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giovedì 4 aprile 2019

Un caso di coscienza (di Zeno) - imposte di successione e patrimoniali

Lasciate che i morti
seppelliscano i loro morti.
- Lc 9,60


L'articolo di Giacomo Gabbuti per Jacobin, che recensisce le proposte per la giustizia sociale del Forum Disuguaglianze e Diversità (disegnini dell'immancabile Makkox) è incontestabilmente un articolo di sinistra: infatti è davvero troppo lungo. Il senso, tuttavia, si può riassumere facilmente. Siccome in Italia la disuguaglianza, nell'ultimi trentennio, è andata via via aumentando, anche a causa dell'arretramento del welfare State, una bella imposta progressiva di successione avrebbe il pregio di prendere due piccioni con una fava: redistribuire la ricchezza e costituire una risorsa aggiuntiva per il finanziamento di scuola e servizio sanitario nazionale.
Immagino che Giacomo Gabbuti riterrebbe quella qui sopra una improvvida semplificazione (il Forum lo sintetizza in 27 pagine qui), ma io - rozzo fascioleghista - me ne do una ragione e tiro dritto. Semmai posso aggiungere come, in mancanza di una riforma delle successioni, a questi filantropi vada bene pure l'ennesima (dopo IMU, TASI, TARI, bollo sui dossier titoli, bollo auto, superbollo per le barche, IVIE, IVAFE...) patrimoniale.

Fortunatamente questa gente non è più votata nemmeno dagli stretti parenti, per cui potremmo archiviare queste proposte nella pattumiera della cronaca (essendo quella della Storia piena di errori e illusioni assai più terribili e dannose), se non fosse che la loro lettura - e ancora di più la lettura dell'ineffabile Gabbuti - permettono di ricostruire un caso interessante di nevrosi, una variante della Sindrome di Stoccolma che potremmo definire la Sindrome di Zeno Cosini.
Questi personaggi sentono la consapevolezza del fallimento, l'inadeguatezza all'esistenza, l'incapacità di adeguarsi alla realtà, la riconoscono e la denunciano attraverso comportamenti solo all'apparenza casuali o non voluti, salvo poi risolvere la situazione consegnandosi - paradossalmente - ai loro stessi aguzzini, di modo da deresponsabilizzarsi.
"Era e rimane certamente lecita la perplessità nel vedere simili proposte lanciate da ex ministri dei governi Monti e Letta [poco sopra era citato anche Piketty, il Monti senza loden]; ma chi scrive crede che non solo il rapporto finale, ma anche la sua presentazione (tre ore e mezza tesissime, senza pause utili ai capannelli, in cui decine di persone si sono alternate a illustrare le proposte) fughino ogni dubbio sulla volontà e capacità di mettersi in gioco dei membri del Forum, e dell’efficacia di questa prima fase del loro lavoro".
Meraviglioso. Giusto per completare il quadro, suggeriamo a Gabbuti di inserire nel proprio personale Pantheon ideale anche la Bundesbank e gli economisti della nota università bolscevica Luiss Guido Carli.
Ma come possono persone intelligenti - perché si tratta di persone intelligenti - non comprendere che l'idea di ridurre le disuguaglianze attraverso la redistribuzione dei patrimoni privati - invece che attraverso vigorose politiche keynesiane di sviluppo della domanda interna che si prefiggano la piena occupazione - è funzionale alla verificazione del "paradigma neoclassico della scarsità" (per dirla, tra gli altri, con Brancaccio)?
Come possono persone intelligenti - perché si tratta di persone intelligenti - non comprendere che un'imposta di successione semi-ablativa (perché sarebbe troppo facile accompagnarla a una riforma del catasto, che renda la soglia del milione di Euro quasi bagatellare) sarebbe il colpo di grazia alla domanda interna nel nostro Paese?, la distruzione dell'ultimo welfare rimasto in Italia, quello dei genitori, degli zii, dei nonni, nei confronti di nipoti privati del futuro?
Come possono persone intelligenti - perché si tratta di persone intelligenti - non comprendere che qualsiasi proposta di imposta patrimoniale, per così dire in vita o in morte, finirebbe (come l'esperienza del Dopoguerra puntualmente insegna) per colpire non i ricchi, ma gli "un po' meno poveri" (o, come si diceva una volta, la piccola borghesia)?

Il problema di queste gente, ultimo frutto avvelenato del mai troppo vituperato Operaismo italiano, è sempre lo stesso: la demonizzazione del lavoro e dell'etica del lavoro, a favore della dittatura del capriccio e dell'edonismo immediato; la confusione fra l'accumulazione capitalistica e la legittima ambizione di ciascuno di uscire dal bisogno e dall'incertezza; un odio mortale nei confronti della media e piccola borghesia da cui provengono (uccisione del padre), cui si accompagna un amore viscerale per le élite transnazionali.
Chi ne ha assaggiato le tartine, di altissima qualità, non può non convenire con questa scelta di campo. Che, però, auspichiamo resti nel ristretto recinto delle ambizioni personali; perché, a livello politico, ha francamente rotto i coglioni.

2 commenti:

  1. Buonasera Signor Fantuzzi,

    noto un paio di sfumature di linguaggio che si potrebbero definire piu' aspre del solito. O 'smonate', per rimanere all'interno dello stesso registro. Direi che questa constatazione basta da sola per dare un'idea di quanto abbiano francamente stufato certe proposte.
    .
    Grazie per il suo impegno continuo.
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    IPB

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