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lunedì 22 maggio 2017

Bad bank alla spagnola?

Attorno a Mps ed alle due banche venete si sta giocando una partita piuttosto cinica. Sono di ieri le ultime dichiarazioni di Danièle Nouy, la laureata in giurisprudenza e scienze politiche a capo del Meccanismo di vigilanza unico sulle banche, secondo cui nell'Eurozona "ci sono tre categorie di banche: quelle che stanno andando piuttosto bene, quelle che non vanno tanto bene ma si impegnano, con coraggio, a risolvere i loro problemi e poi ci sono altre che in qualche modo negano la realtà e dovranno cambiare per migliorare". Il riferimento non è per nulla casuale: "anche di recente... abbiamo avuto esempi di banche che hanno venduto sofferenze e che si sono rivolte al mercato per chiedere capitale aggiuntivo" (per esempio Unicredit col progetto FINO).
L'uscita di cui sopra segue di pochi giorni una ancora più dirompente, ancorché relegata nelle pagine economiche dei quotidiani e del tutto ignorata dai telegiornali: "gli stress test dell'EBA su cui si è basato il calcolo dell'ammanco di capitale di Mps non comprendevano una preventiva asset quality review", cosa che "apre una discussione aggiuntiva onde indagare se le perdite subite siano realmente coperte da soldi privati".
Non so se è chiaro. La signora sta dicendo che la "ricapitalizzazione precauzionale" da parte dello Stato, quella per intendersi che sacrifica soltanto gli azionisti e gli obbligazionisti subordinati della banca, è utilizzabile soltanto qualora l'istituto sia solvibile ed abbia ripianato le perdite pregresse con il sacrificio di soci e obbligazionisti cosa non così scontata.
Il perché è presto detto: le sofferenze di Mps potrebbero essere superiori a quelle contabilizzate, ed avere un minore valore: prima degli stress test dello scorso anno, infatti, la BCE non ha portato a termine una convincente ispezione degli attivi (l'ispezione si è infatti conclusa a febbraio 2017).
Ma i soldi dello Stato non solo non possono ripianare gli ammanchi di capitale pregressi (potendo soltanto, in pratica, colmare il gap tra il capitale minimo previsto dalla vigilanza per gli istituti e quello prudenziale richiesto al singolo soggetto vigilato), ma neppure le perdite future, ove prevedibili. In pratica, i soldi dello Stato non possono essere utilizzati neppure a copertura delle minusvalenze derivanti dalla cessione degli NPL (cessione, tra parentesi, richiesta dalla stessa BCE), a quelle dovranno bastare il capitale attuale e le obbligazioni convertite in azioni (il che può anche spiegare i motivi per cui la medesima BCE pare voler cedere, almeno in parte, alle richieste della DG Comp e fare un po' di "sconto" al governo).
Per sbloccare la trattativa in tempi brevissimi, riciccia a Siena il Fondo Atlanta, che insieme a Fortress e Fonspa dovrebbe a breve produrre un'offerta non vincolante per l'acquisto di uno stock molto significativo di NPL, impegnandosi soprattutto sulle tranche junior mezzanine. Lo dico chiaramente: a me questa notizia puzza. Dove trovi i soldi Atlante, è un mistero. Non sono sicuro che Fonspa abbia le capacità finanziarie per entrare in una operazione del genere. Fortress ha concluso da pochi mesi un'operazione impegnativa con Unicredit.
In questo contesto, non stona la precisazione della trimestrale 2017 di Montepaschi, redatta sì con criteri di continuità aziendale, ma che avverte come tale continuità sia sottoposta a "taluni elementi di rilevante incertezza", che potrebbero anche pregiudicarla. E le incertezze riguardano appunto "l'ottenimento delle autorizzazioni necessarie per l’accesso alla misura di Ricapitalizzazione precauzionale che presuppone l’approvazione del Piano di Ristrutturazione", "i possibili impatti… sulla valutazione di solvibilità" dell’ispezione della BCE sul portafoglio crediti, "l'esecuzione delle azioni previste dal Piano di Ristrutturazione".
Morale della favola, anche nel caso in cui l'intervento di Atlante si verifichi, della soluzione definitiva non se ne parla prima dell'estate. Nel frattempo Mps perde denaro, e la situazione si aggrava. Se le obbligazioni senior sono ancora sospese e, soprattutto, se nessuno ne parla, un motivo forse ci sarà.
Fortuna vuole che Mps sia, probabilmente, ancora too big to fail. Così non è, però, per Popolare di Vicenza e Veneto Banca, per le quale si inizia apertamente a parlare di bail-in.
Anche in questo caso, il problema principale sono gli NPL, quasi 19 miliardi di Euro - di cui quasi 10 miliardi di sofferenze - contabilizzati a circa 40c. Come per Mps, la perdita conseguente alla cessione non può essere coperta dallo Stato, devono pensarci i privati. Pare dunque che la Commissione sia orientata - ferma restando la richiesta di ricapitalizzazione della BCE di 6 miliardi e 400 milioni - a imporre al governo italiano di versare un miliardo in meno (3 miliardi e 700 milioni) ed ai privati un miliardo in più (2 miliardi e 700 milioni, di cui 1 miliardo messo da Atlante e 700 milioni rivenienti dalla conversione di bond subordinati).
Tra l'altro, il sistema è concepito come una specie di gioco dell'oca al contrario, in cui le pedine si ritrovano sempre al via. I sistemi interni di valutazione dei rischi delle principali banche, infatti, calcolano infatti il rischio di perdita sui finanziamenti in caso di fallimento della controparte a partire dai dati storici dei recuperi. Una cessione significativa di NPL a prezzi molto bassi (cosa che con ogni probabilità succederà sia a Mps, sia alle venete) renderebbe tutti gli impieghi “più rischiosi”, anche quelli in bonis, con conseguente riduzione del CET1 (che, come noto, al denominatore ha gli impieghi ponderati per il rischio). E questo è talmente vero da spingere i Consigli di Amministrazione a ricercare soluzioni molto complesse, quando non del tutto fantasiose.

