Cerca

Pagine

martedì 9 febbraio 2016

Nel nome del Padre (preghiera laica)

Di carne da mettere al fuoco ce ne sarebbe davvero molta. Da Pennesi che cerca di dare un senso compiuto alla riforma delle collaborazione voluta da Matteo, a Banca d'Italia che - per interposta BCE - deve dar conto alla stampa tedesca (notoriamente indipendente) dei proprio investimenti, fino alla ormai montante polemica sulla proposta, fatta propria da Schäuble, di non considerare più risk-free i Titoli di Stato nei bilanci bancari. In più, gli Istituti italiani hanno iniziato a presentare i conti 2015... e potrebbe essere l'occasione per qualche considerazione in prospettiva.
Oggi, però, vorrei parlare di altro.
La settimana scorsa, infatti, si è tenuto anche il Family day, in qualche modo in risposta all'altra manifestazione, di una decina di giorni prima, denominata "Svegliati Italia". Il tutto, con il sottofondo delle polemiche sull'approvazione del d.d.l. Cirinnà (e annessi nastrini sanremesi).
Ora, io nono voglio polemizzare sul disegno di legge, né mi interessa prendere posizione a favore di questo o quell'orientamento di pensiero (comunque, in breve, per non essere iscritto nella schiera dei Ponzio Pilato e dei Beppe Grillo: (i) mi sembra giusto che le unioni omosessuali siano riconosciute dalla legge; (ii) io gli avrei dato una connotazione maggiormente contrattuale e meno da diritto di famiglia, tipo il "contratto di convivenza" previsto dalla stessa legge, ma ognuno ha la sua sensibilità; (iii) sono contrario all'estensione alle coppie gay della stepchild adoption, art. 5 del d.d.l., perché mi sembra una sostanziale legittimazione del mercato delle madri surrogate, che comporta almeno potenzialmente lo sfruttamento di essere umani per il soddisfacimento dei desideri di altri esseri umani: le contorsioni verbali di Renzi, oggi, mi sono sembrate, sulla questione, veramente penose).
Non voglio neppure entrare nei meandri di un'interpretazione dell'art. 29 della Costituzione (per chi fosse interessato, rimando ai lavori preparatori), oppure polemizzare con qualche poraccio che, per distinguersi nell'agone polemico, ha pensato bene di seminare qualche bestemmia qua e là (in mezzo a un mare di fregnacce).

A me, al contrario, interessa fare un discorso più generale, partendo da due considerazioni.
Sia la Costituzione, sia i gruppi che hanno aderito al Family Day, parlano di una "società naturale", o "famiglia naturale". La Costituzione, però, utilizza la locuzione soltanto al fine di sottolineare come la famiglia, in quanto formazione sociale, preesista al suo riconoscimento giuridico e, pertanto, non possa essere cancellata o stravolta dal legislatore ad libitum. Di contro, al Family Day per "famiglia naturale" si intende un qualcosa insito nell'ordine di natura, ordine evidentemente stabilito una volta per tutte da Dio, con la Creazione.
Inoltre, i gruppi pro-life ritengono - e per questo manifestano - che questa "famiglia naturale" abbia necessità di essere difesa rispetto a un modello culturale chela metterebbe a repentaglio. Tra i principali pericoli vi sarebbero proprio le unioni omosessuali e l'adozione di bambini da parte di queste "nuove" coppie.

