Dunque. Ora la parola più alla moda è la locuzione inglese bail-in (che tanti dubbi semantici ha portato a Genova e zone limitrofe). Per capire di che cosa si tratti, potete leggere un documento abbastanza agevole della Banca d'Italia, che trovate qui.
Se invece avete tempo da perdere, continuate a leggere. Nel quadro delle azioni volte alla creazione di quella che - pomposamente - viene definita "Unione Bancaria", l'Unione Europea ha creato due nuove istituzioni.
La prima è il Meccanismo di vigilanza unico (o MVU), di cui al Regolamento n. 468/2014 della Banca Centrale Europea del 16 aprile 2014, che in sostanza attribuisce alla BCE in collaborazione con le singole Banche Centrali nazionali la vigilanza prudenziale sui principali Istituti di ciascun Stato Membro. Cardine di questa vigilanza prudenziale è il supervisory review and evaluation process, o SREP, di cui all'art. 97 della Direttiva 2013/36/UE (in altri termini, gli stress test). Ovviamente, le "principali banche" escludono le Sparkassen tedesche ai sensi dell'art. 4, c. 10, Dir. BRRD (v. sotto).
La seconda istituzione è il Meccanismo di Risoluzione Unico (MRU), che interviene a valle del MVU, quando - ad esito del processo di supervisione - si verifichi una situazione di dissesto di una banca (si tratta del Regolamento 806/2014/UE). Obiettivi del MRU sono due: evitare - in caso di insolvenza di una banca - che si verifichi un rischio sistemico per il sistema bancario di un Paese o dell'Unione, ridurre al minimo i costi dei salvataggi bancari per i contribuenti.
Se la cosa non fosse tragica, sarebbe terribilmente comica: al fine di evitare shock del sistema finanziario non si costituisce un prestatore di ultima istanza, anzi si crea un meccanismo che alimenta l'incertezza e potrebbe favorire panico e bank-run; per evitare spese al contribuente, lo si massacra nella sua qualità di risparmiatore.
Non ci credete? Per dire:
Bankrun in Portogallo.
900 milioni ritirati in una settimana. https://t.co/3MZE65AUSg
— Brancaleone (@Brancaleone72) 21 Dicembre 2015
Ma anche:
Bancario di VenetoBanca " da 15gg i correntisti stanno svuotando i CC, anche chi ha solo poche migliaia di € " . Auguri !
— Marco Mercanzin (@braveheartmmt) 21 Dicembre 2015
Quanto tutto questo sistema sia iniquo, asimmetrico, anche pericoloso soprattutto dopo il rifiuto tedesco a implementare un sistema di mutua garanzia tra banche a livello europeo (si tratta dell'EDIS, o European Deposit Insurance Scheme), lo spiegano benissimo Giacché qui e Bagnai qui. Leggeteli, approfonditamente. Mentre li leggete, ricordate anche cosa è successo in altri Stati, vicini a noi, solo pochi anni fa (ah... ma allora, dice Feld, il contagio era già in atto!).
State aid to banking sector by country in Europe. Before the #bailin pic.twitter.com/AQPxAMmjQq
— Marco Bigelli (@marcobigelli) 21 Dicembre 2015
Ora invece, "per evitare spese al contribuente", al Regolamento MRU si affianca la Direttiva 2014/59/UE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 15 maggio 2014, meglio nota (o famigerata) come Direttiva BRRD (Bank Recovery and Resolution Directive). In particolare, la disciplina (alquanto farraginosa) sul bail-in si trova agli artt. 43 e ss. della Direttiva ed è trasfusa in Italia nell'infausto D. Lgs. n. 180 del 2015.
