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martedì 20 giugno 2017

Terrorismo e strategia della tensione, oggi

"Improvvisamente i partiti ed il Parlamento hanno avvertito
che potevano essere scavalcati.
La sola alternativa che si è delineata nei confronti
del vuoto di potere conseguente
ad una rinuncia del centrosinistra,
è stata quella di un governo di emergenza,
affidato a personalità cosiddette eminenti, a tecnici,
a servitori disinteressati dello Stato che, nella realtà del Paese qual è,
sarebbe stato il governo delle destre,
con un contenuto fascistico-agrario-industriale,
nei cui confronti il ricordo del 1960 sarebbe impallidito"
(Nenni, 1964).


(Il post è la rielaborazione, in forma più ampia, di questo articolo uscito su Il Format. Per una tragica ironia della sorte, lo pubblico proprio la sera dell'ennesimo attentato, forse fallito).


Dopo l'attentato di Manchester (nel quale 22 ragazzi hanno perso insensatamente la vita e che ha necessitato una non rudimentale organizzazione) e quello di Londra (che pare più "fatto in casa", ancorché da tre persone coscienti e ben motivate) molti hanno iniziato a interrogarsi sulla specificità di questo crescente terrorismo di matrice islamica, volto a colpire, indiscriminatamente, le persone comuni in luoghi non particolarmente simbolici, col chiaro fine di seminare panico e ansia nella popolazione. Panico e ansia, per di più, che in qualche modo finirà con ogni probabilità anche per ripercuotersi sulle elezioni che si terranno domani.
In effetti, rispetto all'esperienza dell’Ira (il cui fine - l’indipendenza dell’Irlanda del Nord - non era revocabile in dubbio) questi attacchi non solo mancano di evidenti obiettivi strategici (a meno di non voler vedere in questi atti un tentativo di realizzazione di una jihad permanente in Europa), ma si contrappongono alle bombe nordirlandesi anche per quanto riguarda le relative vittime. Le operazioni, anche sanguinose, dell'Ira, erano infatti rivolte ad obiettivi economici e militari (a fronte invece di rappresaglie protestanti spesso indiscriminate) quando non addirittura politici (notissimo il tentativo di omicidio di Margaret Thatcher del 12 ottobre 1984, richiamato nel tweet).
Qui cosa abbiamo, invece, almeno a voler credere ai giornali? Lupi solitari, musulmani della porta accanto radicalizzatisi (ammesso che questa parola abbia un senso compiuto), qualche pazzo, e così via. Unico collante, sempre secondo i media, la religione professata.
Un quadro di questo genere, comunque la si voglia pensare, più che ai movimenti terroristici europei di matrice indipendentista fa pensare agli episodi stragisti che hanno insanguinato l'Italia negli anni Settanta. Episodi stragisti che sono apparsi alla Commissione Pellegrino "come il frutto, se non di un disegno criminoso unico, certo di un contesto unitario", la cui designazione sintetica, a livello storiografico, va sotto il nome di "Strategia della tensione".
Certo, una differenza sostanziale esiste: lo stragismo si caratterizzava per la premeditata vaghezza di mandanti ed esecutori materiali (ancora oggi Piazza Fontana e l'attentato all'Italicus sono misteri insoluti, Piazza della Loggia si dibatte fra processi e condanne e assoluzioni), quando non addirittura per il tentativo di indirizzare le indagini verso avversari politici (come nel caso della bomba, esplosa troppo presto, che Nico Azzi stava sistemando, copia di Lotta Continua in tasca, sul treno Torino-Roma; la stessa strage di Piazza della Loggia in cui - se quel giorno non fosse piovuto - sarebbero probabilmente morti esponenti delle forze dell'ordine e non manifestanti), mentre il terrorismo islamico rivendica orgogliosamente i propri sé dicenti "martiri" (che anzi spesso - da buoni cittadini - fanno la cortesia alle forze dell'ordine ed ai giornalisti amici di lasciare i propri documenti in bella mostra, in modo da essere subito riconosciuti). Ma l'indeterminatezza dei bersagli e l'oscurità dei fini è la stessa. D'altronde, anche il ben più riconoscibile e "selettivo" terrorismo di sinistra ha conosciuto sin dall'inizio una certa dose di infiltrazione ed etero-direzione (per alcuni non estranea neppure alla ideazione o, quanto meno, alla gestione del sequestro Moro), secondo modalità che oggi paiono replicarsi proprio nell'ambito del c.d. terrorismo islamico.