Prima considerazione. La famiglia "naturale".
Secondo me, l'aggettivo è quanto meno fuorviante, perché la famiglia padre-madre-figli non ha nulla di naturale. E ciò semplicemente perché, in natura, normalmente le femmine (che possono avere solo una cucciolata alla volta) dopo il parto continuano ad accudire i figli, mentre i maschi (il cui scopo è quello di ingravidare il maggior numero di femmine possibile) se ne disinteressano del tutto. In altri termini, salve alcune eccezioni che, come al solito, confermano la regola, in natura esiste la madre, non il padre. Dunque, non esiste la famiglia.
Il padre - con tutto quello che comporta: scelta di una compagna per la vita, convivenza stabile, accudimento ed educazione della prole - è un'invenzione, recente, del genere umano, è un'increspatura nel mare della storia, per dirla con l'autore di un bellissimo libro sulla questione. Non si nasce padri, lo si diventa, scegliendo continuamente il ritorno a casa, adottando continuamente il proprio figlio.
La cifra del padre è la nostalgia, immortalata per sempre in due delle più belle terzine di tutta la Divina Commedia: "era già l'ora che volge il disio \ ai navicanti e 'ntenerisce il core \ lo dì c'han detto ai dolci amici addio; \ e che lo novo peregrin d'amore \ punge, se ode squilla di lontano \ che paia il giorno pianger che si more".
Nella famiglia, la madre è giusta, amorevole, mentre il padre racchiude in sé un duplice ruolo: deve sì essere giusto, ma anche forte: garantisce la pace familiare (all'interno), tramanda i valori sociali (all'esterno). In questa dinamica familiare si crea quel "principio verticale" capace di costituire un modello per la crescita, da affiancare al "principio orizzontale" (l'uguaglianza di tutti) fondante i moderni Stati di diritto ma incapace però di innescare processi basati sulla responsabilità.
Altrimenti, "l'effetto è quello di retrocedere sempre più verso la dimensione del branco, verso l’irresponsabilità. A essere messa in discussione è la possibilità stessa della civiltà" (qui).
La famiglia va dunque tutelata non in quanto "naturale" (poiché, come detto, è naturale nel senso che preesiste alla legge, ma non lo è laddove si intenda che la stessa è propria dello "stato di natura"), ma in quanto propriamente "umana" (cioè un prodotto della civilizzazione, anzi una delle basi della civilizzazione).
Il risultato lo ha ben descritto Bruno de Giusti in un post da me più volte citato.

Seconda considerazione. Chi e che cosa mette a repentaglio la famiglia.
Sempre secondo me (perché sull'argomento, ha detto il Boccoluto, c'è assoluta libertà si coscienza), il d.d.l. Cirinnà non è né il primo né il principale dei rischi per la famiglia.
I pericoli sono ben altri ed hanno fondamento prettamente economico. Di questo ha parlato, come di consueto in modo molto intelligente, Diego Fusaro in un articolo recente sul Fatto Quotidiano (in cui riprende quanto meglio esposto in Minima Mercatalia): "se la famiglia comporta, per sua natura, la stabilità affettiva e sentimentale, biologica e lavorativa..., la sua distruzione risulta pienamente coerente con il processo oggi in atto di precarizzazione delle esistenze condotto spietatamente dall'ordine neoliberistico".
Un individuo senza radici, senza identità e senza storia si presenta come il perfetto lavoratore precario, senza progetti a lungo termine, senza necessità di una sede fissa di lavoro (tutta la polemica su Schengen ci fa capire che, come la potenza è nulla senza controllo, così la libera circolazione dei capitali è nulla senza la libera deportabilità dei lavoratori), ma anche come il perfetto consumatore, che utilizza quel poco che guadagna per acquistare beni di consumo, senza preoccuparsi di risparmiare per i propri cari.
Vale anche il percorso inverso, ovviamente. Il padre che non ha un ruolo sociale, che non sfama la famiglia (spero che tutti comprendano che qui si intende "padre" come ruolo, per cui evitate accuse dementi di sessismo), non è riconosciuto come padre. Di conseguenza, anche la famiglia non si riconosce più come tale. Fusaro, citando Lacan, parla di "evaporazione del padre".
Per dirla in altri termini: l'attacco neoliberista al welfare state passa anche dall'attacco a quel particolare tipo di welfare che è rappresentato dalla famiglia, intesa come luogo comunitario in cui vige l'etica della solidarietà.
In questo quadro, la polemica sulle unioni omosessuali è, come minimo, utile a non far parlare di questioni ben più importanti. D'altronde, garantire con la destra alcuni diritti cosmetici per nascondere la sottrazione di altri più importanti diritti con la sinistra, è cosa nota. Il che non toglie che gli stessi che protestano per il riconoscimento di tali diritti rischino di remare, sia pure in perfetta buona fede, proprio nel verso di coloro che vorrebbero combattere (Come mai le multinazionali americane sono tutte su posizioni chiaramente Glbt? Perché gli omosessuali spendono molto più degli eterosessuali, certo, ma evidentemente non solo).