La "risoluzione" della crisi di una banca, d'altronde, differisce dalla liquidazione coatta della stessa (procedura che, comunque, continuerà ad essere prevista dal Testo Unico Bancario: art. 20, lett. b del Decreto) perché - ferme restando le condizioni di partenza: dissesto o rischio di dissesto dell'Istituto e impossibilità di procedere ad aumenti di capitale significativi - è volta a garantire e la continuità dei servizi offerti dall'impresa. Si ha "dissesto o rischi di dissesto" quando "risultano irregolarità... o violazioni di disposizioni legislative... di gravità tale che giustificherebbero la revoca dell'autorizzazione all'esercizio dell'attività; risultano perdite patrimoniali di eccezionale gravità, tali da privare la banca dell'intero patrimonio o di un importo significativo del patrimonio; le sue attività sono inferiori alle passività; essa non è in grado di pagare i propri debiti alla scadenza; elementi oggettivi indicano che una o più delle situazioni... [precedenti] si realizzeranno nel prossimo futuro; è prevista l'erogazione di un sostegno finanziario pubblico straordinario a suo favore..." (art. 17, c. 2, D. Lgs. n. 180/2015).
Come? Vendendo parte delle attività a un cliente privato (art. 40 e ss. del Decreto 180), scorporando le attività buone da rivendere a terzi (mediante costituzione di una bridge bank, artt. 42 e ss. del Decreto 180) rispetto a quelle cattive da liquidare (bad bank), svalutando infine le azioni ed i crediti vantati nei del vecchio Istituto e convertendoli in azioni del nuovo (bail-in: artt. 48 e ss. del Decreto 180). In sostanza: la banca va male? Ha troppi debiti? Bene, questi debiti li converto in capitale e i creditori, cioè noi, di fatto diventiamo i prestatori di ultima istanza del sistema (il "fondo di risoluzione" interviene solo dopo che il contributo privato al ripianamento delle perdite ha riguardato al meno l'8% delle passività totali).
Ovviamente, non sono convertiti né le passività interbancarie, né i debiti verso dipendenti, fornitori e Stato (tasse), né le passività garantite tipo covered bonds (art. 49 del Decreto 180). Una precisazione: sono creditori di una banca i possessori di obbligazioni dell'Istituto (subordinate o senior che siano), ma anche coloro che hanno un conto corrente o un conto deposito. Sì, perché - tecnicamente - quando depositiamo i soldi su un conto in realtà li prestiamo alla banca, che si obbliga a rendercene pari quantità. Per ora, anche i depositi fino a 100.000 Euro, ma qualcosa mi fa pensare che, presto, questa cifra perderà qualche zero (intanto, per sicurezza, con una decisione al limite del delirante la Commissione Europea ha bollato come "aiuto di Stato" l'utilizzo del Fondo interbancario di tutela dei depositi, costituito per intero da soldi privati, delle stesse banche: v. qui. Gli eurodementi, bontà loro, mentre permettono ben altro ad altri Paesi, e non necessariamente i più importanti, all'Italia negano tutto (derubricando qualsiasi azione ad "aiuto di Stato": la letterina qui sotto è un esempio, ma si potrebbe ricordare anche il caso-Tercas) e suggeriscono il ricorso al MES, cioè alla Troika. Per chi non lo sapesse, il MES è una nuova Istituzione dell'Unione, con capitale garantito pro quota dai singoli Stati, con piena capacità giuridica, che aiuta gli Stati in difficoltà - leggi: le banche in difficoltà - purché questi rispettino le regole relative al Patto di stabilità e di crescita, cioè in sostanza le prescrizioni di Maastricht, e i Memorandum d’intesa proposti dal MES medesimo. Per ulteriori informazioni, citofonare Grecia).
Come? Vendendo parte delle attività a un cliente privato (art. 40 e ss. del Decreto 180), scorporando le attività buone da rivendere a terzi (mediante costituzione di una bridge bank, artt. 42 e ss. del Decreto 180) rispetto a quelle cattive da liquidare (bad bank), svalutando infine le azioni ed i crediti vantati nei del vecchio Istituto e convertendoli in azioni del nuovo (bail-in: artt. 48 e ss. del Decreto 180). In sostanza: la banca va male? Ha troppi debiti? Bene, questi debiti li converto in capitale e i creditori, cioè noi, di fatto diventiamo i prestatori di ultima istanza del sistema (il "fondo di risoluzione" interviene solo dopo che il contributo privato al ripianamento delle perdite ha riguardato al meno l'8% delle passività totali).
