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venerdì 10 settembre 2021

Mi dimetto da traster

Non domandarci la formula che mondi possa aprirti, sì qualche storta sillaba e secca come un ramo. Codesto solo oggi possiamo dirti, ciò che non siamo, ciò che non vogliamo

To the happy few


Mi dimetto da traster, cioè mi dimetto da me stesso e certifico una sconfitta anche generazionale.

Quando Salvini ha lanciato il progetto di trasformazione della Lega in un partito autenticamente nazionale (quindi anche antiunionista, nella misura in cui l'Unione Europea si pone oggettivamente come strumento di repressione del circuito democratico interno, sia in ordine alla determinazione degli obiettivi strategici da perseguire che alla individuazione dei mezzi per perseguirli) e interclassista (cioè, in sostanza, post-keynesiana dal lato economico e moderatamente liberale sul fronte dei diritti civili), io ci ho creduto, eccome se ci ho creduto.

Il progetto, però, è spettacolarmente fallito in soli tre anni. A posteriori, mi rendo conto che le cose non sarebbero potute andare altrimenti, trattandosi di un'operazione velleitaria in quanto intimamente contraddittoria; come d'altronde erano contraddittorie le mie aspirazioni. Oggi la Lega si pone oggettivamente come elemento di depotenziamento del dissenso di una parte importante del Paese e svolge, rispetto a classi sociali differenti, un ruolo analogo a quello del Movimento 5 stelle; e ciò indipendentemente dalla - o forse grazie alla - assoluta buona fede e integrità di alcuni suoi dirigenti e di molti suoi militanti (quorum ego).

Tuttavia le modalità con cui si raggiunge questo risultato mi paiono significativamente diverse rispettto a quelle del Movimento. Se nel campo grillino - complice lo stesso vizio genetico del partito, eversivo nella comunicazione e stabilizzatore nei fatti - è chiara la metamorfosi dei comportamenti attraverso la perversione dei significati delle stesse tradizionali parole d'ordine, così da favorire una lenta assuefazione dell'elettorato a nuove liturgie e nuove retoriche (il modello della "rana bollita"), a me sembra che nel campo leghista si stia assistendo a una certosina ed organizzata umiliazione di Salvini e della sua classe dirigente, secondo il noto adagio militare che ritiene essenziale, per vincere la guerra, fiaccare prima di tutto il morale del nemico (e poi spargere il sale sulle rovine).

Accade così che un ministro risponda sprezzantemente a militanti della prima ora parlando di cinema e altre attività connesse, o che un altro addirittura anticipi Draghi nell'annunciare urbi et orbi che il greenpass, invece di essere seppellito fra le immondizie della storia, sarà esteso nel suo utilizzo.

Accade che il Presidente del Consiglio utilizzi lo spauracchio della questione di fiducia come una clava, che vari esponenti del governo - in modo alquanto irrituale - si vantino di aver approvato tutti i provvedimenti più liberticidi della storia della Repubblica "all'unanimità", che il segretario di un partito della maggioranza la mattina rilasci una dichiarazione e il pomeriggio sia smentito - in modo scientifico - da tutti i suoi governatori.

Questa dinamica oggettiva - per dirla col nostro amico di Twitter (amico nonostante ci rimproveri la mancata lettura di Heidegger) - dovrebbe far riflettere coloro che ancora insistono a giustificare la scelta di far parte del governo Draghi. Errore certamente frutto di altri due errori (il governo giallo-verde e la rottura di esso), il secondo dei quali a sua volta frutto del primo, ma comunque errore gravissimo. Poiché questo governo è nato proprio per umiliare la Lega (rectius: la Lega di Salvini), starci dentro non significa fare da catechon alle derive del M5s e del PD, bensì alimentarle. Come il buttare ossigeno dentro al fuoco attizza l'incendio, anziché spegnerlo. Con buona pace di chi, in estrema buona fede, crede ancora che Garavaglia e Giorgetti si batteranno a petto nudo contro l'inasprimento dell'IMU. Forse su quella sui capannoni, diciamo.

D'altronde, abbiamo visto la parabola in merito all'Unione Europea.

Abbiamo combattuto una difficilissima battaglia sul MES per poi accettare senza battere ciglio il PNNR, che anzi eccita i governatori nordisti preoccupati solo di essere coinvolti nella ‘messa a terra’ dei progetti (Zaia dixit). Per dirla in modo brutale: siamo passati da Basta Euro a confrontiamoci sulle regole del Patto di Stabilità, in attesa della federazione con Forza Italia e le sue inevitabili ricadute. Ah, per chi fosse incerto: il momento non è diverso. Sono, semmai, diverse le persone, visto che - almeno per la mia basica esperienza - molti dei quadri intermedi del partito sono saldamente europeisti, vaccinisti, iper moderati, insomma piddin-forzitalioti e chi alza un sopracciglio è messo all'angolo.

