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martedì 23 febbraio 2016

Il Position Paper dell'Italia: "Ci arrendiamo!"

Di seguito propongo una traduzione, un po' pedestre, del Position Paper elaborato dal governo "sul futuro dell'Unione Europea". Siccome non tutti sono particolarmente anglofoni e siccome le enormità che vi sono contenute, riportate dalla stampa, sono davvero incredibili, mi sembra giusto che ognuno legga coi propri occhi.
A breve, in calce, anche un mio breve commento. Quando mi sarà ripreso da questo senso di resa senza condizioni.

Proposta strategica dell’Italia per il futuro dell’Unione Europea: crescita, lavoro e stabilità.

Il progetto europeo sta soffrendo una crisi senza precedenti: la reazione della politica alla recessione economica e ad un'ampia disoccupazione è spesso percepita come insufficiente dai cittadini europei,
che spesso hanno difficoltà a cogliere il valore aggiunto di far parte dell'Unione. Gli interessi nazionali prevalgono sul bene comune. Crescenti segnali di disaffezione, alimentati dalla
eccezionale durata e intensità della crisi, stanno incrementando in modo significativo il consenso nei confronti di proposte populiste; l'euro-scetticismo è in aumento in quasi tutti gli Stati membri.
Se l'Europa vuole essere parte della soluzione - e non del problema - dobbiamo ricostruire la fiducia
tra i nostri cittadini e gli Stati membri, e sviluppare una strategia (a livello UE) per ripristinare
crescita sostenuta e spingere l'occupazione. Abbiamo fatto molta strada verso una maggiore integrazione, ma ora l'Europa è a un bivio: se dovessimo continuare a galleggiare in qualche modo nel mezzo ad una ripresa incerta, non riuscirebbero ad emergere né un progresso nella crescita, né la creazione di nuovi posti di lavoro e l'Eurozona rimarrebbe esposta agli shock, così da vederne minata la sua stessa sostenibilità.
In questo contesto, riteniamo che l'Unione europea è una grande opportunità. Dobbiamo cogliere e
fornire ai nostri cittadini le soluzioni che si aspettano. Il governo italiano presenta pertanto un'agenda politica di vasta portata, con proposte concrete al fine di contribuire al dibattito su come tale opportunità possa diventare un progetto concreto.

1. Una fragile ripresa: sfide e opportunità
La ripresa che si sta sviluppando nel corso degli ultimi trimestri in Europa è ancora troppo modesta e fragile. L'indebolimento della domanda esterna e incertezze sulla prospettiva dell'economia mondiale mostrano un aumento dei rischi al ribasso. Un periodo prolungato di inflazione eccezionalmente bassa unita a una crescita lenta influenzano negativamente il potenziale di crescita e indeboliscono le aspettative sulle prospettive economiche future. Indicatori essenziali quali l'occupazione, la produzione industriale e gli investimenti sono ancora molto al di sotto dei livelli pre-crisi in diversi Stati membri. Gli squilibri si sono ulteriormente ampliati, con conseguenze negative sulla sostenibilità complessiva e la resilienza dell'Eurozona.
I segni di disaffezione nel progetto europeo, che aumentano il consenso nei confronti di proposte populiste, sono molto più diffusi di quanto ci si potesse aspettare anche al culmine della crisi. Questi sono stati alimentati dalla durata eccezionale di crisi, nonché dalla difficoltà di percepire il valore aggiunto di far parte dell'Unione europea. Al contrario, soprattutto in alcuni paesi, la risposta alla crisi è stata percepita come volta a esacerbare di divergenze e la segmentazione tra centro e periferia, nonostante gli sforzi politici messi in atto. Nel complesso, il mix di politiche dell'Eurozona per contrastare la crisi e sostenere una ripresa sostenuta ha dimostrato di essere inadeguato.
Una maggiore convergenza, un'accelerazione delle riforme strutturali e una più forte domanda interna sono necessarie per evitare che perdite significative e persistenti di produzione influenzino in modo permanente la crescita potenziale. Sono necessarie politiche risolute e coordinate, che vadano al di là dell'attuale mix di misure ed al contributo, comunque positivo, della BCE. Sfide urgenti - ripristinare una crescita sostenuta e ancorare le aspettative - devono essere affrontate. Se, invece, l'Europa dovesse continuare a vivacchiare nel mezzo di una ripresa esitante, non riuscirebbero a materializzarsi i necessari progressi nella crescita e la conseguente creazione di posti di lavoro, e l'Eurozona rimarrebbe vulnerabile a shock.
Inoltre, l'Europa si trova ad affrontare nuove formidabili sfide sistemiche, rappresentate dall'afflusso di migranti e richiedenti asilo. Queste sfide richiedono una politica di risposta coordinata, per fornire un sollievo immediato e progettare iniziative comuni per facilitare l'integrazione. Qualsiasi inasprimento dei controlli alle frontiere interne sarebbe dannoso per la libera circolazione del lavoro e delle merci con conseguenze negative di impatto imprevedibile.
Decisioni politiche rilevanti possono essere prese ora, seguendo un approccio integrato in cui l'attuazione di iniziative a breve termine è parte di una più ambiziosa strategia a lungo termine.

