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giovedì 16 giugno 2016

Ancora Atlant(id)e. Ma non dovevamo vederci più?

E dunque Atlante sottoscrive 900 milioncini in nuove azioni di Veneto Banca (su un aumento complessivo di un miliardo), che si aggiungono al miliardo e mezzo buttato nella Popolare di Vicenza. Metà abbondante della dotazione del fondo se ne è andata, non si è risolto nulla, però quanto meno Unicredit non ha dovuto lanciare un sanguinoso aumento di capitale e Intesa ha salvato il proprio ricco dividendo.
Dopo sei mesi di convulsioni, il risultato è veramente confortante. Le quattro banche "salvate" a dicembre non si vendono neanche gratis, mentre i risparmiatori - truffati prima agli sportelli, poi dal governo - è grassa se rivedono una parte del loro investimento. Le venete sono puntellate fino al prossimo bilancio, poi - temo (ma non solo io, visti i risultati degli aumenti) - si dovranno prendere decisioni un po' più drastiche.
Un po' come nel gioco dell'oca, siamo di nuovo al punto di partenza. Il macigno delle sofferenze è sempre lì, intatto. O non era proprio l'acquisto di NPL il fine principale di Atlante? Purtroppissimo, con 2 miliardi scarsi - anche a immaginare una leva di otto o dieci volte, con l'aiuto di GACS - si sta sempre sotto i 20 miliardi di sofferenze lorde, il 10% del totale.
Ecco perché, con smagliante applicazione del "mito dell'insufficienza" già si sproloquia di un "Atlante 2". Secondo il Corrierone, infatti, Matteo starebbe facendo un serrato pressing su 15 casse di previdenza (di medici, notai, giornalisti, avvocati, ragionieri e commercialisti, ingegneri e architetti) perché investano nel sullodato carrozzone, il quale poi - dopo aver speso male i primi soldi ricevuti - spenderebbe peggio i successivi, comprando appunto i crediti deteriorati. Quanto non si è capito. C'è chi dice un miliardo, chi dice quattro. Forchetta da exit poll.
Quello che è sicuro, è che la trattativa la porta avanti Tommaso Nannicini, il che ci fa sentire in una botte di ferro (un po' come Attilio Regolo). Nannicini, per chi non lo conosce bene, è quello dei bins gialli e azzurri: non a caso è detto Mr. Bins. Per di più, è anche sottosegretario all'economia.
Nonostante cotale personaggio, pare che le casse abbiano opposto qualche piccola resistenza.
In particolare, tre sarebbero i punti controversi: (i) le casse sono, in buona sostanza, soggetti pubblici, i quali dunque, per varie ragioni, non dovrebbero partecipare a un fondo privato (sì, vabbè...) come è o dovrebbe essere Atlante; (ii) le casse di previdenza, come i fondi pensione, dovrebbero avere un approccio agli investimenti per definizione particolarmente cauto, e comprare vagonate di crediti marci dalle banche italiane proprio tanto cauto non appare; (iii) ma soprattutto, soprattutto, le casse - laddove intervenissero - vorrebbero loro dare un valore agli NPL, e non prendere per buone "a scatola chiusa", le valutazioni di Atlante. Col che, l'intervento del fondo diverrebbe inutile.

A questi problemi, non secondari, si aggiunge un punto ulteriore, a mio avviso piuttosto dirimente: ma voi, voi vorreste che vi gestisce i soldi con cui dovreste, un giorno, andare in pensione, decidesse di buttarli nel cesso per comprare crediti marci di questa o quella banca, magari pure a prezzo maggiorato, oppure - se lo facessero - vi incazzereste leggermente?

Il famoso contribuente da salvaguardare, uscito dalla porta, rientra così dalla finestra sotto-forma di futuro pensionato gabbato. Nel mezzo, però, ci sono state le norme sul bail-in, che hanno distrutto il sistema finanziario italiano.
Ottimo lavoro.

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