Ma non è questo il punto. Il punto è che, come dicevo, a posteriori ammetto che non poteva andare diversamente. Quello che io chiedevo, che milioni di elettori chiedevano, è infatti profondamente contraddittorio, dunque destinato alla disfatta. In questi anni mi sono illuso di poter tenere lontano dalla mia vita privata lo Stato utilizzando i meccanismi di funzionamento dello Stato e, al contempo, di poter essere tutelato come cittadino dallo Stato senza avere in mano le leve dello Stato. Purtroppo non funziona. Non ha mai funzionato. Il che sarebbe al limite una catastrofe politica personale, se non fosse che essa riverbera sulla vita, sulla stessa esistenza, di moltissime persone, messe di fronte alla libera scelta fra la fame propria e della famiglia (aka licenziamento, perché di questo si parla) e la violazione del proprio corpo, o - anche peggio - fra l'esclusione dalla socialità (quella riprovazione del gruppo che pensavamo tipica di ere preindustriali) o la violazione del corpo dei propri figli.

Allora, diceva quello, che fare? L'ipotesi più ovvia è evidentemente la rivolta. Astensione rispetto ai riti inutili della politica (sui temi fondamentali non c'è differenza fra i grandi partiti, dal PD al Movimento 5 stelle alla nuova/vecchia Lega, e secondo me non è diverso neppure FdI e comunque insomma a tutto c'è un limite) e quotidiana, sotterranea opera di mimetizzazione, sabotaggio, opposizione anche irrazionale. Become ungovernable. È un'opzione, in attesa di tempi migliori, che ha quantomeno il pregio dell'integrità personale, ma che per chi - come me - è stato abituato da tutti (famiglia, insegnanti, amici) a pensare che la propria opinione conta, che il proprio voto è importante, è una strada troppo difficile da seguire.

Ma vota per Riconquistare l'Italia (Italexit, ecc.)! Ma anche no, sinceramente proprio no. Per due ragioni fondamentali. La prima, che continuo a credere che - nelle condizioni date e in mancanza di uno shock esterno fortissimo - sia impossibile far nascere ed affermare un nuovo movimento dal nulla e che, quando ciò accade, è perché quel movimento è funzionale alle élite, non antagonista. La seconda, che normalmente questi partiti basano le loro linee programmatiche una contrapposizione fra un (supposto) socialismo costituzionale e un (altrettanto supposto) liberismo che avrebbe, per motivi contingenti, colonizzato il sistema politico e istituzionale. Io sono invece convinto che la tradizione liberale che innerva anche la nostra Carta vada anzi riscoperta, pena uno schiacciamento ermeneutico dei suoi contenuti che finirebbe per giovare ai nostri (ai miei) avversari. Salute collettiva: fatti il vaccino. Funzione sociale della proprietà privata: consumi troppa CO2 e dunque ti sequestro la macchina. Eccetera eccetera eccetera. In effetti, ho difficoltà a pensare di essere rappresentato da chi non capisce che se l'intepretazione ultima delle regole del gioco è in mano a un gruppo relativamente ristretto di persone, non elette dal corpo elettorale, quelle persone saranno per definizione preda delle élite.

Cosa resta, pertanto? Nulla. O meglio, resterebbe un'azione di popolo che cambi le regole del gioco politico, ma quest'azione non ci sarà. Abbiamo ancora troppo da perdere e troppo poco in cui credere. Dovremo sentire stringere il cappio, farci togliere il cibo (mangia il bruco), la casa (vivi nel buco), i mezzi di trasporto, dobbiamo finire chiusi dentro la gabbia di Skinner per svegliarci, dopodiché piegheremo comunque il capo perché non saremo capaci di portare avanti una visione alternativa del mondo, che non sia quella plastificata che hanno creato per noi nella silicon valley. Nulla però è passato invano: questi anni mi hanno permesso di conoscere - davvero, non (solo) su una chat - tante persone meravigliose, che mi hanno aiutano e giornalmente mi aiutano a non sentirmi solo ed a farmi crescere nella comprensione del reale. Ripartiamo da qui.

26 commenti:

  1. Caro stimatissimo grande Luca, non avrei saputo esprimere meglio l'amarezza che anch'io provo. Il tuo sconforto è il mio. L'unica prospettiva che vedo per adesso è l'astensione. La mia cetra al momento resta appesa al triste vento.
    Ma resto in trincea. Se non combatto, perché al momento il fuoco nemico mi sovrasta, resisto. Non è una resa. Sono con te. Con voi.