Ma in che costa si sostanziava, all'epoca, quel "contesto unitario" di cui parla la Commissione Pellegrino? Probabilmente nel tentativo (portato avanti da gruppi di pressione, ma anche da apparati dello Stato e da rappresentanti di Potenze straniere) non già di rovesciare l'ordinamento esistente, bensì di limitarlo, in qualche modo torcerlo rispetto ai suoi fini originari, ridurne il potenziale riformista a favore di specifici blocchi sociali. Tentativo, peraltro, da attuare attraverso due binari paralleli: la paura da un lato, la minaccia autoritaria dall'altro (quella del "tintinnare di sciabole" del 1964, che aveva portato alla prima crisi del centrosinistra, poi superata - sia pure a prezzo di un affievolimento della spinta innovatrice iniziale - a partire dalle costatazioni di Nenni sopra riportate; quella del Golpe Borghese, il cui contrordine - determinato, si dice, dal venir della disponibilità dell'Arma dei Carabinieri e dalla volontà statunitense di non assicurare un appoggio risolutivo all'operazione - era probabilmente previsto sin da principio).
Non a caso, scrive ancora la Commissione Pellegrino, "le analogie più inquietanti che legano i vari episodi è rappresentata da un comportamento di alcuni apparati statali qualificabile se non proprio come connivente [con i gruppi eversivi] quanto meno come tatticamente armistiziale”, volto alla insorgenza di "un clima di forte tensione politica, tale da giustificare l'intervento miliare o, quanto meno, una forte richiesta sociale d’ordine e di involuzione autoritaria delle Istituzioni" e della stampa. Un esempio in questo senso è il noto Piano di rinascita democratica della P2, il quale parte dalla costatazione della crisi irrimediabile della Democrazia Cristiana - problema la cui soluzione si rintraccia nella creazione di due nuovi movimenti politici, uno social-laburista e l'altro liberal-moderato o conservatore, in grado di catalizzare, a destra e a sinistra della DC. le aree moderate che stentatamente convivono all'interno del partito impegnandosi in una lotta interna esiziale - per poi estendersi a una revisione del sistema politico-statale muovendo da una visione fortemente economicistica della società, che relega in un angolo la politica, i cui rappresentanti hanno necessità di una garanzia che non gli viene dalla legittimazione, ma dai rappresentanti delle élites, attribuendogli un ruolo di strumento di mediazione tanto ineliminabile quanto sgradito e quindi relegato in una posizione fortemente marginale e in buona sostanza appena tollerato per conservare il carattere democratico del sistema.
Certo, io non ho alcuna prova di una logica armistiziale (o anche semplicemente di regime di tolleranza) fra terrorismo e apparati di sicurezza, però mi guardo intorno, ed i puntini da unire sono talmente fitti che il disegno si vede subito, solo a non volere essere ciechi.
A fructibus eorum cognoscetis eos. 
"Quando è troppo è troppo!”, ha tuonato Theresa May, che non ha perso tempo sia a chiedere ai giganti del web “azioni concrete” per arginare quello che lei definisce “l’odio” che si propagherebbe nella rete, sia ad annunciare un inasprimento delle misure repressive nei confronti di tutti i reati (anche i reati minori) in qualche modo legati al terrorismo. Cioè, a chiedere una censura soft delle piattaforme su internet e imporre una significativa riduzione della privacy dei propri cittadini.