2. Un mix di politica globale
Un approccio globale per una più sostenibile e resistente Unione economica e monetaria dovrebbe mirare a rafforzare il potenziale di crescita, migliorando la regolazione la capacità di aggiustamento e la flessibilità dei mercati in tutti gli Stati membri, anche attraverso una migliore condivisione dei rischi. Questo obiettivo politico può essere pienamente raggiunto con un mix di misure politiche a breve e lungo termine. Devono essere prese iniziative su più fronti: riforme strutturali, investimenti, occupazione, settore bancario e mercato interno. Azioni su questi diversi fronti sono infatti complementari e sinergiche.

2.1 Governance per aumentare la capacità di crescita
Il sistema di governance europeo deve fornire i giusti incentivi per una politica fiscale orientata alla crescita e per un continuo sforzo riformatore. Tuttavia, ulteriori passi sono necessari, con urgenza, nei confronti di prolungati livelli storicamente bassi di investimento e di occupazione. I tre principali pilastri delineati dalle recenti "Indagini sulla crescita annuale" - rilanciare gli investimenti, perseguire riforme strutturali e promuovere la responsabilità fiscale - dovrebbe essere visti come pilastri che si rafforzano a vicenda.
La comunicazione della Commissione sulla "Flessibilità nel Patto di stabilità e crescita" ha segnato un passo in avanti nel miglioramento del mix di politiche. Essa crea gli incentivi adeguati per riforme e investimenti, rafforza il coordinamento tra politiche strutturali e politiche fiscali, innescando un circolo virtuoso: interventi strutturali e investimenti aumentano a medio termine sostenendo in tal modo la crescita di consolidamento della finanza pubblica.

2.2 La politica fiscale
In presenza di protratti tassi di crescita modesta e di bassa inflazione per un periodo eccezionalmente lungo, anche la misure straordinarie messe in atto dalla Banca Centrale Europea si stanno dimostrando insufficienti. Lo spazio fiscale dovrebbe essere pienamente utilizzato per sostenere la crescita. Allo stesso tempo, il ripristino di un ritmo sostenibile di crescita e di creazione di posti di lavoro è anche il modo più efficace per mantenere il debito su un percorso sostenibile.
Inoltre, è necessaria maggior simmetria negli adeguamenti macroeconomici. Eccedenze nelle partite correnti molto elevate hanno un impatto negativo sul funzionamento complessivo dell'Eurozona esattamente come i disavanzi. Nella misura in cui esse riflettono eccedenze di risparmio, dovrebbero essere rivolte allo stimolo degli investimenti, sia pubblici che privati. Un approccio più cooperativo per sostenere la domanda porterebbe a un equilibrio vantaggioso per tutti, permettendo così di complementare le riforme strutturali. La "procedura per gli squilibri macroeconomici" dovrebbe essere attuata in modo più efficace a questo fine.
Il nuovo Consiglio Fiscale Europeo dovrebbe avere una visione pan-europea nelle sue analisi e formulare raccomandazioni politiche fiscali per l'Eurozona nel suo complesso. Questa è la chiave per
sviluppare orientamenti di politica aggregata e una strategia di crescita a livello UE che va oltre la
semplice somma dei risultati nazionali.
Le regole di bilancio dovrebbero dimostrare la loro adeguatezza per far fronte a condizioni economiche molto difficili. Un sistema progettato per condizioni di crescita e di inflazione normali ha
dimostrato di essere incapace ad affrontare in modo efficace l'impatto di una crescita molto bassa sui potenziali di crescita e sulla dinamica del debito. Queste carenze hanno implicazioni per la misurazione di indicatori di bilancio su cui le Raccomandazioni si basano e devono essere affrontate.
L'evoluzione dei prezzi dovrebbe essere più efficacemente integrata nelle regole fiscali.

