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mercoledì 27 gennaio 2016

Abbiamo una (bad) bank!

Ovvia. Ce l'abbiamo fatta.
PCP ha portato a casa la bad bank, nella versione Philadelphia Light di una garanzia sulla cartolarizzazione delle sofferenze.
O, per dirla con Fabio Bolognini (che sulla materia ha molto da dire... e sta dicendo su Twitter):
A occhio, nihil sub sole novi: si crea la solita scatoletta vuota (SPV, dicono quelli fichi) a capitale minimo, le si fa comprare - con un certo sconto... facciamo il 75% del nominale? - una bella fetta degli NPV delle varie banche da pagare mediante emissione di bond con diverso rating (di solito si fanno tre, quattro emissioni: senior, mezzanine e junior), si prova a fare in modo che la SPV recuperi abbastanza sofferenze per onorare cedole e capitale, et voilà.
In più, stavolta, a garantire gli acquirenti dei titoli emessi dalla SPV sarà lo Stato, mentre CDP dovrebbe avere un ruolo di "Banca Agente" (anche se...):
Il tutto, si spera, dovrebbe allentare, almeno un po', la tensione sul nostro sistema bancario. E questo è bene. Perché se salta Mps, o Unicredit, o un'altra così, arrivano l'Olandese strabico, la Francese stinta e Marione nostro, e ci fanno un culo come un cappello da cardinale.
Però.
Primo. La garanzia è solo sulle tranche senior (quelle che normalmente si comprano i famosi "investitori istituzionali"). Le altre, non garantite, potrebbero dunque essere sottoscritte, come al solito, dagli originator, che in questo caso non riuscirebbero a smollarsele dal bilancio. La cosa, evidentemente, toglie molto appeal alla misura.
Secondo. Qualche banca rischia di non poterselo permettere. Sì, perché la cessione pro soluto allo SPV non avviene a valori di bilancio, ma ad una cifra assai inferiore (c.d. haircut), per cui gli Istituti che vogliono perseguire questa strada devono mettersi in testa di portare a bilancio, nel 2016, discrete perdite non preventivate. Con ovvi impatti sul capitale di vigilanza (CET1), che potrebbe avvicinarsi molto al limite minimo previsto dallo SREP. Che, tradotto in linguaggio umano, significa rischio concreto di aumento di capitale. Metto qui questo tweet, che secondo me dà un'idea quanto meno delle grandezze.
Poi, al di là di ogni considerazione economica, è sempre splendido il meccanismo. Sì, perché - alla fine - chi è che si compra i titoli dello SPV? Operatori finanziari professionali, grandi banche estere, forse qualcuna italiana, assicurazioni, ecc., i quali, se le cose vanno bene (mmh... mi sa di no), da questa storia ci tirano fuori un sacco di quattrini, però se le cose vanno male (eh, probabile), comunque lo stesso. Eh sì, perché la differenza rispetto a quanto pensavano di riprenderci ce la mettiamo noi, e buona notte.
Non solo: a pagare, sembra, sarà lo Stato (speriamo). Ma si è molto parlato anche di CDP. E questo apre un altro capitolo, che è quello del pervicace tentativo di questo governo di dissestare a tutti i costi il risparmio postale (da utilizzare a seconda del giorno per l'Ilva, per Fincantieri, per la banca larga stretta e media, e così via...), con buona pace per quegli speculatori impenitenti che hanno qualche risparmio sui libretti di deposito.
Ora, qui, io devo fare pubblico riconoscimento ad Andrea Lignini, il quale, in tempi non sospetti, lanciò una campagna di questo genere:
Infine.
La morale della favola è che tutti questi simpatici signori che lucreranno sulle disgrazie altri sono gli stessi che, prestando i soldi totalmente a cazzo negli anni delle vacche grasse, hanno ingenerato la tremenda crisi che ancora ci perseguita e che sono stati poi salvati da morte certa non con una garanzietta da poracci, ma tramite miliardi di aumenti di capitale pubblici e la distruzione delle economie di interi Paesi della periferia dell'Euro (la Grecia, certo, ma anche noi abbiamo dato).
Quando il gioco è truccato, il banco vince sempre.

