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giovedì 30 giugno 2016

La buttiamo sempre in vacca (le Banche, Matteo, la Germania)

Fino a un paio di giorni fa, ero indeciso se Matteo ci fosse o ci facesse. Sì, lo so, il quesito è ozioso: dai frutti si riconosce l'albero, e il movente psicologico è alla fine ininfluente.
Però, sotto sotto, un po' di curiosità rimaneva.
Bene, ora me la sono tolta. C'è, assolutamente.
Il fondo Atlant(id)e, come si sa, è servito soltanto a tamponare gli aumenti di capitale (rimasti quasi del tutto inoptati) della Popolare di Vicenza e di Veneto Banca. In mancanza, infatti, le azioni sarebbero state sottoscritte dai due istituti garanti (Unicredit e Intesa tramite Banca IMI) che, a loro volta, avrebbero dovuto lanciare sanguinose ricapitalizzazioni.
Non risolve il problema delle sofferenze bancarie che - anche questa non è una novità - non soltanto sono oggettivamente troppe, ma anzi: (i) sono ormai valutate (grazie alle mosse intelligentissime del nostro governo e della BCE) molto al di sotto del loro valore di carico (i valori di borsa di Mps scontano proprio queste perdite... diciamo così... potenziali); (ii) richiedono (grazie alle letterine dementi della sullodata Banca Centrale Europea) tassi di copertura elevatissimi (cosa che fa ritenere più che probabile un aumento di capitale per UBI).
Ecco allora l'ideona di Matteo (o, per meglio dire, di qualche suo collaboratore che sa di diritto). Devesi infatti sapere che, ai sensi dell'art. 107 del TFUE (Trattato di Lisbona), "possono considerarsi compatibili con il mercato interno: ... b) gli aiuti destinati... a porre rimedio a un grave turbamento dell'economia di uno Stato membro". E se non è un grave turbamento degli Stati membri dell'UE la Brexit, che cosa dovrebbe succedere per attivare la clausola?
In quest'ottica ancora andava, per esempio, anche l'intelligente post di Paolo Cardenà di ieri. Secondo Dagospia, di solito ben informata, un via libera informale in questa direzione sarebbe stato dato al decerebrato che ci comanda addirittura dalla Merkel.
Poi però, è successo l'impensabile.
Anche in questo caso, le ricostruzioni sono le più varie. Il fatto però è uno solo: l'idea ufficiosa di ricapitalizzazione pubblica delle banche finisce pari pari sui giornali di tutto il mondo.
(Oltre a leggere l'articolo ascoltate quello che dice la giornalista. Sono cose risapute, ma sentirsele dire così francamente fa impressione).
Tranquilli, non serve l'oculista. Si parla davvero di 40 miliardi di Euro (poi non è chiaro se avrebbero dovuto essere usati tutti per ricapitalizzare gli istituti - a proposito, leggo oggi di un possibile aumento di capitale da 10 miliardi per Unicredit - oppure una parte avrebbe potuto essere utilizzata soltanto come garanzia per l'acquisto di tranche junior di cartolarizzazione di NPL).
L'indiscrezione (che secondo l'articolo pubblicato su Dagospia sarebbe stata fatta filtrare da Padoan, incerto come al solito dell'effettiva capacità di Renzi di comprendere qualsiasi essere senziente parlante una qualsivoglia lingua straniera) ha prodotto due effetti.
La prima: gli operatori finanziari (cioè quelli che di solito alla televisione chiamano, impersonalmente, i mercati) si sono persuasi che il sistema bancario italiano abbia bisogno di una importantissima iniezione di capitali freschi. Se lo dice un governo,che di solito minimizza, sarà sicuramente vero.
La seconda: la Cancelliera tedesca, che sia vero o meno l'accordo informale strappato da Renzi, ha dovuto fare una frettolosa marcia indietro, sia per non indispettire l'ala più dura del proprio partito, sia per evitare che la Brexit si trasformasse in una specie di "liberi tutti" tale da rimettere in discussione il sistema giuridico dell'Unione.
(Come dite? La Brexit ha già rimesso in discussione l'Unione nelle sue stesse fondamenta? Sì,ma lei ancora non lo sa).
Eccola qui...
Siccome il Cazzone non soltanto chiacchiera troppo, ma è anche un po' vigliacchetto, presa la musata si è subito allineato, come quando dai una bottarella sul muso al cane, e quello lì che scodinzola lo stesso, e sta a cuccia.
Ci hanno creduto tutti.
Banca Monte dei Paschi di Siena, perdita da inizio anno pari al 77,8%.
Intesa Sanpaolo, perdita da inizio anno pari al 44,8%.
Unicredit Group, perdita da inizio anno pari al 61,1% (auguri a Mustier).
UBI, perdita da inizio anno pari al 60,2%.
La situazione, tuttavia, è gravissima, e rischia di portare il panico non solo in Italia, ma anche nel resto d'Europa. Dunque, indipendentemente dalle schermaglie politiche, i tecnici del ministero dell'economia rilanciano.
Ovviamente, la mosca tira il calcio che può.
Ecco allora che l'iniezione diretta di denaro nelle banche da parte del Tesoro diviene una extrema ratio rispetto alla ricapitalizzazione di Atlante, o alla creazione di un Atlante 2.


Tuttavia, chi ci possa mettere i soldi, resta un mistero.
E, come giustamente osserva anche Cardenà, se Atlant(id)e non funziona e lo Stato non risana direttamente gli istituti, a porre fine alle sofferenze (in tutti i sensi) del nostro sistema creditizio non può che essere il MES, che è il nome simpatico della Troika (o, nella versione sognata da Schäuble, della Troika meno il Fondo Monetario).

