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domenica 24 gennaio 2016

Mps e i suoi fratelli (ovvero i figli di Troika)

A me pare di sognare. La scorsa settimana, rispetto alla crisi - parzialmente rientrata, almeno sui listini - che ha investito le principali banche del nostro Paese e non solo (sì, perché si parla solo di Mps, ma anche le altre non se la sono passata un granché meglio:
tanto per dire) ne abbiamo sentite di ogni. Diciamo che il ventaglio di opzioni è andato da: "non ci sono speculazioni!", fino a: "è stata tutta una speculazione!". Passando per: "le banche sono solide!", o "io compro subordinati a tutta manetta!", e così via delirando.
Ora, per quanto riguarda il Montepaschi, la situazione - senza tanti commenti - è questa.
Anche il motivo di fondo è abbastanza chiaro. Gli Istituti italiano sono zavorrati da 200 miliardi di Euro di sofferenze lorde (cioè, poco meno di 90 miliardi di Euro al netto delle perdite già portate in bilancio), cui si aggiungono circa 113 miliardi di incagli (crediti scaduti, o problematici, che potrebbero passare anch'essi a sofferenza). La crescita di questi ultimi, peraltro, è stata assai significativa negli ultimi anni, mentre le politiche di passaggio dei medesimi a sofferenza si sono dimostrati, in alcuni casi, abbastanza timide. Riporto qui di seguito un grafico che, riferito ai dati 2014, spiega piuttosto bene la cosa (l'articolo originale, da Fabio Bolognini, lo trovate qui):
Non a caso, Mps sta disperatamente cercando di disfarsi della maggior quantità possibile di NPL (che vuol sempre dire sofferenze, ma fa molto fico): è di oggi la notizia della cartolarizzazione di un portafoglio di crediti leasing da 1 miliardo e 600 milioni di euro, di cui circa la metà piazzati sul mercato a investitori istituzionali, ma già a giugno scorso Ifis aveva acquistato circa un miliardo di posizioni dubbie, mentre a fine dicembre vi è stata la cessione pro soluto a Deutsche Bank di un altro miliardo di crediti. La stessa BCE, d'altronde, ha richiesto espressamente alla banca non soltanto la "prosecuzione attiva delle iniziative volte a fronteggiare le non-performing exposures
(NPE), insieme ad iniziative di ristrutturazione, ivi incluse operazioni di aggregazione", ma anche iniziative concrete "finalizzate a monitorare efficacemente... l’adeguatezza patrimoniale delle controllate MPS Capital Services e MPS Leasing & Factoring" e la "messa in atto di una documentata strategia su rischio di liquidità e di funding".
Tradotto: avete un'esagerazione di sofferenze e troppi pochi soldi in cassa, fondetevi se non volete chiudere. Visto che di cavalieri bianchi se ne vedono pochi in giro, c'è da stupirsi che il titolo soffra, anche molto, in borsa?
Capisco d'altronde l'obiezione: questa situazione va avanti da anni. Perché proprio ora si scatena il panico?
Risposta: (i) le banche più importanti del Paese sono sotto il diretto controllo della BCE; (ii) la suddetta BCE controlla i requisiti patrimoniali per fronteggiare i rischi tipici e non dell’attività bancaria (c.d. ICAAP) e dà un giudizio complessivo di adeguatezza sulla banche, ma - soprattutto - indica anche azioni correttive (è il famoso SREP); (iii) affinché i controlli di cui sopra siano effettivi, alla BCE spetta anche la c.d. asset quality review (o AQR), cioè un'analisi approfondita degli attivi bancari; (iv) infine, da gennaio 2016, è entrato in vigore il sistema del bail-in, per cui in caso di dissesto di una banca a pagare sono gli azionisti, poi gli obbligazionisti e infine i correntisti.
(Di tutta la questione ne abbiamo lungamente parlato qui; chi fosse interessato si può leggere il D. Lgs. n. 180 del 2015, chi invece ha tendenze masochistiche può consultare anche la Circ. n. 263 del 2006 di Banca d'Italia).
Se dunque in un sistema già sull'orlo della crisi di nervi arrivano richieste di chiarimenti, da parte della Banca Centrale Europea, sulle modalità di contabilizzazione dei crediti problematici (qui accanto c'è il comunicato Mps, ma lo stesso vale anche per Unicredit, Carige, popolare Milano, Banco Popolare e Bper: un articolo interessante è qui), e se anzi questa lettera è interpretata come una specie di sorellina minore di quella che, qualche anno or sono, fece inneggiare un giornale ridicolo alla liberazione, è ovvio che gli operatori vadano nel panico: la BCE impone una svalutazione dei crediti simile a quella delle 4 banche fallite a dicembre = il capitale delle banche coinvolte nell'esame della BCE si riduce o addirittura si azzera = per il rispetto dei requisiti SREP sono necessarie ulteriori azioni di rafforzamento = risulta chiara l'impossibilità di aumenti di capitale o di fusioni = bail-in dell'Istituto e tanti saluti.
Il tutto, al fine di imporre l'aiuto dell'ESM e, quindi, la Troika.

