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lunedì 18 aprile 2016

Referendum

Secondo me è andata molto male. L'affluenza alle urne, del 31,5%, è stata francamente assai inferiore a quello che avrei pensato.
"Chi perde 'un cogliona", si dice a Siena. Di converso, chi vince purtroppo sì. Ovviamente c'è chi lo fa con i pochi mezzi espressivi che possiede
chi invece con l'enorme spocchia (e faccia di bronzo, per limitarsi ai materiali nobili) che lo contraddistingue
ma il concetto è comunque il solito. Che poi è quello del Marchese del Grillo.



Comunque, tutto il male non viene mai per nuocere. Perché qualcosa lo insegna sempre.

La prima. Per tanti, troppi motivi che non è qui il caso di ricordare, l'istituto del referendum è un istituto squalificato di fronte a una certa percentuale di italiani. A questi si aggiungono coloro che, per un motivo o per l'altro, non votano mai, né ai referendum né alle elezioni. Dunque, raggiungere il quorum è fisiologicamente difficilissimo.
Non solo: i media (giornali e televisioni) giocano un ruolo molto importante, sia nell'oscurare - se lo ritengono opportuno - un referendum, sia nel creare confusione in relazione al quesito proposto... o ai risultati dell'eventuale abrogazione di questa o quella norma. Il che significa, ovviamente, che più il quesito è tecnico, più i media possono incidere sul risultato della consultazione.
Mi sembrano considerazioni abbastanza ovvie.
Bene.
Se le cose stanno così - e stanno così - mi chiedo a cosa miri un partito che vuole fare un referendum addirittura sull'uscita dell'Italia dall'Euro... referendum che, tra l'altro, per essere proposto imporrebbe una previa modifica costituzionale. (Per quelli come Carbone: ovviamente la domanda è retorica).
Tra l'altro, se ne vantano pure.
Dunque, primo risultato utile: questa è la prova provata - se non fosse bastato lo sconcio dell'elezione dei giudici costituzionali con il PD - che il M5s è un partito gatekeeper.

La seconda. Al referendum (che, come si è detto, non è stato in alcun modo discusso dai media e che, negli ultimi giorni, è stato abilmente trasformato da Renzi in un plebiscito nei suoi confronti) ha votato il 31%. Di coloro che si sono recati alle urne, quasi l'86% hanno votato per il sì.


In altri termini, il 26,77% degli elettori italiani vota contro questo governo a prescindere, per dirla come Totò.
Il che, in sostanza, comporta che Renzi, a ottobre, per vincere il referendum costituzionale, dovrà portare alle urne almeno un 60% buono degli elettori.
Il grafico qui sotto non lo dovrebbe far stare tranquillissimo.




C'è anche chi ha fatto un confronto in termini numerici assoluti.
Sì, perché è bene ricordare un cosa.

AL REFERENDUM COSTITUZIONALE NON C'È QUORUM, PER CUI IL GOVERNO NON PUÒ CONTARE SUL PARTITO DELL'ASTENSIONE, E - AL CONTRARIO CHE NEI REFERENDUM ABROGATIVI - PER VOTARE NO BISOGNA EFFETTIVAMENTE SCRIVERE NO, IL CHE SEMPLIFICA LA VITA DEI VOTANTI.

Lì si giocherà tutto. L'ha detto lo stesso Matteo.



Si giocherà tutto anche l'Italia.
La scelta sarà fra democrazia e schiavitù. Sarà necessario, sin da ora, che tutti noi ci impegniamo a fondo, come possiamo, in qualsiasi contesto (lavorativo, amicale, familiare) a far passare questo concetto, il più possibile. È vitale. Per noi. Per il nostro Paese. PER I NOSTRI FIGLI.


P.S.: Per quanto riguarda le polemiche sul costo del referendum (che - al contrario di quanto ritiene la Boschi - è un tantino differente da un sondaggio), provo lo stesso disagio del Pedante.

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