2.3 Mantenere il ritmo delle riforme
Un maggior coordinamento e una più comparazione dei risultati stimoleranno le riforme in tutti i paesi, favoriranno il sostegno politico interno alle riforme e ne miglioreranno l'attuazione. La politica monetaria accomodante crea una finestra di opportunità per aumentare lo sforzo riformatore e aumentare la crescita potenziale. Uno sforzo più coordinato tra i paesi e nuovi strumenti politici generano ricadute positive che testimoniano il valore aggiunto di essere parte di un'area economicamente integrata. Inoltre, la convergenza e una regolazione strutturale coordinata porterebbe maggiore simmetria negli aggiustamenti macroeconomici.
Tutti i paesi hanno bisogno di aumentare lo sforzo riformatore. Riforme strutturali potrebbero sostenere il riequilibrio sia nei paesi in surplus sia in quelli in deficit, poiché aprirebbero opportunità di profitto che stimolerebbero gli investimenti. Ciò consentirebbe anche di facilitare l'attuazione di una più equilibrata politica di bilancio per l'Eurozona nel suo insieme e di ridurre l'attuale sovraccarico di politica monetaria.
Inoltre, un legame molto più stretto dovrebbe essere stabilito tra analisi e raccomandazioni politiche
a livello aggregato da un lato e le loro implicazioni per i singoli paesi dall'altro, tenendo anche conto degli effetti di ricaduta delle politiche economiche nazionali su altri paesi.

2.4 Aumentare gli investimenti
Gli investimenti sostengono la domanda nel breve termine e rafforzano l'offerta e la produzione potenziale nel medio termine. In un contesto di ripresa lenta e fragile, gli investimenti sono la priorità assoluta per mettere l'Unione Europea entro un percorso di crescita sostenibile. Nel recente passato, la caduta degli investimenti nei paesi europei è stato drammatico e molto diffuso; un'inversione di tendenza è ancora molto lenta.
Per contribuire a invertire questa tendenza, la Commissione ha avviato il "Piano Juncker", creando il
"Fondo europeo per gli investimenti strategici" (EFSI). Il Piano è un'importante occasione per stimolare gli investimenti privati ​​con il sostegno pubblico. Il Piano dovrebbe attivare progetti che altrimenti non si realizzerebbero, a causa di un rischio eccessivo, fallimenti del mercato, o vincoli finanziari o di bilancio.
Il ruolo potenziale di catalizzatore del Piano deve essere sfruttato a pieno, in sinergia con le risorse del bilancio dell'UE e con le risorse nazionali, ivi comprese quelle delle "Banche nazionali di promozione", per genuine iniziative di investimento europee volte al finanziamento di beni comuni europei quali le reti trans-europee o l'Unione energetica. Iniziative ad alta intensità di conoscenze, che si concentrano sul c.d. "capitale umano", la ricerca, l'innovazione e l'educazione di eccellenza sono gli investimenti a più alto potenziale di crescita e dovrebbero essere adeguatamente supportato. Un forte impegno nelle riforme strutturali potrebbe sfruttare la ricerca di profitti e opportunità di investimenti.
I paesi dovrebbero utilizzare appieno i loro margini di manovra nella politica fiscale, se disponibili, per aumentare gli investimenti. La governance europea dovrebbe prevedere ulteriori incentivi per gli investimenti in beni pubblici europei anche a livello nazionale. Ulteriori iniziative comuni europee
dovrebbero essere prese in considerazione: progetti per aumentare il potenziale di crescita dell'UE potrebbero essere finanziati da emissioni di debito in comune.
Infine, condividiamo l'idea di una "Unione dei finanziamenti e degli investimenti", in cui il completamento dell'Unione bancaria, dell'Unione del mercato dei capitali e il Piano degli investimenti del Presidente Juncker contribuiscano a una più efficace canalizzazione del risparmio verso gli investimenti.