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  2. Caro Luca, a proposito di interclassismo, ricordo a inizio 2021 un tuo velenoso tweet sugli impiegati postali in lavoro a distanza che avrebbero causato una fila fin fuori dall’ufficio postale a capodanno.
    Non fu un capolavoro.
    Non vivo a Siena quindi magari da voi ci sono poste tirate a lucido dove la fila non esiste.
    Dove vivo io, normalmente, la fila alla posta si svolge cosi: tutti accalcati in uno squallido ufficio fatiscente e soffocante, peggio ancora se c’è l’aria condizionata graveolente, e troppo pochi impiegati agli sportelli da sempre e per sempre.
    Aggiungiamo che ormai le ferie vanno godute entro il 6 gennaio e forse avremo una spiegazione un po’ più equanime e in ottica interclassista di quello sfogo liberista che ci è toccato leggere.
    In epoca di pandemia e di recrudescenza della stessa, la fila si fa fuori. E per fortuna.
    Inoltre, credo che le poste, considerate servizio essenziale, non abbiano ricorso al lavoro a distanza. Di certo una conoscente non si è fermata neanche nella primavera 2020. Poi si è infettata in dicembre e ha passato la malattia alla sua mamma. Che non ce l’ha fatta.
    No, non sarebbe stata la sua ora senza il COVID.
    Per dire come funzioni l’interclassismo alla prova dei fatti.

    Inoltre, capisco che non sia un granché come esordio su un blog altrui, comunque, nutrendo da tempo anche io molti dubbi su cosa stia realmente accadendo, mi fa piacere poter leggere una testimonianza da chi si è impegnato in prima persona.

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    1. L'interclassismo (poi andrebbe capito se è il termine adatto, o se ce ne sono di migliori) a cui mi riferisco è quello di chi pensa politiche economiche che tentato di sviluppare in modo equilibrato un Paese, invece di polarizzare la ricchezza schiacciando verso il basso le classi medie e medio-basse.
      Quanto alla posta, a me pare sinceramente che una certa gestione dell'emergenza abbia trovato molti sostenitori, alcuni dei quali interessati, in determinati settori dell'impiego pubblico, con riverberi molto negativi per l'utenza. A Siena, all'epoca, c'erano quattro malati in croce; forse permettere di attendere nel gigantesco vestibolo antistante gli sportelli non sarebbe stato così stupido.
      Detto questo NON VOGLIO DI CERTO COLPEVOLIZZARE UNA CATEGORIA, né entrare nella discussione se certe situazioni siano colpa degli organici assolutamente insufficienti, dell'incapacità di alcuni dirigenti, della scarsa motivazione di parte dei dipendenti, della sempre più comune abitudine a non prendersi mai nessuna responsabilità.

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  3. Le implicazioni sul voto di protesta le capisco. Però in questa fase bisognerebbe contarsi in maniera pubblica e plateale. Per una questione di orgoglio, di necessità anche per quelli come me che non hanno il seguito e l'autorevolezza tua e di altri, di non sentirsi soli. Ma anche per far vedere alla Lega (di Salvini o di Giorgetti) quanto consenso ha perso in questo gioco suicida, quanto consenso hanno gettato alle ortiche quelli che si sono allineati più o meno a malincuore, vendendo più o meno cara la pelle (ma allineandosi comunque). Scegliere un partito, un movimento che rappresenti il più possibile le istanze economiche e sanitarie di cui tanto abbiamo parlato in questo anno e mezzo, e su quello far convergere i nostri voti. Parlo delle prossime politiche, ovviamente: l'orizzonte è necessariamente di lungo periodo.

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  4. Sommessamente... Non ti chiedo di votare Riconquistare l'Italia, entraci proprio! La tua analisi è condivisibile ma, come mi disse il pescarese quando criticai la fine del governo giallo verde, "disfattista"!

    Vieni. Milita. Lo dobbiamo ai nostri figli. Riconquistare l'Italia ha dei difetti? Sicuramente. Correggiamoli insieme. Resteremo piccoli a lungo? Sicuramente, ma avremo messo in moto qualcosa di utile. Non mi illudo. Come Arjuna cerco di fare la cosa giusta. I risultati non sono nella nostra disponibilità.

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  5. Magari mi spiega come si traduce traster perche` se la parola usata voleva essere quella inglese si scrive truster 'che si fida'. In qual caso meglio correggere, no?

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  6. Tendenzialmente sono pessimista e la politica non mi incanta più. Tuttavia credo nello spirito dei popoli. Credo che sotto la cenere dell'apatia e del disincanto covi il fuoco. Vedremo.Siamo alla svolta dei tempi.