Ovviamente, non sono convertiti né le passività interbancarie, né i debiti verso dipendenti, fornitori e Stato (tasse), né le passività garantite tipo covered bonds (art. 49 del Decreto 180). Una precisazione: sono creditori di una banca i possessori di obbligazioni dell'Istituto (subordinate o senior che siano), ma anche coloro che hanno un conto corrente o un conto deposito. Sì, perché - tecnicamente - quando depositiamo i soldi su un conto in realtà li prestiamo alla banca, che si obbliga a rendercene pari quantità. Per ora, anche i depositi fino a 100.000 Euro, ma qualcosa mi fa pensare che, presto, questa cifra perderà qualche zero (intanto, per sicurezza, con una decisione al limite del delirante la Commissione Europea ha bollato come "aiuto di Stato" l'utilizzo del Fondo interbancario di tutela dei depositi, costituito per intero da soldi privati, delle stesse banche: v. qui. Gli eurodementi, bontà loro, mentre permettono ben altro ad altri Paesi, e non necessariamente i più importanti, all'Italia negano tutto (derubricando qualsiasi azione ad "aiuto di Stato": la letterina qui sotto è un esempio, ma si potrebbe ricordare anche il caso-Tercas) e suggeriscono il ricorso al MES, cioè alla Troika. Per chi non lo sapesse, il MES è una nuova Istituzione dell'Unione, con capitale garantito pro quota dai singoli Stati, con piena capacità giuridica, che aiuta gli Stati in difficoltà - leggi: le banche in difficoltà - purché questi rispettino le regole relative al Patto di stabilità e di crescita, cioè in sostanza le prescrizioni di Maastricht, e i Memorandum d’intesa proposti dal MES medesimo. Per ulteriori informazioni, citofonare Grecia).
Bene. Andiamo avanti. Mi auguro che finora il tutto sia abbastanza chiaro. Comunque ridiciamocelo: tutte le grandi banche europee (escluse le sparkassen) sono sottoposte a un meccanismo di vigilanza prudenziale accentrato, basato sull'implementazione periodica di stress test ad esito dei quali le autorità competenti possono richiedere azioni significative sul capitale delle banche stesse. Laddove queste azioni non possano essere realizzare con successo, invece di procedere alla liquidazione dell'Istituto si procede alla "risoluzione" della situazione di crisi mediante risanamento dello stesso. Detto risanamento avviene, soprattutto, attraverso l'azzeramento del valore delle quote degli azionisti e la trasformazione in capitale dei crediti di obbligazionisti, subordinati e non, e correntisti sopra una certa soglia di garanzia. I singoli Stati, laddove vogliano ridurre i costi sociali di operazioni di questo tipo, devono rivolgersi al MES, cioè far entrare la Troika a casa propria. In altri termini:
CHI VUOLE L'EURO VUOLE IL BAIL-IN, CHI VUOLE IL BAIL-IN VUOLE LA TROIKA, CHI VUOLE LA TROIKA... © Alberto Bagnai.
(Avvertenza: io non sono un'economista. Una tale proposizione, se non è assoluta, al massimo regge una conclusiva, mai un'avversativa, pena il girone dei permeisti. In questo caso, però, mi sento di fare un'eccezione, pubblicando alcuni dati, disaggregati una volta tanto, che mostrano un sistema bancario italiano a mio avviso nel complesso solido ma che - con queste regole, con queste autorità - potrebbe essere facilmente oggetto di un attacco via stress test o via spread sul debito italiano. Ci hanno già provato, mi pare).