2.5 Completamento dell'Unione bancaria
Una priorità fondamentale è quello di completare l'Unione bancaria e preservare la fiducia nel settore bancario. Aumentare la capacità di ripresa del nostro sistema bancario, limitando l'impatto dei fallimenti bancari, è questione in cima all'agenda politica, e risultati significativi sono stati effettivamente raggiunti . Molto è stato realizzato per ridurre i rischi, in particolare rafforzando salvaguardie prudenziali per le banche con un aumento dei requisiti di capitale e di liquidità; per rafforzare la vigilanza attraverso stress-test approfonditi a livello UE e con la creazione Meccanismo Unico di Controllo (SSM). Inoltre, a seguito dell'implementazione di normative nazionali di applicazione della BRRD e con l'istituzione del Meccanismo Unico di Risoluzione (SRM), il rischio di un coinvolgimento del settore pubblico è stato significativamente limitato.
Tuttavia, le innovazioni connesse all'attuazione della direttiva BRRD sono sostanziali e l'aggiustamento delle aspettative dei comportamenti delle parti interessate per assimilare il nuovo quadro richiederà del tempo prima di essere completo. L'implementazione delle regole deve dunque essere gestita in modo adeguato per evitare l'instabilità finanziaria anche attraverso una migliore informazione, comunicazione, trasparenza e valutazione del rischio.
Inoltre, l'Unione Bancaria è ancora incompleta e deve essere dotata di strumenti efficaci per affrontare le crisi sistemiche. Un quadro normativo per la condivisione dei rischi è necessario per progredire verso prospettive credibili di stabilità finanziaria. Un Schema Europeo di Assicurazione dei Depositi (EDIS) migliorerebbe in modo significativo il funzionamento dell'Unione bancaria e garantirebbe una maggiore efficienza e stabilità finanziaria. Ancora più importante, sarebbe aumentare la fiducia, che è l'ingrediente chiave per il successo dei sistemi bancari e contribuire,
a sua volta, a ridurre i rischi. Inoltre, stabilire in anticipo una comune ed efficace misura di protezione per il Fondo di Risoluzione Unico (SRF) è necessario per rafforzare la capacità finanziaria del SRF stesso e, in generale, la credibilità del Meccanismo di Risoluzione Unico. La condivisione del rischio è parte integrante di un'Unione bancaria, il cui fine è quello di riuscire a limitare la frammentazione del mercato e la creazione di una vera parità di condizioni per le imprese in tutta l'UE.
Parallelamente, sono necessarie ulteriori misure per ridurre - entro l'orizzonte temporale opportuno - gli alti livelli di debito privato, per affrontare il problema delle sofferenze e migliorare l'efficacia complessiva degli strumenti a tutela dell'insolvenza. Accompagnare alla condivisione del rischio un'ulteriore riduzione del medesimo migliorerebbe notevolmente la stabilità finanziaria, sosterrebbe la ripresa dell'attività creditizia e spingerebbe le prospettive di crescita.
Un'Unione dei Mercati dei Capitali completamente sviluppata rafforzerà ulteriormente il sistema e potrebbe facilitare la diversificazione delle fonti di finanziamento, in particolare per le PMI, e renderebbe più ampio il Mercato unico. Inoltre, esso contribuirà a una migliore regolazione degli shock in tutta l'Eurozona, così da rendere l'Unione Economica e Monetaria più robusta e resistente.