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  7. Molto coraggioso. Comunque vale, da qualche parte bisogna pur ricominciare. In questo momento ci ci si potrebbe sentire soli, ma bisogna andare avanti.

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  8. Noto che si limita ad asserire l'esistenza di processi oggettivi (fa, in effetti, un ampio uso di quest'ultima nozione e dei suoi derivati), senza, però, indicare in cosa consistano, con riferimento alla vicenda politica in questione, tali processi.

    Inoltre, dà per scontata l'"assoluta buona fede e integrità di alcuni suoi [della Lega] dirigenti" e, sembra, anche quella del suo segretario.

    Senza, tuttavia, analizzare, prima di concedere loro tale "assoluta buona fede", la condotta politica degli stessi con la medesima attitudine critica con cui esamina invece la linea politica della maggior parte dei dirigenti, dei ministri leghisti e di tutti i presidenti di Regione.

    In altri termini, mi pare non si ponga l'interrogativo (ed abbia molto fretta di scacciare ogni eventuale dubbio al riguardo) del come mai, nonostante la sua peraltro inoppugnabile diagnosi circa il disastro rappresentato dal consenso della Lega al governo Draghi, nessuno dei suoi dirigenti e parlamentari (tra cui, anzitutto, proprio il segretario) ha dichiarato e certificato pubblicamente tale disastro.

    Al contrario, e per addurre un facile esempio, Claudio Borghi - che pure supppongo lei annoveri tra i dirigenti della Lega dotati di assoluta buona fede ed integrità - continua a sbandierare, con raro sprezzo del ridicolo, i successi, e dunque l'utilità, della partecipazione della Lega al governo.

    E lo stesso va detto per Salvini.

    Quindi, mi pare che se lei avesse esteso - come coerenza anche argomentativa avrebbe imposto - la sua analisi all'insieme dei dirigenti e parlamentari della Lega, primo tra i quali ovviamente il segretario, ritengo non avrbebe potuto dare così per assodata la buona fede ed integrità anche di costoro.

    In definitiva, al netto del tono un po' sentimentale del suo intervento, ritengo la sua analisi incompleta ed ingiustificatamente (seppure in parte) assolutoria.

    Cordiali saluti.

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    1. In sintesi. Io penso che Salvini e i suoi "nuovi" dirigenti avessero (abbiano) un piano per l'Italia che io condividevo (condivido). Penso anche che la "vecchia" Lega si sia tatticamente rintanata nelle Regioni del Nord e ora, grazie a una serie di sfrtunati eventi, sia pronta a riprendersi il partito (che tornerà inevitabilmente sopra il Rubicone). In questo senso mi pare indiscutibile la buona fede di Salvini, Borghi, Bagnai, ecc.
      Venendo all'ora, tanto per fare nomi, io credo che Borghi abbia fatto tutto quello era politicamente possibile senza rompere col partito sperando - e qui faccio un processo alle intenzioni - che i rapporti di forza fra le due Leghe cambino nuovamente entro il 2023, quando ci sarà il redde rationem.
      Io, al contrario, ho paura che il "nuovo" venga fatalmente risucchiato nel vecchio e che sarebbe stata perferibile una rottura dolorosa, sanguinosa, ma chiarificatrice.
      Ma va pure detto che io di politica vera, come si capisce anche dal post, non so nulla.

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  9. Caro Signor Fantuzzi,

    "sorry seems to be the hardest word" cantava qualcuno, ma si sbagliava. Le parole piu' dure da pronunciare sono "Mi hanno fregato". E lo sono tanto di piu', quanto piu' tempo e impegno si e' speso prima di rendersi conto che le cose non stanno come si sperava; ovvero, quanto piu' grande e' la fregatura. Dietro ogni fregatura, c'e' una intera storia personale, una immagine di se' costruita a poco a poco, che bisogna abbandonare, ed e' una operazione molto difficile. Dopo una delusione come quella che lei molto coraggiosamente confessa, c'e' molto da ricostruire, prima di tutto dentro se' stessi. E c'e' pure, immagino, la beffa di sentirsi dire "te l'avevo detto" da chi, per conformismo, ignavia o semplice ignoranza, non si e' mai impegnato per provare a comprendere la realta', e nonostante questo atteggiamento, o forse proprio grazie ad esso, ora si ritrova ad avere ragione.
    Siamo stati in molti ad essere rimasti delusi come lei, ed uso il plurale a ragion veduta; a lei va almeno la soddisfazione e l'onore di aver articolato la delusione meglio di molti altri (me incluso).