Fosse finita qui, la vedrei veramente ma veramente brutta (perché tutto quello che precede mostra come il settore finanziario italiano sia veramente alla canna del gas). Però, oltre a questo, c'è anche qualcos'altro. Di difficile interpretazione, per ora.
Ecco un interessante articolo del Wall Street Journal: "secondo quanto affermato da un portavoce della Commissione europea, domenica la citata Commissione ha autorizzato l'Italia a usare garanzie governative per creare un programma precauzionale di sostegno alla liquidità delle proprie banche. Il portavoce ha aggiungo che il programma è stato approvato nel quadro delle norme sugli Aiuti di Stato in caso di crisi straordinarie. Il programma di supporto alla liquidità ha un'ampiezza di 150 miliardi di Euro..., ha termine alla fine dell'anno e può essere utilizzato soltanto da banche solventi...
Non vi è alcuna aspettativa che sorga la necessità di utilizzare questo schema, ha anche detto il portavoce. La decisione... sembra essere una prima indicazione del fatto che i governi hanno deciso di muoversi per puntellare le loro banche sulla scia delle turbolenze dei mercati dopo il referendum sulla Brexit... Il voto della Gran Bretagna... ha scatenato un forte sell-off sui titoli bancari, seguito da un'intensa volatilità durante tutta la settimana. Questo ha esacerbato i problemi già esistenti nel settore bancario italiano. Le banche italiane hanno perso più della metà del loro capitalizzazione di mercato da inizio anno, sulla scorta della preoccupazione degli investitori rispetto alla enorme loro esposizione ai crediti inesigibili... Alcune banche italiane hanno visto le loro azioni scendono di circa il 75%. Una fonte vicina al governo italiano ha detto che il gabinetto del primo ministro Matteo Renzi spera che questo schema di sostegno alla liquidità funzioni da back-stop per contenere il panico degli investitori... L'altra gamba di un piano di intervento considerato dal governo è un apporto diretto di capitale... che potrebbe raggiungere 40 miliardi di Euro..., onde aiutare istituti di credito italiani che quotidianamente lottano contro 360 miliardi di Euro di crediti inesigibili [e per forza: la deflazione imposta dalla UE ha distrutto il tessuto produttivo italiano, le aziende saltano e non restituiscono i finanziamenti], una cronica scarsa redditività a causa di tassi di interesse ai minimi storici [chissà come mai?, che c'entrino qualcosa le politiche della BCE?], riserve di capitale molto sottili e costi elevati".
Che vuol dire?
Secondo alcuni, ottimisti di natura, si tratta addirittura di una garanzia statale da utilizzare in caso di aumenti di capitale, ma la maggior parte degli osservatori ci legge soltanto una linea di liquidità da fornire alle banche italiane solvibili (presumibilmente mediante collateralizzazione presso la BCE di obbligazioni garantite dal Tesoro) in caso di corsa al ritiro dei depositi da parte dei correntisti (c.d. bank-run).
Tanto rumore per (quasi) nulla?
C'è chi, giustamente, dice di aspettare di leggere le carte "vere". Ed ha ragione.
Però io qualcosa mi sento di dirla.

1) In sé, poiché non pare trattarsi di risorse volte alla ricapitalizzazione degli istituti, né di un'ulteriore forma di garanzia per l'alienazione di sofferenze, direi che si tratta semplicemente di un numero roboante, ma con scarso impatto pratico al momento sulla situazione del sistema del credito in Italia. Ove, invece, l'avesse, vorrebbe dire che le banche "sane" hanno problemi significativi di liquidità; che, in altri termini, si è diffuso il panico. Era meglio se, dopo aver aspettato quasi una settimana, l'annuncio della misura non lo davano per niente: così ha già fatto pensare a più di un analista che la situazione sia talmente grave da far ritenere che, entro pochi mesi, le banche italiane non riescano più a fare funding.

2) L'articolo del WSJ è piuttosto confuso nel suo ultimo paragrafo. Vuole infatti significare che, nelle intenzioni del governo italiano, questa garanzia si dovrebbe accompagnare ad un intervento diretto nel capitale delle banche per 40 miliardi di Euro, oppure che il nostro governo ha effettivamente proposto anche questa misura alla Commissione? E se quest'ultima interpretazione fosse corretta, qual è la posizione della Commissione stessa? Questo sì che sarebbe un intervento davvero importante, che potrebbe ridurre di molto i problemi di questi mesi (per risolverli, basterebbe abrogare la Direttiva BRRD, ma lasciamo perdere); tuttavia, il nein tedesco sulla questione, probabilmente per tutti i motivi detti sopra, non fa sperare granché.

3) Ove lo Stato non entrasse direttamente nel capitale delle banche, queste ultime - ancorché garantite dal punto di vista della liquidità dai sullodati 150 miliardi di Euro - in caso di mancato rispetto degli stress test della BCE quali strumenti potrebbero utilizzare? Considerando improponibili aumenti di capitale a raffica, ritenendo Atlante sostanzialmente inutile, bisognerebbe davvero rivolgersi al MES? Se ne è già parlato nelle sedi competenti?

La Troika, insomma, si avvicina o si allontana?
A questo punto, per come la vedo io, se arriverà oppure no dipenderà soprattutto da quale linea risulterà vincente tra le élites tedesche. Se quella moderata (sposata dalla Merkel?) oppure quella più intransigente (di Schäuble, presumo, ma anche, almeno a parole, di Juncker).
Io credo - per una volta sono ottimista - che almeno in prima battuta prevarrà la prima.
C'è o non c'è da salvare Deutsche Bank?
'Sti tedeschi...

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