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sabato 21 gennaio 2017

Storia breve degli NPL di Montepaschi

Nel precedente post mostravo come l'incremento aggregato dei crediti problematici (NPL) del sistema bancario italiano abbia subito una prima accelerazione nel 2008 a seguito dell'esplosione della bolla dei sub-prime e quindi un'ulteriore progressione a partire dal 2011.
Sulla base anche di un breve studio del Fondo Monetario Internazionale ipotizzavo che tale dinamiche non fossero da collegare in particolare al comportamento fraudolento di questo o quel mutuatario deciso a non restituire i denari ricevuti, quanto piuttosto agli effetti devastanti della crisi del settore manifatturiero del nostro Paese (aggravata dalle aggressive politiche di austerità del governo Monti e dei suoi epigoni) e al c.d. credit crunch imposto alle banche dal rispetto dei vincoli europei. Il tutto, aggravato dalla Direttiva BRRD (che, introducendo il bail-in, aumenta in modo esponenziale i deflussi di capitali dalle banche a rischio) e dalla gestione scriteriata delle prerogative di vigilanza da parte della BCE (che prima ha imposto una valutazione particolarmente bassa degli NPL delle quattro banche risolte a dicembre, quindi ha suggerito - nel quadro delle trattative per la fusione di Banco Popolare e Popolare di Milano - valori di copertura delle stesse assai più elevati della media di sistema, infine ha imposto a Mps di liberarsi entro pochi mesi del proprio fardello di sofferenze).
Tuttavia, data per buona questa ricostruzione, mi è stata posta una domanda molto interessante. E cioè: poiché i meccanismi sopra ricordati hanno agito per tutte le banche del Paese, perché proprio Montepaschi si trova in questa difficile situazione, mentre altri player italiani no (o, quanto meno, in misura comunque inferiore, vedi Unicredit)?

In altri termini: nel disastro Mps, quanto c'è di sistemico, quanto derivante da mala gestio (De Benedetti & C., diciamo), quanto invece di collegato allo sciagurato acquisto di Antonveneta (e dal relativo esborso)?
La risposta non è facile, perché imporrebbe una conoscenza del portafoglio crediti delle varie banche che io, evidentemente, non posso avere. Posso però riportare qualche dato che mostra quanto meno la genesi di questi NPL. Un piccolo contributo che serva da base per ulteriori analisi, o quanto meno più informate congetture.

Iniziamo con un grafico semplice semplice che mette a confronto Montepaschi, Unicredit e Intesa Sanpaolo (i dati sono espressi in migliaia di Euro, dunque l'intervallo fra una riga e l'altra della griglia è pari a 100 miliardi).


L'immagine mostra chiaramente come le varie banche siano state tutte interessate da una stagnazione, o addirittura riduzione, del credito erogato (fenomeno noto anche come deleveraging, che però significa riduzione del debito: infatti, al contrario di quanto ritengono certi pittoreschi soggetti che pascolano nelle lande del web, per prestare i soldi una banca deve per prima cosa procurarseli). Chi più chi meno, ovviamente: Unicredit e Montepaschi tagliando - rispetto ai picchi del 2008 e del 2009 - più del 15% degli impieghi, Intesa meno della metà. Rispetto agli altri grandi gruppi italiani, in sostanza, ISP ha potuto mantenere stabile la propria capacità erogativa (l'incremento tra 2006 e 2007 non fa testo, perché deriva semplicemente dalla fusione con il Sanpaolo di Torino) grazie a una migliore capitalizzazione, derivante - tra l'altro - anche dall'importante aumento di capitale varato nel 2011.

Le dinamiche degli impieghi agiscono anche sul rapporto fra NPL e crediti complessivi (soprattutto se il deleveraging è attuato mediante riduzione dei flussi di nuovi finanziamenti e non tramite write-off di poste inesigibili o cartolarizzazione di portafogli in sofferenza). Il grafico che segue mostra una crescita costante dei crediti problematici dal 2008, con una accelerazione tra 2011 e 2012. Da quest'ultima data, però, il trend di Mps diverge da quello di UCG e ISP (la spezzata diviene infatti assai più ripida rispetto a quelle dei competitor).