    IPB

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    1. Sinceramente più che fregato mi sento sconfitto. Per intendersi: non credo che Salvini e i suoi abbiano montato un'operazione di mero maquillage, credo che avessero (abbiano) un programma di rinnovamento del partito e dell'Italia che si è impantanato e che rischia di essere completamente distrutto, anche in termini di credibilità, dall'adesione a questo governo.

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  10. Lettera di dimissioni godibile, letta tutta d'un fiato. Tuttavia, analisi superficiale ed emotiva.

    La Lega di Salvini ha una strategia ed una tattica, abbastanza chiare persino ad uno sprovveduto come me.

    Strategia della Lega di Salvini: costituire a bruxelles (ed in diverse capitali europee, Varsavia, Budapest, Roma, etc), un gruppo di potere (o almeno di contro-potere) avverso-ostile all'europeismo franco-germanico, allo scopo di bloccarne o almeno mitigarne le storture (green deal, fiscal compact, etc). Di Italexit ed euroexit parliamo dopo.

    Tattica della Lega di Salvini: acquisire la maggioranza dei seggi in parlamento (fagocitando fi ed insieme a Fd'I), attirando quei 5-6 milioni di voti dell'astensione ed in libera uscita dal m5s. (Già dalle europee del 2019 il cdx possiede stabilmente il 47-48 % dei voti).

    La Lega di Salvini (ma non solo) è quindi a caccia di una gran massa di votanti "deboli", cioè molto sensibili alle espressioni più elementari e volgari (da volgo = popolo basso) della politica: ad esempio le tasse, la salute, il lavoro, gli immigrati, la casta, e gli immancabili circenses. Questa è tutta gente che dell'eurexit non gliene fotte niente, che ha paura di tornare alla lira indipendente, e di morire di covid. Questa è gente che legge i titoli dei giornali, vede i telegiornali, ed "approfondisce" con le tribune serali. Gente che ragiona poco e male, e vota anche peggio (m5s), se pure vota.

    Per conquistare il voto di tali milioni di italiani, la Lega di Salvini ha scelto (dovuto) volgarizzare la sua comunicazione (vedi: Salvini sui social che spalma nutella: anche le pubblicità commerciali si sono involgarite, a caccia dell'ultimo consumatore) e (peggio ancora), responsabilmente partecipare al governo salva-italia di draghi: noi votiamo si al green pass se tu almeno rinnovi il blocco alle cartelle (il csx rosica per la presenza della Lega al governo, chissà perché).

    Ad uno sfegatato dell'italexit e del ritorno alla lira indipendente, come voi e come me, tutto ciò fa schifo: Lega tornerai al 5%, Borghi traditore, Bagnai poltronista, governatori venduti, etc etc. La rincorsa all'ultimo voto moderato e popolano potrebbe deludere l'aspirazione sovranista e libertaria dei ceti genuinamente leghisti.

    Ma tattica e strategia della Lega di Salvini potrebbero funzionare, e potremmo trovarci con una maggioranza ed un governo di cdx, in italia e forse anche in francia, e con una germania azzoppata dal post-merkel. I cosiddetti frugali andrebbero in minoranza, e l'Italia potrebbe finalmente dettare condizioni ultime: o si cambia, o me ne vado e crolla tutto.

    Ci possono essere molte fondate obiezioni a questo piano fantastico, ma almeno è un piano. Sentiamone uno migliore.

    Abbandonarsi allo scoramento solipsistico, solo perché la Lega sta in un governo lurido, non è un piano.

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    1. Mi auguro che abbia ragione. Non sarei mai stato tanto lieto di sbagliarmi.
      Rispetto a quanto ha scritto, contesto solo un passaggio: "ad uno sfegatato dell'italexit... tutto ciò fa schifo: Lega tornerai al 5%, Borghi traditore, Bagnai poltronista, governatori venduti, etc etc.". Io non ritengo che Borghi o Bagnai abbiano tradito (quello che ha fatto Claudio sul greenpass è stata veramente tanta roba), ritengo che la loro linea politica dentro la Lega sia stata sconfitta; specularmente, penso che i governatori del nord non siano "venduti", ma siano proprio così: una versione più o meno evoluta di comuni piddini.

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    2. @Ittymix quanto descritto potrebbe essere stato l’accordo di partenza, diciamo programmatico, e avrebbe un suo senso, condivisibile. Ma gli sputtanamenti, non saprei come altro chiamarli di un G. nei confronti di quella linea diciamo salviniana, dai mini bot a Calenda che ha finito per convergere elettoralmente su qualcuno che avrebbe veramente dovuto essere il simbolo di tutto quanto andava combattuto da una Lega realmente concorde sulla linea da te descritta, mi fa pensare che la conclusione di @losmemorato sia, ahimé, una valutazione più realistica.