(Primo aggiornamento para-tecnico - 27 gennaio)

Il mercato è fortemente confuso per la mancanza di dettagli sufficienti. Di sicuro, c'è una garanzia statale il cui costo dovrebbe attestarsi attorno ai 100 bps. per i primi 3 anni.

Primo problemino. Secondo gli analisti, la copertura delle sofferenze in questione dovrebbe aggirarsi di poco sotto al 75%; pertanto, le banche potrebbero anche decidere di non vendere gli NPL, oppure di sottoscrivere loro stesse le tranche junior, al fine di poter godere del maggior valore che ritengono possa essere estratto da questi crediti problematici.
Se però il decreto governativo imponesse la cancellazione dai bilanci sin dall'inizio dell'operazione, si potrebbe verificare un clamoroso buco nell'acqua.

Secondo problemino (di cui si è detto anche sopra). Gli analisti stimano che le nuove regole permettano subito cartolarizzazioni per circa un terzo delle sofferenze, quelle che hanno minori problemi (perché ben coperte) e che dunque non impattano in modo significativo sui fondamentali delle banche. Quando (e se) invece si inizieranno a toccare portafogli di minore qualità, p.e. quello di Mps, alcuni problemi di capitalizzazione si potrebbero porre.
Con un ulteriore, anche più concreto, rischio di flop della misura.

In generale:

(Secondo aggiornamento para-tecnico - 27 gennaio)


Apprezzamento dell'operazione da parte del mercato:

grazie anche a questo fantastico comunicato stampa del Mef (enfatizzazioni mie):

Presto disponibile la Garanzia Cartolarizzazione Sofferenze (GACS)
Il Governo sta per varare le norme che definiscono un meccanismo di garanzia utile a smaltire i crediti in sofferenza presenti nei bilanci bancari. La Commissione europea concorda che il meccanismo non prevede aiuti di Stato.
Lo schema prevede la concessione di garanzie dello Stato nell'ambito di operazioni di cartolarizzazione che abbiano come sottostante crediti in sofferenza.
Lo Stato garantirà soltanto le tranche senior delle cartolarizzazioni, cioè quelle più sicure, che sopportano per ultime le eventuali perdite derivanti da recuperi sui crediti inferiori alle attese. Non si potrà procedere al rimborso delle tranche più rischiose (junior e mezzanina), se non saranno prima state integralmente rimborsate le tranche senior garantite dallo Stato.
Le garanzie possono essere richieste dalle banche che cartolarizzano e cedono i crediti in sofferenza, a fronte del pagamento di una commissione periodica al Tesoro, calcolata come percentuale annua sull'ammontare garantito. Il prezzo della garanzia è di mercato, come riconosciuto anche dalla Commissione europea, che concorda sul fatto che lo schema non contempli aiuti di Stato. Il prezzo sarà calcolato prendendo come riferimento i prezzi dei CDS degli emittenti italiani con un livello di rischio corrispondente a quello dei titoli garantiti. Il prezzo sarà crescente nel tempo, sia per tenere conto dei maggiori rischi connessi a una maggiore durata delle note, sia per introdurre nello schema un forte incentivo a recuperare velocemente i crediti. Il prezzo previsto per i primi tre anni è calcolato come media del mid price dei CDS a tre anni per gli emittenti con rating corrispondente a quello delle tranche garantite. Al quarto e quinto anno il prezzo aumenterà in conseguenza dell'applicazione di un primo step up (CDS a 5 anni) e del pagamento di una maggiorazione incentivante, a compensazione del minore tasso pagato per i primi 3 anni. Dal sesto anno in avanti il prezzo della garanzia sarà pieno (CDS a 7 anni). Per il sesto e settimo anno sarà anche dovuta una ulteriore maggiorazione incentivante, a compensazione del minore tasso pagato per i primi 5 anni.
Lo Stato rilascerà la garanzia solo se i titoli avranno preventivamente ottenuto un rating uguale o superiore all'Investment Grade, da un'agenzia di rating indipendente e inclusa nella lista delle agenzie accettate dalla BCE. Il rating sarà rilasciato applicando i criteri rigorosi che le agenzie sono tenute ad osservare, che includono: la stima analitica dei flussi di cassa associati al titolo garantito, la verifica della qualità di tutti i crediti sottostanti, la percentuale investita nelle tranche che assorbono per prime le perdite, la capacità operativa del servicer che sarà incaricato del recupero dei crediti. Le banche saranno tenute a dare l'incarico di recuperare i crediti a un servicer esterno e indipendente. Questo impedirà che l'azione di recupero sia frenata da eventuali conflitti di interesse.
La presenza della garanzia pubblica faciliterà il finanziamento delle operazioni di cessione delle sofferenze. Questo intervento si aggiunge alle numerose misure approvate in questi mesi per contribuire al rafforzamento in atto del settore bancario (trasformazione delle maggiori banche popolari in società per azioni, riforma delle fondazioni bancarie, semplificazione delle procedure di recupero crediti e delle procedure di insolvenza per ridurre i tempi, adeguamento allo standard europeo del trattamento fiscale delle svalutazioni, la prossima riforma delle banche di credito cooperativo).
Con questo ulteriore tassello, il complesso degli interventi faciliterà la gestione efficace e progressiva del residuo elemento di debolezza del settore bancario italiano, rappresentato dalla concentrazione di crediti deteriorati.
L'intervento non genererà oneri per il bilancio dello Stato. Al contrario, si prevede che le commissioni incassate siano superiori ai costi, e che vi sia pertanto un'entrata netta positiva.