Nonostante la fiducia che sprizza da tutti i C.d.A. e dalle pagine dei giornali, a mio avviso - per quel che conta - la situazione è molto grave.  Ma ancora più grave è il sospetto che questi istituti (ma soprattutto i loro dipendenti ed i risparmiatori che vi hanno investito i loro risparmi) siano delle pedine di un gioco più grande. Il gioco della Commissione, che vuole spingere l'Italia - dopo la mancata costituzione di una bad bank europea - a realizzare una bad bank nazionale (di cui ho parlato diffusamente qui e qui).
Senonché, questa bad bank - per non violare le disposizioni che vietano gli Aiuti di Stato - dovrebbe acquistare le sofferenze degli Istituti italiani a prezzi non di molto superiori a quelli di mercato, quindi cartolarizzarli e piazzarli sul mercato (si spera, a questo giro, non al retail). Il gioco potrebbe funzionare, se non fosse per il problema della valutazione della congruità del prezzo di cessione degli NPL, per cui il nocciolo della questione è in realtà proprio sulle modalità per rendere gli NPL delle banche più appetibili e, dunque, più "costosi" (cioè, se la si vuole vedere dal lato opposto, meno minusvalenti). Il problema non si pone evidentemente per le tranche senior della cartolarizzazione (quelle che includono crediti problematici, ma di "più facile" recupero), che possono essere oggetto di garanzia statale (ricorderete la GACS), bensì per quelle junior e mezzanine.
L'esperienza fallimentare di Atlante discendeva proprio da questo problema. Il Piano JP Morgan su Mps prevedeva proprio l'acquisto a prezzi importanti dalla tranche mezzanine degli NPL.
Comunque, cosa ci propone la Commissione? Di rendere ancora più veloci le procedure di recupero dei crediti. Cioè di buttare più velocemente fuori di casa i mutuanti morosi e fuori dai capannoni gli artigiani in ritardo con le rate. Ah, però.
Sinceramente, a me non dispiacerebbe stamparmi il nuovo art. 2929-bis c.c., il D.L. 18/2016 (di cui ho parlato qui), il nuovo art. 40 del Testo Unico Bancario, il D.L. 59/2016, farne un piccolo fascicolo arrotolato e batterlo sul muso di quei quattro burocrati dementi come si fa coi cagnolini piccoli, ancora poco educati.
Questi palliativi, in una situazione come quella italiana, in cui le banche - eccetto pochissime eccezioni - non riescono più a sostenere i margini a causa di troppe sofferenze e di una forbice dei tassi praticamente azzerata, non conducono a niente.
Anzi, a una cosa conducono, e cioè alla costituzione di una bad bank alla spagnola, in cui le terrificanti perdite degli Istituti sono coperti sì con soldi pubblici, ma non statali, cioè tramite intervento del MES, e con le condizionalità imposte dal MES, c'est-à-dire con la Troika.
In Spagna hanno usato una quarantina di miliardi. Press'a poco quello di cui avremmo bisogno noi.
In Spagna hanno anche la disoccupazione al 20%. Press'a poco quella che avremo noi

3 commenti:

  1. ma perchè continui a derubare le banche? chiese la polizia al rapinatore recidivo... Perchè è li che ci sono i soldi, rispose; soprattutto se lo stato e i privati al lazzo sono continuamente chiamati a mettercene senza che il rapinatore venga nemmeno messo in dubbio, nel suo operato.

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