      Il problema che la a-sx ha con Salvini, infatti, c’entra ben poco con quelle chiamate un po’sprezzantemente battaglie volgari: se Salvini estromettesse i no euro, che danno un po’ fastidio al padrone estero che politicamente essi servono, il PD e i suoi protettori si accorderebbero immantinenti con la Lega mercanteggiando barconi, respingimenti e alternanze di governo da buoni amici.

      È un patto che su Repubblica è già stato proposto al momento delle elezioni locali e delle suppletive di Roma del 2019, dove troviamo la prima affermazione elettorale del futuro sindaco, cui si sarebbe dovuto opporsi se mai a qualcuno e che fu molto mal contrastato all’epoca da un candidato insignificante. La vecchia Lega, in parte, ma soprattutto un ceto produttivo che non vuole noie e che della propaganda vulgaris fa tutto sommato volentieri a meno. Per andare contro la UE ci vogliono lungimiranza e ambizioni diverse.

      Ma la Lega non sembra capace di audacia, non cercando il consenso in chi la UE ha per primo impoverito, cioè i salariati, che delle becerate professionali di Morisi come del PD farebbero a meno, se la loro condizione economica fosse semplicemente più dignitosa e se la Lega avesse la preparazione e la possibilità culturali e politiche di giocare sul serio un ruolo di rappresentanza del ceto ancora più numeroso d’Italia, che dalla UE non ricava nulla se non più pesanti catene. Ma i social di Salvini non hanno mai fatto nulla, in sostanza, per avvicinare i propri lettori alla consapevolezza della questione UE. Evidentemente o sta bene così a Salvini, o c’è un problema grosso a impedirlo.

      Al netto dell’onestà personale, che non è in discussione se non agli occhi di qualche poco alato 5*, è inutile allora far notare che « non ci è stato dato sufficiente consenso per ». E certo, un sottosegretario MEF che ti viene in collegio proprio quando le fabbriche entrano in crisi incita come null’altro alla più felpata delle diplomazie. Cucina, d’accordo: ma cucina a medio termine fa danni a chi vive con mille euro se va bene, senza sanità, senza prospettive e senza ascolto.

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    3. @Ittymix quanto descritto potrebbe essere stato l’accordo di partenza, diciamo programmatico, e avrebbe un suo senso, condivisibile. Ma gli sputtanamenti, non saprei come altro chiamarli di un G. nei confronti di quella linea diciamo salviniana, dai mini bot a Calenda che ha finito per convergere elettoralmente su qualcuno che avrebbe veramente dovuto essere il simbolo di tutto quanto andava combattuto da una Lega realmente concorde sulla linea da te descritta, mi fa pensare che la conclusione di @losmemorato sia, ahimé, una valutazione più realistica.

      Il problema che la a-sx ha con Salvini, infatti, c’entra ben poco con quelle chiamate un po’sprezzantemente battaglie volgari: se Salvini estromettesse i no euro, che danno un po’ fastidio al padrone estero che politicamente essi servono, il PD e i suoi protettori si accorderebbero immantinenti con la Lega mercanteggiando barconi, respingimenti e alternanze di governo da buoni amici.

      È un patto che su Repubblica è già stato proposto al momento delle elezioni locali e delle suppletive di Roma del 2019, dove troviamo la prima affermazione elettorale del futuro sindaco, cui si sarebbe dovuto opporsi se mai a qualcuno e che fu molto mal contrastato all’epoca da un candidato insignificante. La vecchia Lega, in parte, ma soprattutto un ceto produttivo che non vuole noie e che della propaganda vulgaris fa tutto sommato volentieri a meno. Per andare contro la UE ci vogliono lungimiranza e ambizioni diverse.

      Ma la Lega non sembra capace di audacia, non cercando il consenso in chi la UE ha per primo impoverito, cioè i salariati, che delle becerate professionali di Morisi come del PD farebbero a meno, se la loro condizione economica fosse semplicemente più dignitosa e se la Lega avesse la preparazione e la possibilità culturali e politiche di giocare sul serio un ruolo di rappresentanza del ceto ancora più numeroso d’Italia, che dalla UE non ricava nulla se non più pesanti catene. Ma i social di Salvini non hanno mai fatto nulla, in sostanza, per avvicinare i propri lettori alla consapevolezza della questione UE. Evidentemente o sta bene così a Salvini, o c’è un problema grosso a impedirlo.