Nel frattempo, in Francia, non soltanto non è stato ancora revocato lo stato di emergenza inaugurato dopo la strage di Nizza (cosa, che, peraltro, non impedisce di concedere il porto d'armi a un signore che assiduamente frequenta noti gruppi terroristici), ma anzi pare che - presto - quello che ora è un regime eccezionale possa diventare la più pura normalità.
Dall'altro lato, questa specie di guerra permanente a bassa intensità, sottospecie domestica del conflitto orwelliano, permette di propagandare in modo accattivante la nuova frontiera della dominazione leuropea, cioè a dire la creazione di un esercito leuropeo (che - come l'Euro ha permesso alla Germania di governare tutte le banche centrali dei Paesi membri - così permetta alla stessa Germania di mettere le mani sui codici nucleari francesi).
L'Italia non è stata ancora toccata dal fenomeno fondamentalista, et pour cause come in sostanza ammette il Presidente del Consiglio connettendo l'approvazione della legge sullo ius soli (ma lo stesso ragionamento potrebbe essere fatto per quanto attiene la gestione dell'emergenza immigrazione) e la sicurezza interna.


Tuttavia, i primi frutti di questo nuovo "clima" si iniziano ad intravedere anche da noi, al di là delle pagliacciate di quella che indegnamente è la Terza Carica dello Stato. Mentre infuriava proprio la battaglia sullo ius soli, zitto zitto il Governo ha portato a casa una terrificante riforma del sistema penale, la cui punta di diamante è la liceità delle “intercettazioni di comunicazioni o conversazioni tra presenti mediante immissione di captatori informatici in dispositivi elettronici portatili”, già ribattezzati trojan di Stato. Per chi non lo sapesse, i trojan sono malware che, una volta installati di nascosto su un PC, uno smartphone o un tablet permettono di gestire il dispositivo da remoto. Nel caso di specie, permettono di attivare, all'insaputa dell'utente, il microfono, o la videocamera, e registrare conversazioni che si penserebbero private.
Ovviamente, in caso di reati gravi, cioè i reati di mafia e - guarda un po' - di terrorismo, ma anche per tutta una'altra serie di reati per cui sono previste le "comuni" intercettazioni. Tra questi, per dire, il reato di minacce.
"La guerra... non ha per oggetto la vittoria sull'Eurasia o sull'Asia orientale, ma la conservazione dell'ordinamento sociale".

3 commenti:

  1. Forse non ci sono prove, ma certo pesantissimi indizi che inducono a delineare comuni convenienze fra terroristi e apparati di polizia de Leuropa. Il disegno, del resto, appare talmente chiaro che solo la incessante e incontenibile ‘narrazione’ mediatica dettata dalle elite impedisce alla maggioranza delle persone di coglierlo. La repressione del terrorismo come ottimo pretesto per la militarizzazione della società, la costituzione di forze armate leuropee a guida (ca va sans dir) tedesca, la graduale introduzione di meccanismi censori volti a colpire su internet le voci e le opinioni non allineate, il tutto accelerando le ‘riforme strutturali’ espressamente finalizzate alla definitiva distruzione dello stato sociale e dei connessi diritti. Un’accelerazione che si rende possibile grazie all’avvento di Macron, che può finalmente svolgere quel compito di liquidazione dello stato francese di cui i suoi predecessori non si sono dimostrati capaci. Tempo due anni, e i francesi - che non sono ancora diventati tutti ferocemente autorazzisti come gli italiani – si accorgeranno di avere mandato all’Eliseo nient’altro che un efficace agente esecutore dei diktat elaborati a Berlino. Ma sarà troppo tardi.
    Gianni

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    1. Sicuramente l'elezione di Macron è un punto di svolta. Io però continuo ad avere paura che la sua elezione permetta una più facile liquidazione dell'Italia, piuttosto che gravi danni al sistema del suo Paese. Spero ovviamente di sbagliare.

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  2. Per completare il quadro:
    http://blog.ilgiornale.it/foa/2017/06/20/la-polizia-tedesca-ordina-non-dite-la-verita-sul-terrorismo/

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