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mercoledì 26 aprile 2017

Profumo e Viola adelante (a juicio)

Qualche giorno fa, l'ex presidente e l'ex amministratore delegato di Montepaschi, Profumo e Viola, sono stati rinviati a giudizio dal GUP di Milano - nonostante l'avverso parere del PM - in relazione alle note vicende relative alla contabilizzazione, nei bilanci dell'Istituto senese, delle operazioni "Santorini" (con Deutsche Bank) e "Alexandria" (con Nomura).
Sebbene entrambe le operazioni siano ormai state chiuse in via transattiva, e dunque qualsiasi riconsiderazione del loro trattamento contabile non possa avere alcun impatto sui conti economici futuri di Bmps, si tratta comunque di una decisione molto importante, sia dal punto di vista processuale, sia da quello volto a una riconsiderazione a mente fredda delle dinamiche che hanno portato alla catastrofe la banca più antica del mondo.

Primo. La vicenda mostra, platealmente, come la normativa internazionale (a partire dagli standard per la redazione dei bilanci) sia stata costruita in modo da permettere operazioni finanziarie oggettivamente opache, che annacquano le perdite nei conti economici delle banche e delle imprese, e che hanno un tale grado di complessità da creare ancora dubbi, a quasi dieci anni di distanza, in merito alla loro corretta contabilizzazione.
Questo dato non è un errore, come tale emendabile. Questo è il portato specifico di quella internazionalizzazione e deregolamentazione che va sotto il nome di "globalizzazione". Questa opacità "è" la globalizzazione.
Dunque, in questo caso come in mille altri (soprattutto nel mondo del lavoro, ma anche in quello fiscale: la disciplina delle DTA è un classico), non si tratta di prendere atto che il mondo è cambiato, o che non ci sono alternative, o che oggi c'è la Cina (il cui impero commercia da sempre con l'occidente, ma si sa che i liberisti non studiano storia), bensì di rendersi conto che basterebbero due righe di codice civile per rendere tutto questo pacificamente illegale. E invece, com'è normale in un modo che va alla rovescia, quando quelle righe ci sono (qui e qui), assistiamo a carpiati con avvitamento giuridici (dei giudici, o del legislatore) per rendere lecito ciò che lecito non è, o non dovrebbe essere (oppure per far finta di ignorare istituti o principi consolidati, come il contratto simulato, il contratto in frode alla legge, la causa illecita).
Non è cambiato il mondo. Sono cambiate le leggi. E le leggi sono cambiate, come da sempre avviene, al fine di tutelare gli interessi delle classi tempo per tempo dominanti. Oggi, le élites finanziarie: non a caso, gli inventori di queste oscene strutture finanziarie sono lautamente pagati dai loro datori di lavoro, e trovano anche un certo vanto a propalare ciò che fanno.

Secondo. Se vi sono insigni professori che si accapigliano sulla corretta contabilizzazione di queste operazioni e dunque, in ultima analisi, sui "veri" risultati di Bmps, si comprende la serietà di chi ritiene che i risparmiatori possano, con qualche ora di "educazione finanziaria" (?), evitare di incorrere nei rischi che comporta investire in strumenti finanziari.
Della questione ho già parlato, per cui non mi ci soffermo oltre, se non per sottolineare nuovamente la conclamata malafede di chi propugna certe idee a dir poco campate per aria.
E, da altro punto di vista, se i risultati delle banche sono così aleatori ed i bilanci così opachi, quale giustificazione razionale può avere la disciplina del bail-in, soprattutto nel momento in cui può comportare il coinvolgimento dei depositi della clientela retail?
Sul tema, di recente, si è svegliato addirittura Patuelli, il quale - dopo lunghe pensate con i vertici dell'ABI e di Federcasse - ha riscoperto, e con grande soddisfazione, l'acqua calda, cioè le magagne della BRRD. Le questioni sono sempre le solite: rafforzamento della garanzia sui depositi attraverso i fondi interbancari (con conseguente modifica, per via legislativa, dell'interpretazione restrittiva a suo tempo imposta dalla Commissione Europea allo Stato italiano), armonizzazione dei metodi di individuazione e calcolo delle passività che possono essere oggetto di bail-in (c.d. MREL e TLAC, sulla cui armonizzazione vi è ampio dibattito a livello UE), previsione di disposizioni transitorie che attenuino gli effetti della Direttiva sulle obbligazioni emesse prima del 2016.
Poi, ovviamente, le soluzioni proposte sono peggiori del male, perché il giusto interesse per la salvaguardia della stabilità finanziaria delle banche (che, in Italia, fanno da sempre provvista piazzando ingenti quantità di obbligazioni alla propria clientela) non può andare a detrimento della tutela, costituzionalmente garantita, dei risparmiatori. Di cosa si lamenta l'ex vice presidente di Mussari? In sostanza, Patuelli attacca la decisione del legislatore italiano di equiparare (fino a fine 2018) le obbligazioni senior ed i depositi corporateDio non voglia che una banca italiana sia oggetto di risoluzione, visto che, sempre secondo Patuelli, le cose non possono andare meglio (e, d'altra parte, se sono banche solvibili anche le venete, non si vede proprio quale disgraziata azienda possa fallire), ma se per pura ipotesi accadesse, quale criterio permetterebbe di stabilire se assoggettare a bail-in prima i depositi o prima le obbligazioni senior? Ecco il colpo di genio (che poi tanto colpo di genio non è, visto che una cosa simile è già stata sperimentata in Francia e pare che anche la Commissione ritenga di andare nella medesima direzione): bisogna creare una nuova categoria di titoli, sovraordinata rispetto agli attuali titoli Tier 2, ma subordinata rispetto agli attuali senior. Questi titoli rientrerebbero nel MREL, mentre i senior veri e propri no. Tutto bene, dunque? Sì, fin quando questi strani titoli non saranno proposti al pensionato che si reca, ignaro, presso il proprio consulente. Il quale, peraltro, avrà le spalle ben coperte da una lenzuolata di firme sugli aberranti documenti Mifid.