Terza considerazione. Che fare?
Dunque, ben vengano le manifestazioni di piazza a favore della famiglia, diciamo, tradizionale. Ma contro i suoi veri nemici.
A quando una manifestazione contro politiche deflattive, che tolgono tutele ai lavoratori, che precarizzano i giovani, che mantengono insostenibilmente alta la disoccupazione, che non danno alcun orizzonte a chi si affaccia alla vita adulta?
A quando una presa di coscienza, collettiva, sulla assoluta necessità, per l'Italia, di un'uscita dall'Eurozona volta alla riaffermazione dei valori costituzionali (tra cui, anche quelli relativi alla protezione della famiglia e del welfare state)?
Certo, se questo dovessimo aspettarcelo dalle gerarchie cattoliche, andremmo piuttosto male...
O, in altro termini...
Forse, anche in questo caso, tornare alle origini non farebbe male (Lc 10,7: "chi lavora ha diritto alla sua ricompensa").

3 commenti:

  1. Sulle finalità generali di questo post (se le ho ben comprese, s'intende), ritengo di poter dire di essere d'accordo. Su un punto, però, resto perplesso, e cioè laddove afferma che "la famiglia padre-madre-figli non ha nulla di naturale". A tal proposito riporto un mio pensiero già sottoposto in altra sede:
    "Innanzitutto, quello che chiamiamo natura non è una sorta di essere supremo o coscienza che dall'alto dispone e regola la vita secondo un suo "optimum"; se così fosse tanto vale tirare in ballo dio e non se ne parla più. La natura non è altro che la biosfera, cioè l'intero complesso delle forme di vita esistenti sul pianeta e le loro relazioni. Ora, in tale contesto l'animale umano è venuto in essere e si è evoluto competendo ferocemente con le altre specie, ed è riuscito a portarsi in vetta alla catena alimentare per un concorso di caratteristiche che lo rendono unico nel suo genere. Tra di esse spicca l'intelligenza. Alla luce dei risultati, quest'ultima si è rivelata un attributo di formidabile potenza, ma ha un costo: le femmine della specie hanno bisogno di un periodo di gestazione relativamente lungo per dare alla luce un piccolo che, per diventare autosufficiente, necessita di lunghi anni di crescita fisica e mentale. In tutto questo lungo periodo la femmina si trova nella condizione di non poter autonomamente provvedere alle sue esigenze (e di quelle di suo figlio) ed è perciò spinta a creare un legame duraturo con un maschio che sia in grado di procurarsi cibo, riparo e sicurezza per tutti e tre (e che quindi va ben oltre la mera spinta all'accoppiamento). Ecco allora comparire la famiglia, che esiste da sempre negli esemplari di Homo Sapiens Sapiens e che tutt'ora è presente in tutte le società sul pianeta."

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Intanto mi scuso per aver pubblicato il commento in ritardo. Nel merito: (i) io sono cattolico praticante, ma non per questo mi sento a disagio con una teoria evoluzionistica come quella da Lei abbozzata, che anzi è tutto sommato sottintesa nel post; (ii) condiviso anche quello che scrive, sopra nella seconda parte del commento. Quando ho scritto che la famiglia tradizionale non è una famiglia naturale, intendevo dire, con una certa polemica, che la famiglia tradizionale è tipicamente umana.
      In sostanza, al di là delle terminologie, ci troviamo assolutamente d'accordo: distruggere la famiglia tradizionale è un buon viatico per la distruzione della civiltà.

      Elimina
    2. All'anonimo: sono pienamente d'accordo, ma stante le sue premesse il legame madre-padre è un legame 'duraturo' cioè deve durare un sufficiente tempo per dare modo pargolo di raggiungere una sufficiente autosufficienza. Pertanto, da quello che dice, verrebbbe meno il concetto di legame fino alla morte (previsto dal matrimonio religioso), in quanto non necessario alla crescita equilibrata di una persona.
      Inoltre faccio notare che altre società umane prevedono un gruppo famigliare composto non necessariamente da una sola donna/madre. Quindi dato che questo tipo di legame è sorto (più o meno) 'naturalmente' sarebbe da accettare e prevedere anch'esso.
      Certo come dice Luca, in qualsiasi modo la si metta, il concetto di famiglia risulta antecedente alla costituzione.

      Elimina