(Ve la ricordate quella battuta sul Giappone... Qualcuno l'avrà forse riciclata per l'Italia).

In quest'ottica si capiscono bene le voci di fusione fra Mps e Intesa (del tutto fantastiche, dal momento che Intesa non ha abbastanza capitale per assorbire il "boccone" Montepaschi), di "spezzatino" di Mps, con la rete Antonveneta che avrebbe potuto essere autonomamente venduta al miglior offerente (ah, l'ironia della sorte! Antonveneta ne ha già ammazzate tre, di banche, magari continuerà ancora), oggi addirittura di fusione a tre con UBI e Popolare di Milano su richiesta addirittura di Mario Draghi in persona. Qualsiasi cosa, per evitare il bail-in! Qualsiasi cosa per evitare la Troika! Aiuto, non abbiamo più una banca!
Insomma, mercoledì mezzo sistema bancario era fallito. Poi, di colpo, il sereno. Mps guadagna in un giorno il 40% (ovviamente il 40% di quel che era rimasto... ma contentiamoci).
Perché?
In primo luogo, perché ha perlato il sullodato Marione, il quale ha detto, in sostanza, che la letterina "è stata mal interpretata", che si tratta di un "mero questionario" e che i bilanci delle banche italiane sono solidi.
Secondariamente perché - secondo il Ministro Padoan - entro qualche giorno si chiuderanno i negoziati sulla bad bank, rispetto alla quale la Commissione dovrebbe ritenere compatibile col diritto UE una garanzia statale "a prezzi di mercato" (statale mediante artifici finanziari tipo l'emissione di ABS, o diretta tramite la CDP, poco importa; comunque molto più ampia, in termini di risorse, rispetto a quella precedentemente prevista) sugli NPL ceduti a terzi dal sistema creditizio italiano.

Ora, questa accelerazione è assai più misteriosa del crollo di Mps, e lo è anche per chi - sulla materia - è ben informato. A voler pensare bene, si può credere che anche a Bruxelles abbiano capito che il gioco è scappato di mano: che succederebbe alle sofferenze italiane, nel caso di un rialzo dei tassi? Non solo: con 200 miliardi di Euro di sofferenze, le banche italiane potrebbero continuare ad acquistare, come in passato, titoli dello Stato, evitando un rialzo devastante dello spread? Il sito http://www.zerohedge.com/, appena citato, fa finta di crederci; noi, conoscendo la nota assennatezza dei burocrati di Bruxelles, un po' meno. Aggiunge d'altronde, lo stesso sito, le parole di un analista di Bloomberg, secondo cui un voltafaccia così smaccato da parte della Commissione "può aiutare temporaneamente a rassicurare i mercati, ma alla fine potrebbe scuotere la fiducia nell'Euro", e poi di un analista italiano, che testualmente nota: "tutti stanno dando al Governo qualche ora in più per trovare una soluzione. A seconda della soluzione, la situazione si stabilizzerà o inizieranno, di nuovo, forti cali".
Ricapitoliamo. Gli attacchi a Mps sono attacchi al sistema bancario italiano, di cui l'Istituto di Siena è l'anello più debole. Questi attacchi si verificano quando vi è la percezione che le Autorità europee vogliano mettere il naso nelle sofferenze delle banche del nostro Paese, o quando pare che le richieste italiane sulla bad bank non siano recepite a Bruxelles.
Allora, siamo sicuri che il fraintendimento della letterina della BCE sia un vero fraintendimento? Siamo sicuri che la Commissione abbia davvero cambiato idea sulla bad bank? O non si tratterà di un avvertimento, in perfetto stile mafioso, al nostro beniamino Matteo, che ultimamente - sulle clausole di flessibilità, sulle sanzioni alla Russia, sul pagamento del pizzo alla Turchia - ha fatto un po' il simpatico col famoso ditino alzato?
Altro che referendum costituzionale! Mercoledì scorso, a Palazzo Chigi secondo me non pensavano nemmeno di mangiare la colomba.
Poi qualcosa è cambiato. Come? Perché? Altro che fondi speculativi! Le domande vere di tutta la questione sono proprio queste, perché incidono sul nostro futuro.
Matteo sarà andato a Canossa? O ad Anagni? Ce lo diranno le prossime settimane.

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