Primo. Consideriamo le sofferenze nette di alcune delle principali banche italiane (dati 2014) ed applichiamo il folle tasso di recupero stimato dal "Decreto salva banche" del nostro amico Matteo in relazione agli NPL delle 4 banche coinvolte (17,6%, contro un tasso "normale" del doppio). Come si vede, le perdite potenziali (righe rosse) si attestano fra 1/3 del capitale di prima qualità (quello che, usualmente, si definisce CET1, cioè la riga verde; la riga viola è invece il capitale complessivo, quello che considera anche i subordinati), fino a casi in cui lo stesso si ridurrebbe a poco più del 20% (il grafico di Mps è parzialmente forviante perché non tiene conto dell'aumento di capitale del 2015, voluto proprio dalle Autorità Europee a seguito degli stress test di novembre 2014, ma insomma il senso è quello).
Quanto sarà fatta pesare questa situazione evidentemente molto difficile, da parte dei regolatori, nella determinazione di un eventuale "rischio di dissesto" di questa o quella banca? L'indirizzo tenuto in passato dalla BCE - sempre molto attenta alle sofferenze e assai meno ai rischi da prodotti finanziari complessi, tipo derivati - qualche dubbio lo lascia (per inciso: ricordo che a seguito degli ultimi stress test, come ho accennato, Banca Mps ha dovuto lanciare un significativo aumento di capitale, Deutsche Bank, beata, no).
Penso che, da tutto quello che precede, sia chiaro quanto importante sarebbe, per il sistema italiano, la costituzione di una bad bank di sistema in cui conferire le sofferenze dei principali Gruppi finanziari. Ma, anche in questo caso, la Commissione Europea nicchia. Pubblico qui di seguito, in spregio a qualsiasi norma sul copyright, un grafico della nota velina rosa, che (riportando dati aggregati) fa capire di che massa di soldi stiamo parlando.
Secondo. Gli attivi delle banche hanno, tradizionalmente, quantità importanti di Titoli di Stato, soprattutto italiani. Questa circostanza è peraltro fonte di grossi mal di pancia colà dove si puote e, tra l'altro, espone gli Istituti a qualche problema di bilancio nel caso in cui lo spread sui nostri Titoli subisca nuove, improvvise impennate.
(Chiarisco. Per semplicità, prendiamo il BTP, cioè un titolo a tasso fisso. Quando lo spread rispetto al Bund tedesco sale, lo Stato italiano deve emettere nuovi BTP a tassi più alti, viceversa quando scende. Ovviamente, se i nuovi BTP sono emessi a tassi più alti, i vecchi BTP perdono di valore; se i nuovi BTP sono emessi a tassi inferiori, i vecchi BTP aumento di prezzo. Ammettiamo un rialzo improvviso dello spread: i titoli nei bilanci delle banche perdono valore, creando perdite che - ancorché non realizzate - possono appesantire pesantemente i conti economici).
Qualche numero (di nuovo, del 2014):
Come si vede, il rapporto fra il valore attuale dei Titoli di stato detenuti e il capitale totale delle banche è pari, in media, a 2,5. Tensioni molto forti sul debito sovrano italiano, anche indotte, potrebbero mettere a dura prova la solidità anche dei nostri migliori Istituti.
Terzo. Che la situazione non sia del tutto rosea - anche se non per tutti uguali - lo dimostra anche l'andamento dei CDS sui singoli Istituti che, da un anno a questa parte, resta sostanzialmente stabile (con alcune non secondarie impennate).
(Il CDS è una assicurazione sul rischio di fallimento di una azienda. Dunque, l'aumento del prezzo di un CDS significa, pari pari, l'aumento del rischio di fallimento dell'impresa cui si riferisce).
Questa è la situazione delle banche più grandi. Le medie e piccole, ovviamente, sono anche più vulnerabili. È inutile ricordare, ancora, le 4 recentemente salvate (a che prezzo!) dal nostro idolo Matteo, o il caso di Veneto Banca (sottoposta a vigilanza europea, con annesso pizzino). È inutile anche ricordare i salvataggi - a suon di miliardi pubblici - delle banche nord-europee, prima che le norme sul bail-in entrassero in vigore.
