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mercoledì 1 giugno 2016

#Bastaunsì per eliminare la democrazia (2 giugno)

L'altro giorno, i solerti funzionari del PD versione gazebo (di cui trovate qui accanto foto e mail... per così dire fondativa: chi ha tempo, voglia ed occhi buoni legga anche il testo, meraviglioso, allegato in calce) mi hanno rivogato l'apposito volantino - ma loro, che sono fichissimi, lo chiamano leaflet - in cui senatori e deputati democratici mi spiegano, in quattro parole quattro, perché a ottobre dovrei sodomizzarmi da solo e votare sì al referendum costituzionale confermativo.
Io, come qualsiasi documento che proviene dal PD, l'ho preso molto sul serio. L'ho letto e meditato, e ho concluso che una riforma della Costituzione come quella prospettata è davvero auspicabile. Peccato, però, che non abbia proprio nulla a che fare con quella disegnata da Meb (e votata, bontà loro, dai parlamentari italiani), che poi - d'altronde - è l'unica riforma su cui vale davvero la pena riflettere.
In sintesi, secondo questi scienziati, "basta un sì" affinché: (1) dicendo addio al bicameralismo perfetto (loro scrivono paritario, vabbè), si abbia una "Italia più semplice"; (2) togliendo le indennità ai senatori, abolendo il CNEL e togliendo dalla Costituzione le province, si crei una "Italia più sobria" (ce n'è bisogno: a leggere il nuovo testo costituzionale, si ha il sospetto che l'alcool scorra a fiumi, effettivamente); (3) si abbia una "Italia più stabile", cioè - in soldoni - un governo più stabile; (4) togliendo poteri alle "regioni inefficienti", sia abbia addirittura una "Italia più giusta" (e 'sti cazzi!).
Bravi. Quattro boiate in un foglio solo. Il record è vostro. Analizziamo quello che hanno scritto, un pezzettino alla volta, in modo da permettere a chiunque di farsi una idea precisa. In questo post, cominciamo dal principio.

Uno: la semplificazione.


Sembra di capire che la riduzione delle attribuzioni del Senato e il connesso superamento del sistema del bicameralismo perfetto sia una esigenza derivante dal continuo ping pong fra le due Camere, in una corsa a modifiche sempre diverse che moltiplicano all'infinito le letture.
Certo che, se le cose stessero davvero così, sarebbe un bel problema.
Ma, ovviamente, le cose non stanno proprio così. Sopra, tante chiacchiere; qui accanto, qualche numero messo insieme dal buon Fabio Dragoni (sì, proprio l'inventore del noto grido di battaglia: "o batti moneta o batti il marciapiede"). Come al solito, purtroppo per il PD, i fatti battono le opinioni tre a zero: più del 95% delle leggi dell'ultimo decennio sono state approvate in due (o al massimo, ma residualmente, in tre) letture. Che, secondo il calcolo del Fatto Quotidiano (v. sotto), corrispondono a circa 116 giorni, che è come dire meno di quattro mesi.
Certo, solo il "sì" a scatola chiusa della Camera è più rapido (sebbene, quando si è fatto finta che ci fosse bisogno, le leggi si sono fatte nello spazio di un mattino), ma certamente non rappresentano un ostacolo alla possibilità di legiferare presto e bene.

Vabbè, direte voi, ma è proprio il sistema disegnato dalla Carta attuale ad essere farraginoso. Laggente non capiscono perché debbano esistere due Camere, praticamente uguali, con gli stessi compiti, che approvano le stesse leggi.
One nation one station, come dice la pubblicità (du' gust' is megl' ke one, rispondo i bolscevichi e i gelatai).
Chissà quanto sono complicate le disposizioni costituzionali che regolano questo continuo palleggiarsi di progetti e disegni di legge. La Legge suprema di uno Stato deve, per quanto possibile, essere compresa da tutti!
Sono assolutamente d'accordo. Una Costituzione deve essere chiara e comprensibile. Proprio per questo, soprattutto per questo, è assolutamente necessario votare no. Guardate qui sotto: è il confronto fra il vecchio art. 70 e il nuovo art. 77. Dove stia la chiarezza, non c'è bisogno di dirlo.


La funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due camere. Troppo banale! Meglio dire che "la funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere per le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali, e soltanto per le leggi di attuazione delle disposizioni costituzionali concernenti la tutela delle minoranze linguistiche, i referendum popolari, le altre forme di consultazione di cui all'articolo 71, per le leggi che determinano l'ordinamento, la legislazione elettorale, gli organi di governo, le funzioni fondamentali dei Comuni e delle Città metropolitane e le disposizioni di principio sulle forme associative dei Comuni, per la legge che stabilisce le norme generali, le forme e i termini della partecipazione dell'Italia alla formazione e all'attuazione della normativa e delle politiche dell'Unione europea, per quella che determina i casi di ineleggibilità e di incompatibilità con l'ufficio di senatore di cui all'articolo 65, primo comma, e per le leggi di cui agli articoli 57, sesto comma, 80, secondo periodo, 114, terzo comma, 116, terzo comma, 117, quinto e nono comma, 119, sesto comma, 120, secondo comma, 122, primo comma, e 132, secondo comma". Ora sì che l'Italia riparte. Dritta verso il muro.

Un altro paio di considerazioni.
Questa lenzuolata, per dirla con lo smacchiatore di giaguari, prevede diversi iter di approvazione delle leggi. Alcune devono essere approvate secondo il principio bicamerale perfetto (art. 70, c. 1: quello estremamente chiaro che ho copiato qui sopra). Ci sono le leggi approvate soltanto dalla Camera (art. 70, c. 2). Ci sono le leggi in cui il Senato può introdurre modifiche che possono però essere disattese a maggioranza assoluta dalla Camera (art. 70, c. 4). Ci sono le leggi in cui il Senato, semplicemente, ha diritti consultivi (art. 70, c. 3).
Si potrebbe continuare, perché i procedimenti diversi sono press'a poco una decina. Questa è, per Matteo, l'Italia più semplice.
Non solo: se lo richiedono 34 senatori, tutte le leggi - una volta approvate dalla Camera - devono essere discusse e approvate, ovvero emendate, anche dal Senato, salvo il diritto della Camera di respingere a maggioranza assoluta tali emendamenti. Dunque, anche dopo la riforma, nella pratica, le letture sono due.
Ma se le cose stanno così, tutta questa maggiore semplicità dove sta?

Sta nel fatto che la fiducia al governo la vota soltanto la Camera, che comunque la Camera ha l'ultima parola sulla maggior parte delle leggi (indipendentemente dalla volontà del Senato), che il governo ha una "corsia preferenziale" per i propri disegni di legge. Considerando che l'Italicum assegna la maggioranza assoluta della Camera al partito - il partito! - che vince il ballottaggio, e considerando che le liste del partito le fa il segretario (che, nel caso di Matteo, è anche il presidente del consiglio), si capisce facilmente che il Parlamento viene ad essere svuotato di qualsiasi potere effettivo, per ridursi a mero strumento notarile di ratifica di decisioni prese altrove.

Un po' come il Senato al tempo di Augusto.
Renzi però non è Augusto.
Mi sembra chiaro anche il perché il nostro volantino prometta meno decreti legge. Di fatto, le leggi ordinarie diventano decreti legge. Come nel Jobs Act: ci sono più contratti a tempo indeterminato perché non esistono più (veri) contratti a tempo indeterminato.
Così, finisce la democrazia.
Ma non basta.
Non basta.
Se ci fate caso, i così detti osservatori (che sono ciechi come Tiresia, ma ci indovinano molto meno) ci informano che il futuro Senato sarà composto di 100 membri - 74 consiglieri regionali, 21 sindaci e 5 componenti di nomina del Presidente della Repubblica - ma non ci dicono mai come saranno scelti. Il motivo di questa omissione è semplice. Perché ancora non si sa.
Traduco: al momento in cui voteremo il nuovo Senato, non avremo neanche la più pallida idea di come saranno scelti coloro che lo formeranno.
Anche questo, ottimo esempio di democrazia, trasparenza, semplicità.

Oggi è il 2 giugno. La Festa della Repubblica Italiana.
Che non passi, di nuovo, invano.

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