(Terzo aggiornamento - 28 gennaio)


Ottimo post su www.zerohedge.com, che cita Citi: "un costo troppo alto [delle garanzie governative] renderebbe il trasferimento delle sofferenze alla bad bank non conveniente per le banche, che potrebbero potenzialmente vedere aprirsi nuovi deficit di capitale. Un prezzo troppo basso sarebbe una violazione delle regole sugli Aiuti di Stato, coinvolgendo così nelle perdite gli investitori (e potenzialmente i depositanti). La versione italiana della bad bank è molto diversa da quelle realizzate in altri paesi dell'UE dal 2008 (in Spagna, Irlanda), in cui gli Istituti sono stati costretti a vendere, in tutto o in parte, i loro crediti inesigibili - con un prezzo stabilito - ad una banca-veicolo sostenuta dal governo. Il sistema italiano è una versione molto più leggera e come tale rischia di avere un impatto molto più ridotto sui bilanci delle banche".
Anche Citi nota che, molto probabilmente, si tratterà di una garanzia inutile. Anche Citi aggiunge che, per certe banche, probabilmente si aprono anche scenari di ricapitalizzazione. Citi, però, aggiunge anche un'altra cosa: se lo Stato, nel prossimo decreto legge, sbaglia il costo della garanzia, o fa il furbo, a rimetterci potrebbero essere - via bail in - azionisti e obbligazionisti degli Istituti che faranno ricorso allo strumento.
Poi ci si domanda perché le banche calano in borsa.

(Quarto aggiornamento - 11 febbraio)

Il Consiglio dei Ministri n. 103 ha approvato un decreto legge che - oltre a modificare radicalmente il sistema della BCC - "include inoltre le disposizioni che permettono di avviare il regime di garanzia sulle passività emesse nell'ambito di operazioni di cartolarizzazione realizzate a fronte della cessione da parte di banche italiane di portafogli di crediti pecuniari qualificati come sofferenze...".
Così si esprime il comunicato stampa del governo: "la garanzia dello Stato può essere concessa solo ai titoli della classe senior e  purché questi abbiano previamente ottenuto un livello di rating da una agenzia riconosciuta dalla BCE corrispondente a un investment grade. La garanzia diviene efficace quando la banca abbia venduto più del 50% dei titoli junior.
La garanzia è onerosa e il prezzo della garanzia è costruito prendendo come riferimento i prezzi dei credit default swap di società italiane con un rating corrispondente a quello dei titoli senior che verrebbero garantiti.
Il decreto legge definisce anche le caratteristiche delle operazioni ammissibili e dei titoli senior, la procedura di richiesta e l’eventuale fase di escussione delle garanzia".

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