      Al netto dell’onestà personale, che non è in discussione se non agli occhi di qualche poco alato 5*, è inutile allora far notare che « non ci è stato dato sufficiente consenso per ». E certo, un sottosegretario MEF che ti viene in collegio proprio quando le fabbriche entrano in crisi incita come null’altro alla più felpata delle diplomazie. Cucina, d’accordo: ma cucina a medio termine fa danni a chi vive con mille euro se va bene, senza sanità, senza prospettive e senza ascolto.
      Purtroppo questo problema appare più tabù in Lega tutta di qualsiasi altro argomento, fosse pure la secessione dalla UE stanotte con i deputati italiani tutti che bruciano la bandiera a Bruxelles sventolando la foto dei tirannicidi o quant’altro delirio retorico suggerisca l’immaginazione.
      E quindi ci sarà sempre un problema di consenso elettorale sull’orlo dell’ingovernabilità auspicata da JPMorgan.

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    4. Premessa: non riesco mai a capire quando Blogger salva i miei commenti perché non mi compare più la scritta di commento in moderazione. Siccome ieri ho postato senza rileggere e non son sicura che sia stato salvato, riposto il commento corretto, ammesso che il blogger lo legga mai.
      @Ittymix quanto descrivi potrebbe essere stato l’accordo di partenza, diciamo programmatico, e avrebbe un suo senso, condivisibile. Ma i ripetuti sputtanamenti, non saprei come altro chiamarli, di un G. nei confronti di quella linea diciamo salviniana, dai mini bot al voto a Calenda che ha finito, prevedibilmente, per far convergere i suoi su un candidato inccettabile, che avrebbe dovuto essere il simbolo di tutto quanto andava combattuto da una Lega realmente concorde sulla linea da te descritta, mi fa pensare che la conclusione di @losmemorato sia una valutazione più realistica.

      Il problema che la a-sx ha con Salvini, infatti, c’entra ben poco con quelle chiamate un po’sprezzantemente battaglie volgari: se Salvini estromettesse i no euro, che danno un po’ di fastidio al padrone estero che politicamente essi servono, il PD e i suoi protettori si accorderebbero immantinenti con la Lega mercanteggiando da buoni amici barconi o respingimenti tanto per far scena, e alternanze di governo per badare al sodo.

      È un patto che su Repubblica è già stato proposto al momento delle elezioni locali e delle suppletive di Roma del 2019, circostanza in cui registriamo la prima affermazione elettorale del futuro sindaco, cui si sarebbe dovuto opporsi strenuamente e che fu invece molto mal contrastato all’epoca da un candidato insignificante. La vecchia Lega, in parte, ma soprattutto un ceto produttivo che non vuole noie e che della propaganda vulgaris fa tutto sommato volentieri a meno. Per andare contro la UE ci vogliono lungimiranza e ambizioni diverse da questa accozzaglia di compromessi (e non sto parlando di cercare le zerovirgole).

      Ma la Lega non sembra capace di audacia, proprio per il ceto che solo vuole rappresentare e che le ha sempre impedito, per essenza, si direbbe, di andare a cercare il consenso in chi la UE ha per primo impoverito, cioè i salariati, che delle becerate professionali di Morisi o del PD farebbero a meno, se la loro condizione economica fosse semplicemente più dignitosa e se la Lega avesse preparazione e possibilità culturali e politiche di giocare sul serio un ruolo di rappresentanza del ceto ancora più numeroso d’Italia, che dalla UE non ricava nulla se non più pesanti catene. Ma i social di Salvini non hanno mai fatto nulla, in sostanza, per avvicinare i propri lettori alla consapevolezza della questione UE. Evidentemente o sta bene così a Salvini, o c’è un problema grosso a impedirlo che non è certo la difficoltà di capire l'argomento. Prova a parlare a un contadino che vende i suoi prodotti al mercato della UE: sa perfettamente che camicia di forza sia. Dietro questa scelta c'è piuttosto la convinzione elitaria e grillina nel senso proprio di Grillo, che il sapere non sia per tutti e che il volgo debba essere convinto senza essere edotto perché meglio manipolabile ai fini di qualcos'altro.

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    5. (segue)
      Al netto dell’onestà personale, che non è in discussione se non agli occhi di qualche poco alato 5*, è inutile allora far notare che « non ci avete dato sufficiente consenso per » e quindi ovviamente "è colpa vostra" per l'ennesima volta perché dirlo dà tanta soddisfazione, ma tanta tanta. E certo, un sottosegretario MEF che ti viene in collegio proprio quando le fabbriche entrano in crisi incita come null’altro alla più felpata delle diplomazie. Cucina quotidiana, d’accordo: ma la cucina a medio termine fa danni irreparabili a chi vive con mille euro se va bene, senza più sanità, senza più prospettive, senza più una casa neanche in affitto, ma stipato in coabitazione persino di letto, e senza ascolto.

