A Siena, come al solito, vanno di moda i sepolcri imbiancati. La formula, che richiama tristi episodi di una quarantina di anni or sono, è quella secondo cui Padoan non può certo essere votato (per questi motivi e questi motivi), ma neanche gli altri candidati devono essere presi in considerazione.
Non sarebbero big: cosa significhi una frase del genere, visto che il centro-destra nell'uninominale candida addirittura il responsabile economico della Lega, nonché consigliere regionale più votato alle ultime elezioni, sembrerebbe un mistero.
In realtà, la spiegazione di tali contorcimenti logici va ricercata nel male atavico di questa meravigliosa e disgraziata città, cioè l'incapacità di molti dei suoi cittadini di rendersi conto di avere in mano un cannocchiale, ma di utilizzarlo regolarmente al contrario.
Allora può succedere facilmente che anche il miglior candidato alle elezioni nazionali, se può tirare la volata ad un aspirante sindaco inviso a questo o quel suggeritore politico, deve essere azzoppato. Se poi quel candidato è della Lega e si chiama Borghi, cioè non è nato sulle lastre, allora anàtema! Come se a Siena, negli ultimi vent'anni, tra i protagonisti politici ci fosse stato anche solo un senese uno.
Andiamo al punto, per una volta, vi prego.
Comprendete che l'elezione di questo o quel sindaco potrà forse incidere sulle piccole carriere di qualcuno, o potrà vellicare il senso di vendetta di qualche altro, ma non cambierà di certo le sorti di Siena, né dei suoi figli... dei nostri figli. Le sorti della Banca si decidono altrove (e la candidatura di Padoan, al di là delle dietrologie, è un chiaro ricatto, visto che si tratta di eleggere chi, domani, potrebbe decidere dove fissare la direzione generale del Monte, o se farne uno spezzatino da offrire ai migliori offerenti), quel che resta della Fondazione (suicidatasi nel 2011 in spregio al suo stesso Statuto, mentre le sentinelle della senesità erano in altre faccende affaccendate) non lo sa - evidentemente - gestire nessuno.
I vostri figli, i miei figli, potranno continuare a vivere in questa città - bella e dannata -, potranno continuare a vivere in Italia, soltanto in caso di un cambio radicale di classe dirigente a livello nazionale. Finché il potere resterà in mano a patetici turbo-liberisti proni ai dettami dell'UE, asserviti ai desiderata tedeschi e francesi, incapaci di comprendere che uno Stato non è una famiglia che deve comprare lo scooter, il nostro Paese è condannato ad una lenta ma inesorabile involuzione.
Dire: non voto Padoan ma neppure Borghi (a meno di non pensare di poter seriamente votare il trader da newsletter grillino - d'altronde a Firenze e Orvieto il M5s ha candidato piddini DOC - o il Mancuso di Libero e Uguali) significa - in una provincia rossa come la nostra - di fatto schierarsi per la conservazione.
Il PD deve essere distrutto, deve cioè prendere meno del 20% a livello nazionale. Punto. Tutte le altre chiacchiere stanno a zero.
Pensateci. Vi supplico.
Bagnai e Borghi (in rigoroso ordine alfabetico) tengono 'cojones'. Andare a sfidare Renzi e Padoan in casa del sistema di potere che li ha espressi richiede un coraggio non comune, ed una fiducia davvero spericolata nella capacita' degli elettori di votare secondo merito (sul quale, francamente, non ci dovrebbe essere partita) piuttosto che secondo appartenenza di clan.
RispondiElimina.
Vorrei poter pescare dalla storia classica un paragone calzante per una tale fiducia nei propri mezzi e nella giustezza della propria causa, ma non sono in grado. L'unico che mi viene in mente e' la carica di Aragorn nella battaglia davanti al Nero Cancello, ma mi sembrerebbe irriverente nei confronti dei summenzionati.
IPB