Terzo. L'operazione Santorini è del 2009. L'operazione Alexandria è del 2010. Deutsche Bank vende massicciamente Titoli di Stato italiano, innescando - o aiutando a innescare - la crisi dello spread, nell'estate del 2011.  Uno qualche domanda se la pone.

Si potrebbe continuare (ad esempio chiedendosi quanto sono diversi i derivati di Mussari & Vigni per imbellettare il Monte e quelli di Ciampi & Draghi per fare il botox all'Italia), ma per ora mi sembra abbastanza così.

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Per le persone psichicamente equilibrate, il post finisce qui (al massimo, chi è curioso di cosa siano queste due fantomatiche operazioni con Deutsche Bank e con Nomura, può dare un'occhiata qui). Per i passionisti della ragioneria creativa, invece, segue dimostrazione di quanto sopra.
Prendo ad esempio l'operazione con Nomura perché è quella su cui si è creato lo scontro più clamoroso, quello fra gli stessi dirigenti di Bmps, oggi a giudizio, e la Consob.

Secondo quanto indicato dalla stessa Bmps, l'operazione è scomponibile in varie parti.
In primo luogo, Bmps acquista 3 miliardi di BTP al 2034 attraverso una c.d. asset swap transaction (acquisti a termine di BTP collegati a swap sui tassi di interesse, per effetto dei quali la banca si impegnava a pagare la cedola fissa dei BTP in cambio di un interesse variabile) e, contestualmente, gli stessi BTP - che restano però in bilancio a Mps, nella categoria AFS (valutazione al fair value ma impatto direttamente a patrimonio netto) - sono ceduti a pronti (con obbligo di riacquisto poco prima della scadenza: dunque, con esposizione tra i debiti di Mps) a Nomura, che mette in piedi uno swap opposto a quello sopra descritto per Bmps, ma con un tasso variabile leggermente inferiore.
In sostanza, ci sono tre miliardi di Titoli di Stato italiani non proprio acquistati da Montepaschi (le cui eventuali perdite non transitano a conto economico, come detto) e non proprio ceduti a Nomura, in relazione ai quali Mps percepisce un piccolo interesse: i derivati che trasformano i tassi fissi delle cedole in variabili sono considerati di copertura dei BTP, e dunque valutati in modo speculare ai BTP medesimi, mentre il repo esposto tra i debiti nel passivo è iscritto al costo ammortizzato (in realtà, l'iscrizione iniziale avrebbe dovuto essere fatta al fair value: tale errore - e solo tale errore, per il quale comunque il dynamic duo Mussari & Vigni sono sotto processo - è stato oggetto del restatement nel bilancio al 31/12/2012, voluto proprio da Viola e Profumo dopo il "ritrovamento" assai casuale del mandate agreement tra Bmps e Nomura).
Ma non finisce qui. Il contratto prevede infatti che analoghi BTP possano tornare (di nuovo) a Mps in relazione a una c.d. repo facility concessa a Nomura la quale, sempre per un piccolo interesse, può consegnare titoli a Bmps in cambio di una linea di credito fino a 3 miliardi di Euro. La clausola è assai peculiare, per due ordini di ragioni. Primo: considerando che Nomura non ha certo bisogno di finanziarsi presso Montepaschi, è chiaro che si tratta di una garanzia spuria (in sostanza, una marginazione) prestata da Bmps a Nomura in relazione alla perdita di valore dei Titoli di Stato italiani. Secondo: è interessante che Nomura possa consegnare titoli diversi dai BTP 2034 (in effetti, consegnerà BTP al 2033 e al 2040). A completare il quadro, la clausola per cui, in caso di default della Repubblica Italiana, Nomura potrà consegnare a Montepaschi, anche in questo caso, non questi fantomatici BTP al 2034, bensì altri titoli, del medesimo emittente, ma diversi da quelli oggetto del contratto di repo.
