni lorde abbiano tassi di copertura non molto al di sotto del 50%.
(Ovviamente si tratta di soglie messe a caso. Ma l'Unione Monetaria è costruita su soglie messe a caso. Nihil sub soli novum).
Embè? Direte voi.
Embè... Ora si dà il caso che alcune banche italiane - ad esempio il Credito Emiliano - non rispettino la soglia del 12%, ma che ce ne sia soprattutto una che, ahimé, si approssima al 22%. Non vi chiedo di indovinare di quale banca si tratta, perché vincereste. Però aggiungo che, con un rapido calcolo, se Mps volesse rientrare nel parametro per via di svalutazione crediti... diciamo che dopo la cura semplicemente non avrebbe più capitale.
Giustamente, già all'indomani della letterina della Banca Centrale mi è stato fatto notare come, forse, dico forse, l'effetto collaterale fosse ben presente al regolatore.
A credere ai rumors (e, normalmente, Il Fatto Quotidiano e Dagospia ci prendono), la strada - intermedia - sarebbe quella di far acquistare buona parte delle sofferenze di Montepaschi alla Cassa Depositi e Prestiti (sfruttando anche l'aborto di garanzia statale prodotta dai colloqui fra Padoan e la Commissione Europea) e di coprire le inevitabili perdite con l'ennesimo aumento di capitale.
Tre miliardi e passa la paura, per la BCE. L'istituto senese ha smentito.
Ma non è questo il punto. E non è neppure il punto se il Tesoro debba utilizzare questa eventuale opportunità per incrementare il suo 7% nell'istituto, o se utilizzare in questo modo la CDP metta in pericolo il risparmio postale. Queste sono questioni molto importanti, ma non colgono la questione principale.
Il punto è un altro e deve essere messo bene in evidenza.
Il punto è che le soglie imposte a BP e BPM dalla BCE sono in larga parte arbitrarie. Il punto è che l'applicazione di tali soglie conduce a risultati, in termini di necessità di capitale, totalmente divergenti rispetto a quelli derivanti dal c.d. SREP dello scorso novembre. Il punto è che un approccio così duro da parte del Sistema di vigilanza comune contraddice frontalmente l'apertura e il messaggio tranquillizzante lanciato recentemente da Draghi in relazione ai crediti deteriorati detenuti dalle banche italiane. Il punto è che, alla fine di questa fusione, il mercato - che si aspettava chiarezza dal regolatore - si trova a brancolare ancora di più nel buio, con evidente conseguenze negative a livello economico-finanziario. Il punto, soprattutto, è che - volenti o nolenti - la BCE (l'organo forse più al riparo, fra quelli europei, dal processo democratico, per dirla con quel gran progressista di Mario Monti) continua inauditamente a fare politica.
Se la BCE vuole, il sistema bancario italiano in qualche modo tira avanti (sempre che qualcuno, prima o poi, capisca che il modo vero di risolvere la questione degli NPL... è creare condizioni di ripresa economica. Ma lasciamo perdere). Se la BCE non vuole, salta il banco. Ora, non sto a dirvi chi sono e a che nazionalità appartengono i personaggi chiave della partita. Non lo faccio, perché c'è chi lo ha già fatto magistralmente.
Ah... per chi volesse farmi passare per complottista, ci sono sempre gli altri indizi, a pesare come macigni. Tanto per dire:
Non entro nel merito della fusione (che a mio avviso - ma potrei sbagliare - lascerà il segno nelle tasche dei piccoli investitori ma porterà alla nascita di una banca solida e piuttosto redditizia... per gli investitori più grandi).Banco Popolare, in assemblea anche la Bce. Saviotti: "Fusione con Bpm non scontata" https://t.co/vRUZ1OlFGX— la Repubblica (@repubblicait) 19 marzo 2016
Mi interessa piuttosto valutare l'impatto del sullodato pizzino della Vigilanza europea, dal quale si evincono un paio di linee guida che, forse, potrebbero risultare applicabili a tutte le banche. Tra queste, che i crediti deteriorati netti debbano essere inferiori al 12% degli impieghi e che le esposizioni lorde abbiano tassi di copertura non molto al di sotto del 50%.
(Ovviamente si tratta di soglie messe a caso. Ma l'Unione Monetaria è costruita su soglie messe a caso. Nihil sub soli novum).