2.6 Ampliare il Mercato unico
L'ulteriore rafforzamento del mercato interno è un'opportunità che deve essere pienamente sfruttata: c'è ampio spazio per ulteriori vantaggi, attraverso un'integrazione più stretta e una maggiore competitività. Il mercato interno è la grande conquista comune dell'Europa a 28. Il Mercato unico è stato al centro della strategia di crescita europea per più di due decenni. Tuttavia, gli interessi nazionali, le barriere istituzionali e i colli di bottiglia, sia a livello nazionale che a livello europeo, hanno impedito di sfruttare appieno i vantaggi di termini di competitività e di crescita.
I continui sforzi per rivitalizzare il Mercato unico, mirati a rimuovere gli ostacoli al Mercato Unico dei Capitali e alla creazione di una Unione dei Mercati dei Capitali, superando la segmentazione del mercato dell'energia, promuovendo l'economia digitale e l'innovazione, vanno nella giusta direzione. Per quanto riguarda l'energia, l'integrazione dei mercati nazionali avrebbe impatto significativo sulla competitività dell'economia europea. Ulteriori passi a la livello nazionale realizzerebbero ulteriori progressi verso il mercato unico, creando le condizioni per facilitare le opportunità di investimento. Le aree di intervento in cui le riforme porterebbero notevoli benefici includono la riforma della pubblica amministrazione, compreso l'accesso agli appalti pubblici, e la riforma della giustizia civile. Infine, progressi nell'affrontare la concorrenza fiscale sleale e nel raggiungimento di una maggiore trasparenza nel settore fiscale possono essere di grande beneficio alle attività commerciali transnazionali e di miglioramento del benessere dei consumatori.
Infine si deve tenere presente che la fonte più promettente di crescita per un'economia senescente come quella dell'Unione europea è la maggiore produttività guidata dall'innovazione. A tale proposito l'obiettivo di una strategia di crescita condivisa dovrebbe essere quello di andare verso quella che potremmo definire a pieno titolo una Unione dell'Innovazione, cioè un insieme integrato di iniziative, che l'UE dovrebbe adottare, per stimolare la creazione di conoscenze attraverso l'investimento nell'istruzione e nella ricerca, che sono i principali motori dell'innovazione.
La cooperazione tra Eurozona e paesi non appartenenti all'area dell'euro sarà un tema-chiave. ulteriori avanzamenti nel processo di integrazione economica e monetaria e dell'Unione europea sono, e dovrebbe essere visti, come capaci di rafforzarsi e beneficiarsi reciprocamente. La convergenza all'interno dell'Eurozona non dovrebbe comportare una divergenza con gli Stati che non sono membri dell'area dell'euro.