Giova invece sottolineare, ora e sempre, l'incredibile, oscena, indecorosa incompetenza (a pensare bene) delle nostre élites, che non hanno saputo (o voluto) negoziare altro, a Bruxelles, che un'Unione bancaria che - per come è stata concepita - non ci porterà altro che povertà e distruzione del nostro tessuto industriale. L'avete letto Barbagallo? Tanto per rinfrescare la memoria:
"Con i provvedimenti di risoluzione [il Salva-banche] è stata assicurata la continuità operativa delle banche in crisi, sono stati tutelati i risparmi raccolti in forma di depositi, conti correnti e obbligazioni ordinarie, è stata preservata l’occupazione, non sono state impiegate risorse pubbliche. L’avvio della risoluzione ha evitato, nel contempo, il bail-in dei creditori, obbligatorio dal 1° gennaio 2016, e la prospettiva di una liquidazione “atomistica”. Con il bail-in, le nuove norme avrebbero costretto a coinvolgere – oltre alle azioni e ai titoli subordinati – i circa 12 miliardi di euro di massa “non protetta” delle quattro banche, inclusi i 2,4 miliardi di obbligazioni non subordinate. Con la liquidazione “atomistica”, non sarebbe stata assicurata la continuità delle funzioni essenziali delle quattro banche; alle 200.000 piccole imprese affidate si sarebbe dovuto chiedere il rientro immediato, con danni ingentissimi per le economie locali; sarebbero stati tutelati i soli portatori di depositi garantiti, sacrificando i crediti di un milione di risparmiatori e i posti di quasi seimila lavoratori, con una devastante distruzione di valore".In questo quadro, prendersela con il Ministro Boschi è assurdo.
(lo dice, bene, anche Riccardo Ruggeri
La Boschi è una farfallina che vola sul mondezzaio catto-comunista d'antan. Parlano inglese ma sono quelli di sempre https://t.co/fKx1mElGJg
— Riccardo Ruggeri (@editoreruggeri) 22 Dicembre 2015
su ItaliaOggi del 22 dicembre).È colpa sua, se siamo finiti dentro questo sistema assurdo, che ci strangola? E poi, è proprio l'unica in conflitto di interessi? Sono io visionario, oppure è effettivamente più delicata la posizione di altri Ministri, tipo Poletti, o Guidi (Ducati Energia, Aspen, Confindustria, Sviluppo Economico)?
Il che ci porta - non vorrei parlare di politica, ma mi ci tirate proprio dentro - al ruolo del M5s, il quale propone alla Camera una mozione di sfiducia alla suddetta Boschi, prendendo addirittura tre piccioni con la medesima fava (lascio a voi immaginare chi sia, la fava sullodata): (1) la Boschi si auto-assolve in Parlamento e esce dalla vicenda rafforzata senza aver realmente rischiato alcunché; (2) è tutta colpa della casta, della cricca, del familismo amorale, al massimo degli impiegati infedeli o degli investitori avidi, non certo dell'Euro e del folle sistema sopra raccontato, che anzi resta nascosto come dietro a tre veli (copyright, ancora una volta, Bagnai); (3) tutto il polverone fa passare in secondo piano lo scandaloso accordo con il PD sui giudici costituzionali, tre pasdaran - ne riparleremo - della flessibilità nel lavoro e del pareggio di bilancio.
Gatekeeping.
http://www.i-siena.it/siena/mps-intervista-a-maurizio-montigiani/7698
RispondiEliminaOttimo. A proposito di interviste, aggiungo il link di Claudio Borghi che espone gli stessi concetti del disegnino qui sopra: http://www.dailymotion.com/video/x3mdv3j_claudio-borghi-aquilini-a-rpl-banche-mps-14-01-2016_news
Elimina