      Purtroppo il che fare del voto salariato è problema che appare più tabù in Lega tutta di qualsiasi altro argomento, fosse pure la secessione dalla UE stanotte con i deputati italiani tutti che bruciano la bandiera a Bruxelles sventolando la foto dei tirannicidi o quant’altro delirio retorico suggerisca l’immaginazione.

      E quindi ci sarà sempre un problema numerico di consenso elettorale che continuerà a portare o a trattenere l'Italia sull’orlo dell’ingovernabilità auspicata nei rapporti di JPMorgan.

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  11. Noto che si limita ad asserire l'esistenza di processi oggettivi (fa, in effetti, un ampio uso di quest'ultima nozione e dei suoi derivati), senza, però, indicare in cosa consistano, con riferimento alla vicenda politica in questione, tali processi.

    Inoltre, dà per scontata l'"assoluta buona fede e integrità di alcuni suoi [della Lega] dirigenti" e, sembra, anche quella del suo segretario.

    Senza, tuttavia, analizzare, prima di concedere loro tale "assoluta buona fede", la condotta politica degli stessi con la medesima attitudine critica con cui esamina invece la linea politica della maggior parte dei dirigenti, dei ministri leghisti e di tutti i presidenti di Regione.

    In altri termini, mi pare non si ponga l'interrogativo (ed abbia molto fretta di scacciare ogni eventuale dubbio al riguardo) del come mai, nonostante la sua peraltro inoppugnabile diagnosi circa il disastro rappresentato dal consenso della Lega al governo Draghi, nessuno dei suoi dirigenti e parlamentari (tra cui, anzitutto, proprio il segretario) ha dichiarato e certificato pubblicamente tale disastro.

    Al contrario, e per addurre un facile esempio, Claudio Borghi - che pure suppongo lei annoveri tra i dirigenti della Lega dotati di assoluta buona fede ed integrità - continua a sbandierare, con raro sprezzo del ridicolo, i successi, e dunque l'utilità, della partecipazione della Lega al governo.

    E lo stesso va detto per Salvini.

    Quindi, mi pare che se lei avesse esteso - come coerenza anche argomentativa avrebbe imposto - la sua analisi all'insieme dei dirigenti e parlamentari della Lega, primo tra i quali ovviamente il segretario, ritengo non avrebbe potuto dare così per assodata la buona fede ed integrità anche di costoro.

    In definitiva, al netto del tono un po' sentimentale del suo intervento, ritengo la sua analisi incompleta ed ingiustificatamente (seppure solo in parte) assolutoria.

    Cordiali saluti.

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  12. A volte è necessario avere fiducia in un piano a medio termine e nel frattempo parare i colpi. La partecipazione al governo attuale a qualcuno non è gradita e può apparire facente funzione di gatekeeper, ma devo obiettare: qual era l'alternativa?
    Qualunque gesto plateale sarebbe stato inutile. Il futuro deve ancora essere scritto. Il gioco del PD è di azzoppare il prossimo governo che sarà di cdx, vista la mala parata grillina. Non facciamo il loro gioco, per carità,non vogliono altro.
    Sarà un 2022 interessante, o forse è più appropriato dire "difficile", ma prima o poi le elezioni arriveranno e se la Lega prenderà ancora il 17% invece del 40% la colpa sarà nuovamente degli elettori (la campagna elettorale riconvertirà molti sfiduciati).
    Prova a pensare che meravigliosa legislatura ci attenderebbe se fossero ancora i sinistri a prendere le decisioni: per quanto riguarda me, significherebbe emigrare in Svizzera, visto che di mettermi il colapasta in capo e combattere per un popolo sempre pronto al voltafaccia, non ne avrei la benché minima voglia.
    Preferiresti forse un partito dove il dissenso viene silenziato? Ce ne sono già due e sono gialli e rossi.
    Hai retto fino ad'ora, non abbandonare all'ultimo chilometro.

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  13. Il dato di fatto è: se Mattarella ad agosto 2019 cadeva dalle scale, oggi staremo facendo orge sovraniste tra noi.
    Non è successo e stiamo messi così.
    Insisto però che lo scoramento, o se preferite de-trastizzazione, non è una soluzione.
    In situazioni del genere, anzi, dovremmo armarci e scavare trincee.
    Sputtanano Salvini? Bombardamento di likes alle sue pagine.
    Zaia e Fedriga sbufalano? Pioggia di insulti, ché tanto sono quaquaraquà forti solo degli editoriali del Corsega.
    Anche eprché, sennò, noi che abbiamo davvero fatto per cambiare le cose? Gli incontri in presenza? Han ragione i pidioti altrimenti, siamo troppo deboli per meritarci il Potere.

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