2.7 Uno strumento comune per gli aggiustamenti nel mercato del lavoro
Un approccio innovativo è necessario per promuovere e facilitare le regolazioni nei mercati del lavoro europei. Nell'Eurozona, in particolare, data l'assenza di meccanismi di aggiustamento dei cambi, la maggior parte dello sforzo di aggiustamento è a carico del lavoro.
Un meccanismo di stabilizzazione macroeconomica è necessario in quanto i paesi sotto rigorosi vincoli di bilancio possono non essere in grado di regolare il ciclo economico e di prendere contromisure ad un aumento della disoccupazione in caso di shock asimmetrici. Inoltre, la politica monetaria può risultare insufficiente se lo shock è specifico di un Paese.
Un meccanismo comune per mitigare la disoccupazione ciclica e le sue conseguenze rappresenterebbe un'opportunità realizzabile, per l'Eurozona, per fare un passo in avanti verso la sostenibilità e rafforzarne la dimensione sociale. Inoltre, vi sarebbero vantaggi a lungo termine, ove si consideri come alti livelli di disoccupazione per un periodo prolungato di tempo comportino un deterioramento del capitale umano, una minore produttività e un impatto negativo sul potenziale di crescita.
Un Fondo per stabilizzare il mercato del lavoro dovrebbe fornire risorse ai paesi che sperimentano forti aumenti della disoccupazione ciclica. Una volta creato, sarebbe innescato in modo automatico evitando processi decisionali lunghi e complessi.
Un regime di assicurazione contro la disoccupazione potrebbe contribuire a consolidare la crescita a medio termine, attenuando gli aggiustamenti necessari in presenza di shock negativi e limitando
gli impatti negativi sugli altri paesi. Potrebbe amplificare l'efficacia degli impatti e delle ricadute positive delle riforme nazionali. I paesi che non fossero diretti beneficiari delle misure beneficerebbero di un più stabile e prospero contesto macroeconomico. Sarebbe un ulteriore segno della irreversibilità dell'Euro, con un impatto positivo sulla fiducia.
Una struttura di incentivi adeguata può essere costruita per limitare il rischio morale ed evitare trasferimenti permanenti e unidirezionali di alcuni paesi ad altri, pur aumentando la condivisione dei rischi. Ad esempio, il meccanismo potrebbe attivarsi in presenza di una fase verso il basso del ciclo economico sufficientemente ampia in un paese, tale da portare a un aumento della disoccupazione. L'attivazione delle risorse condivise sarebbe al di fuori del controllo dei governi nazionali. Poiché il meccanismo non dovrebbe attivarsi rispetto a casi di disoccupazione strutturale, i paesi beneficiari dovrebbero comunque assumersi la responsabilità di introdurre riforme strutturali nel mercato del lavoro. Lungi dall'essere una scorciatoia per i paesi che non accelerano sulle riforme, la condivisione del rischio sarebbe una forza trainante delle riforme, verso l'attuazione di misure coerenti nei diversi Stati membri.
Il meccanismo potrebbe essere finanziato o destinandovi parte delle risorse nazionali utilizzate per la corresponsione di sussidi di disoccupazione o con una nuova fonte fiscale comune . Tale strumento potrebbe essere creato senza modifiche dei Trattati, e al contempo costruirebbe la fiducia e il sostegno reciproco necessari per cambiare i Trattati medesimi, quando necessario.

2.8 Affrontare la pressione alle frontiere europee
L'Unione europea si trova ad affrontare una sfida senza precedenti rappresentata dall'afflusso di migranti e richiedenti asilo. La crisi dei rifugiati è chiaramente un problema sistemico, che mette l'Europa duramente alla prova. L'opinione pubblica percepisce ampiamente che questa prova richiede una comune risposta europea . Anche il principio di sussidiarietà sottolinea la necessità di una dimensione europea per affrontare le dimensioni e la complessità delle questioni in gioco. Una risposta comune e condivisa è necessaria. L'accordo di Schengen è una delle principali conquiste dell'integrazione europea e deve essere preservato e rafforzato.
Una politica di lungo termine sui rifugiati è necessaria, soprattutto considerando che il fenomeno è destinato a durare. La condivisione della responsabilità per la gestione delle frontiere esterne tra l'UE e gli Stati membri interessati rappresenterebbe una risposta potente. Risorse finanziarie e umane provenienti dall'UE dovrebbero integrare le politiche nazionali per le operazioni di soccorso,
la creazione di hotspot e la prima integrazione dei rifugiati che raggiungono la frontiera europea.
Questi sono i beni comuni europei che richiedono un coinvolgimento dell'UE. Abbiamo bisogno di una soluzione, di soddisfazione per tutti gli attori in gioco, che bilanci i costi a breve termine del finanziamento delle nuove politiche di accoglienza con i benefici di lungo termine derivanti da un processo più ordinato di transizione e integrazione. L'ambito della nuova politica di gestione condivisa delle frontiere esterne dell'UE richiede diverse fonti di finanziamento e giustifica il ricorso ad un meccanismo mutualizzato di finanziamento che potrebbe comportare emissione di obbligazioni comuni.