Embè? Direte voi.
Embè... Ora si dà il caso che alcune banche italiane - ad esempio il Credito Emiliano - non rispettino la soglia del 12%, ma che ce ne sia soprattutto una che, ahimé, si approssima al 22%. Non vi chiedo di indovinare di quale banca si tratta, perché vincereste. Però aggiungo che, con un rapido calcolo, se Mps volesse rientrare nel parametro per via di svalutazione crediti... diciamo che dopo la cura semplicemente non avrebbe più capitale.
Giustamente, già all'indomani della letterina della Banca Centrale mi è stato fatto notare come, forse, dico forse, l'effetto collaterale fosse ben presente al regolatore.
Io, dal canto mio, ho di conseguenza tirato una rapida conclusione.@Luca_Fantuzzi @dhobyghaut1 @sil_viar0 @AlbertoBagnai I burocrati parlano a nuora affinché suocera intenda— Aridatece Cra$$$$$i (@FartFromAmerika) 19 marzo 2016
Certo, ci sarebbero un paio di soluzioni. Dalle più estreme, e dunque probabili:@M_Montigiani Certo, dopo la posizione #BCE su nozze tra BP e BPM, trovare un partner a #MPS diventa molto difficile...— Luca Fantuzzi (@Luca_Fantuzzi) 23 marzo 2016
a quelle meno impattanti (qui accanto), e dunque sicuramente escluse.@Luca_Fantuzzi ...difficile?— Maurizio Montigiani (@M_Montigiani) 23 marzo 2016
Gli obbligazionisti subordinati non hanno modo di sottrarsi, eccoli là!#bail-in
A credere ai rumors (e, normalmente, Il Fatto Quotidiano e Dagospia ci prendono), la strada - intermedia - sarebbe quella di far acquistare buona parte delle sofferenze di Montepaschi alla Cassa Depositi e Prestiti (sfruttando anche l'aborto di garanzia statale prodotta dai colloqui fra Padoan e la Commissione Europea) e di coprire le inevitabili perdite con l'ennesimo aumento di capitale.
Tre miliardi e passa la paura, per la BCE. L'istituto senese ha smentito.
Ma non è questo il punto. E non è neppure il punto se il Tesoro debba utilizzare questa eventuale opportunità per incrementare il suo 7% nell'istituto, o se utilizzare in questo modo la CDP metta in pericolo il risparmio postale. Queste sono questioni molto importanti, ma non colgono la questione principale.
Il punto è un altro e deve essere messo bene in evidenza.
Il punto è che le soglie imposte a BP e BPM dalla BCE sono in larga parte arbitrarie. Il punto è che l'applicazione di tali soglie conduce a risultati, in termini di necessità di capitale, totalmente divergenti rispetto a quelli derivanti dal c.d. SREP dello scorso novembre. Il punto è che un approccio così duro da parte del Sistema di vigilanza comune contraddice frontalmente l'apertura e il messaggio tranquillizzante lanciato recentemente da Draghi in relazione ai crediti deteriorati detenuti dalle banche italiane. Il punto è che, alla fine di questa fusione, il mercato - che si aspettava chiarezza dal regolatore - si trova a brancolare ancora di più nel buio, con evidente conseguenze negative a livello economico-finanziario. Il punto, soprattutto, è che - volenti o nolenti - la BCE (l'organo forse più al riparo, fra quelli europei, dal processo democratico, per dirla con quel gran progressista di Mario Monti) continua inauditamente a fare politica.
Se la BCE vuole, il sistema bancario italiano in qualche modo tira avanti (sempre che qualcuno, prima o poi, capisca che il modo vero di risolvere la questione degli NPL... è creare condizioni di ripresa economica. Ma lasciamo perdere). Se la BCE non vuole, salta il banco. Ora, non sto a dirvi chi sono e a che nazionalità appartengono i personaggi chiave della partita. Non lo faccio, perché c'è chi lo ha già fatto magistralmente.
Ah... per chi volesse farmi passare per complottista, ci sono sempre gli altri indizi, a pesare come macigni. Tanto per dire:
La situazione è molto grave. Ma, come al solito, non seria.Se vi servivano conferme sul ruolo politico della #BCE https://t.co/lt2n10mjHV— Pat (@PgGrilli) 25 marzo 2016
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