Come detto, Viola e Profumo hanno riconosciuto l'errore di iscrizione del repo. Ma hanno continuato a sostenere la correttezza della contabilizzazione delle varie "gambe" in modo autonomo e non come parti di un'unica operazione, cioè - come si dice - soltanto "a saldi aperti" e non "a saldi chiusi". Secondo la Banca, infatti, "la finalità economica dell’operazione... era volta non all'assunzione di un mero rischio di credito nei confronti della Repubblica Italiana, ma all'assunzione di una posizione in titoli di Stato". Infatti, per il Comitato Interpretativo dei Principi IFRS, "ciò che rileva al fine di valutare la corretta modalità di contabilizzazione delle operazioni di structured repo è la corretta rappresentazione dell’effettivo substantive business purpose".
Di contro, dopo il ritrovamento del mandate agreement e dopo l'analisi della documentazione probatoria della procura di Milano, Consob cambia opinione. La delibera n. 19459 dell’11 dicembre 2015 dichiara così "non conformi" il bilancio 2014 e la semestrale 2015, in quanto in contrasto con quanto previsto dai Principi internazionali applicabili a Mps, e cioè gli IAS 1, IAS 34 e IAS 39 (sui principi IAS e IFRS, v. qui). Tale metodo, secondo Consob, sarebbe stato infatti precluso dalla "reale volontà negoziale delle parti" al momento della sottoscrizione dei contratti.
Su cosa si basa Consob?
Per l'Autorità, né Nomura né tanto meno Montepaschi hanno mai avuto la disponibilità dei BTP al 2034, che invece avrebbero avuto l'unico scopo di rappresentare il sottostante (fittizio) di una operazione in derivati. Ma se è così, evidentemente il business purpose di Bmps, nel montare tutta l'operazione, non poteva certo essere quella di sostituire la propria esposizione su titoli tossici con una esposizione su Titoli di Stato italiani. Invero, le parti si erano accordate al fine di costruire uno "scambio di flussi che replicasse il pay-off di un derivato creditizio sulla Repubblica Italiana", cioè di un CDS (cioè di un  credit default swap, derivato con funzione assicurativa, di "protezione" di un soggetto rispetto all'evento di default di una controparte).
Ora, si dà il caso che il mark-to-market negativo di un derivato debba essere portato per intero a conto economico, senza poter "spalmare" le perdite sui vari esercizi (dal 2010 al 2034), così che - laddove l'operazione "Alexandria" debba essere effettivamente contabilizzata "a saldi chiusi" - tutti i bilanci, dal 2010 al 2015, di Mps, sono in buona sostanza tutti significativamente falsati (in alcuni casi anche per difetto, addirittura di più di 700 milioni di Euro nel 2015, sebbene nel cumulato si stima circa 150 milioni di Euro di perdite non esposti nei vari documenti contabili). Si dà, inoltre, anche il caso, che questo mark-to-market sia calcolato con criteri valutativi che possono portare anche a conclusioni piuttosto differenti anche valutatori esperti (il che, per incidens, evidenzia come nell'espressione fair value l'aggettivo utilizzato non sia propriamente quello più perspicuo).
Nel frattempo, ci sono stati tre aumenti di capitale, che hanno rovinato molti piccoli risparmiatori, e non solo loro. Certo Bmps, "a far data dalla pubblicazione del bilancio consolidato e d’esercizio chiuso il 31 dicembre 2012, ha comunicato, con la pubblicazione di appositi pro-forma inseriti nei bilanci d’esercizio e consolidato e nelle relazioni infra-annuali, gli effetti della contabilizzazione a saldi chiusi dell’operazione Alexandria sulla situazione patrimoniale, sul conto economico nonché sul patrimonio netto di Bmps", ma questa - più che una scusa - pare piuttosto una mezza assunzione di colpa (che certo non libera la Banca delle sue responsabilità verso gli azionisti).

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