3. Dal breve termine al lungo termine
Per rendere l'Unione monetaria davvero irreversibile, dobbiamo gestire la comune casa europea con l'adozione di una visione sistemica comune.
Un'unione monetaria più forte ha bisogno di istituzioni comuni più forti istituzioni . In aggiunta all'Unione Bancaria dovrebbe dunque essere considerato quanto segue.
L'istituzione del Meccanismo Europeo di Stabilità (ESM) è stato un importante passo avanti per la gestione delle crisi dei debiti sovrani, attraverso l'utilizzo delle risorse messe in comune. Dovremmo
concentrarsi su come sfruttare appieno i benefici di questo pool di risorse, preservando la sua ultima funzione di "firewall". Un obiettivo ambizioso sarebbe trasformare l'ESM in un Fondo monetario europeo. Nel breve termine, l'ESM dovrebbe diventare una garanzia per il Fondo Unico di Risoluzione, onde salvaguardare efficacemente la stabilità finanziaria nell'Unione.
La realizzazione di un sussidio di disoccupazione comune sarebbe un primo passo per lo sviluppo di una funzione di stabilizzazione per far fronte a shock asimmetrici e un aiuto nella costruzione della fiducia necessaria per iniziative più ambiziose per il futuro.
Ancora, un'iniziativa finanziaria a livello di Unione Europea mirata a finanziare in comune la gestione delle frontiere esterne potrebbe anche rappresentare un esempio rilevante di condivisione
delle responsabilità e della fornitura di beni pubblici europei.
A lungo termine, l'Unione monetaria deve essere dotata di una capacità fiscale correlata ai compiti di promozione degli investimenti e riduzione degli impatti del ciclo economico. un'area fortemente integrata, come l'UEM, è caratterizzata da beni pubblici che possono essere meglio prestati a livello sistemico. Si pensi ai grandi investimenti, a funzioni di stabilizzazione economica, al finanziamento di politiche degli Stati membri che abbiano ricadute positive.
Queste funzioni possono essere gestite da un Ministro delle Finanze dell'Eurozona. Il valore aggiunto di un Ministro dell'Eurozona potrebbe essere quella di eseguire una politica fiscale comune e di assicurare che una politica fiscale coerente ed equilibrata sia perseguito a livello aggregato. A questa fine, si renderebbe necessario un bilancio dell'Eurozona, con risorse adeguate. Naturalmente, un tale ministro dovrebbe essere politicamente attrezzato per svolgere questo ruolo. Anche se questa cifra potrebbe essere costituita in seno alla Commissione europea - sulla falsariga dell'Alto rappresentante - sarebbe importante che avesse un forte legame anche con il Parlamento europeo.

4. Conclusioni
Una lezione derivante dalla crisi è che la stabilità e il progresso dell'UEM richiede una maggiore fiducia reciproca, tra cittadino e istituzioni europee e tra gli Stati membri, nonché un approccio sistemico più forte, il che implica più attenzione alle esternalità positive del processo di integrazione. La fiducia reciproca può essere accumulata mostrando agli altri Stati che un paese si attiene alle regole. Le regole devono essere progettate in modo da premiare il rispetto delle stesse e scoraggiare i comportamenti non cooperativi (vale a dire impedire il rischio morale). Allo stesso tempo, le regole devono prevedere meccanismi di condivisione del rischio che aumentino i "ritorni" per comportamenti cooperativi. Meccanismi di condivisione del rischio sono una componente chiave per il buon funzionamento dell'UEM. In altre parole, le regole devono consentire la mutualizzazione. I due elementi, mitigazione del rischio e condivisione dei rischi, si rinforzano reciprocamente. Prevenire il rischio morale rafforza la fiducia e supporta la mutualizzazione. La condivisione e la mutualizzazione dei rischi offre un forte incentivo a rispettare le regole e a evitare comportamenti opportunistici.
Ricostruire la fiducia tra gli Stati membri e disinnescare i pregiudizi nazionali sono i principi che dovrebbero guidare le azioni dei governi europei. Questi sforzi devono includere tutti i 28 Stati membri. Molti dei punti di cui sopra - in particolare il miglioramento del mercato unico e lo sviluppo un'Unione dei Mercati dei Capitali ben funzionante, il piano degli investimenti, così come iniziative per affrontare la crisi dei rifugiati - sono questioni comunitarie e devono essere discusse tra i 28 Paesi. Il grado di cooperazione tra i pro e i contro su questi temi sarà la chiave per fare progressi reali.
Il dibattito sul futuro dell'unione monetaria è una grande opportunità per rafforzare la capacità di ripresa dell'economia europea e del progetto europeo in generale. Per fare passi in avanti in questa nuova sfida, bisogna essere guidati da alcuni principi fondamentali:
- la percezione del legame tra problemi di breve e lungo termine dovrebbe essere rafforzata e basarsi su una visione comune. Non ci dovrebbe essere nessuna scusa per concentrarsi solo sul breve termine;
- la distinzione tra le misure che richiedono ovvero che non richiesto modifiche dei Trattati non dovrebbe essere un ostacolo a obiettivi politici ambiziosi. Molto può essere fatto con i Trattati attuali, così da costruire il supporto il cambiamento dei Trattati quando necessario;
- l'Unione Economica è un progetto multidimensionale. Il rafforzamento dell'integrazione monetaria e finanziaria dovrebbe andare di pari passo con le misure per stimolare la crescita e la creazione di posti di lavoro. Ciò per dimostrare ai cittadini europei che l'Europa può essere una parte della soluzione e non del problema;
- il rafforzamento dell'UEM dovrebbe essere l'occasione per rafforzare i rapporti fra Paesi UEM e Paesi non UEM, con benefici reciproci.

Non voglio commentare analiticamente questo sproloquio.
Dico solo che mi ricorda le bizze forsennate dei miei figlioli, quando erano più piccoli: la rabbia li stravolgeva, si opponevano a quello che io o la mamma chiedevamo, e tanto più si arrabbiavano quanto più capivano, loro stessi, che di lì a poco avrebbero, spontaneamente, ubbidito agli ordini.
E così qui. Prima, attacchi alla Germania per i surplus accumulati, rivendicazione di risorse per la questione dei migranti e per combattere la disoccupazione (sia pure sotto la forma politicamente improponibile degli Eurobond), quindi l'accettazione di un Ministro delle Finanze Europeo (cioè una specie di sovrano assoluto del rigore continentale) e il collegamento fra il Fondo Unico di Risoluzione (una specie di Fondo interbancario di garanzia dei depositi su scala europea) e l'ESM (il c.d. Fondo salva-Stati, che in certe circostanze può essere anche utile - a tutti meno che a chi lo usa - ma ha il piccolo inconveniente di richiedere di mettersi in casa la Troika).
Che poi - devo ammettere, sorprendendomi - ho capito che certe cose, Matteo, le ha capite.
Che tagliare la spesa pubblica, anche quella così detta "improduttiva" (?), provoca una connessa riduzione del PIL che, soprattutto in caso di indebitamenti oltre il 100% del prodotto interno, peggiora - non migliora - il rapporto fra le due grandezze.
Che in una situazione di cambi fissi a noi sfavorevole (condizione data che, peraltro, lui non cita mai), una sia pur timida ripresa economica comporta l'esplosione dell'import rispetto all'export, e dunque un peggioramento - non un miglioramento - dell'economia nazionale  (lui parla di PIL anziché di Prodotto Nazionale, ma insomma il concetto è chiaro).
Che dentro l'Euro, non potendo agire sui tassi di cambio, la produttività si riacquista soltanto mediante la deflazione salariale (che però ha come corollario un aumento significativo della disoccupazione).
Tutte queste cose le trovate qui (dal minuto 47:20).



Certo, non è che ci vuole un asso, ma rispetto ai gloriosi tempi dell'austerità espansiva si sono fatti passi da gigante.
E allora non si capisce questo documento cosa sia. Una resa? Un modo come un altro di mettere le mani avanti nei confronti dei cittadini italiani? Una specie di terapia psicanalitica, in cui si cerca di rifocalizzare il rimosso (in particolare, il Fiscal Compact)? Sì, perché - parliamoci chiaro - l'unica proposta "vera" del paper è una proposta... franco-tedesca, cioè l'istituzione di un Ministro delle Finanze Europeo.
Non lo so. Quello che so, è che il futuro, per l'Italia, appare tutt'altro che roseo.

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