Quanta parte di questa divergenza può essere imputata all'effetto ottico derivante dal deleveraging di cui si è detto sopra? Proviamo a produrre un altro grafico che misura la variazione percentuale annua dei crediti lordi totali e degli NPL delle banche.


La "distanza" tra Montepaschi e gli altri due Istituti - depurata delle dinamiche relative agli impieghi - è minore, ma tuttavia ben chiara, soprattutto nel triennio 2012-2014 (per poi andarsi a chiudere piuttosto velocemente nel 2015). Il gap più ampio, in particolare, si riscontra tra 2013 e 2014, quando Mps non ha goduto di un rallentamento degli NPL, di cui invece hanno goduto sia Intesa Sanpaolo, sia anche Unicredit.
Inoltre, come si vede dalle tabelle che seguono, riguarda in misura pressoché costante un po' tutti i tipi di impieghi.


Ricapitoliamo. Tutte le banche del Paese hanno visto un peggioramento della qualità del credito a seguito delle politiche di austerity che si sono innestate su un contesto economico già deteriorato dalla crisi del 2008. Mps, però, più delle altre, per cause che - da quanto abbiamo visto sopra - non possono essere ricondotte né alle dinamiche degli impieghi (calati certo presso Mps, ma non aumentati in ISP o in UCG) né al break-down degli stessi (la percentuale di crediti lordi su impieghi relativamente alle diverse modalità di impiego è sostanzialmente costante).

E allora? Intanto depuriamo i dati di un ulteriore variabile.
Come si vede dal grafico che segue, Mps ha tradizionalmente una percentuale di cancellazioni dei crediti inesigibili assai inferiore a quella dei suoi competitor.


Questo dato mostra dunque che, fino alla crisi del 2008, in linea di principio la qualità degli impieghi di Mps fosse migliore di quella di Intesa o di Unicredit, dal momento che i tre Istituti avevano un rapporto fra NPL lordi e totale crediti sostanzialmente analogo. Negli anni successivi, però, il ridotto numero di cancellazioni, unito al progressivo peggioramento della situazione economica del Paese, ha reso Mps molto più esposta degli altri player.
Ma cosa sarebbe successo se Mps avesse tenuto la stessa politica di cancellazioni tenuta da Intesa? In altri termini: a parità di recuperi e write-off, come si sarebbero mossi gli NPL delle tre banche prese in considerazione? Più o meno come nel seguente grafico.


Concludiamo.
I guai "veri" di Mps iniziano nel 2012-2013 e escono dal controllo nel 2013-2014. E cosa è successo tra 2013 e 2014? C'è stata la prima Asset Quality Review (AQR) della BCE, dei cui risultati devastanti dà conto anche il bilancio di Mps.

In particolare, la Banca ci informa che: (i) le esposizioni non performing sono individuate in modo assai più rigoroso che in passato, mediante l'utilizzo di criteri sia mutuati dall'AQR stessa (ma non previsti dai principi contabili internazionali) sia richiesti dai nuovi standard di Basilea (che introduce il concetto di "forborne exposures", cioè di  esposizioni creditizie per le quali siano state concesse modifiche delle condizioni contrattuali o un rifinanziamento, totale o parziale, a causa di difficoltà finanziarie del debitore, che potrebbero determinare (ma non hanno ancora determinato) una perdita per il finanziatore; (ii) una più stringente valutazione delle sofferenze mediante applicazione di scarti significativi sulle garanzie immobiliari, al fine di rendere il valore di perizia più allineato al valore di presunto realizzo, in un contesto di mercato caratterizzato da attese di ulteriori variazioni negative dei prezzi degli immobili; (iii) svalutazioni puntuale (non forfetarie) delle esposizioni scadute e degli sconfinamenti; (iv) soglie minime per la determinazione delle svalutazioni sulle sofferenze chirografarie.
Sempre la Banca specifica che "i suddetti aggiornamenti delle metodologie e dei parametri utilizzati nella classificazione e valutazione dei crediti hanno comportato rettifiche per 4.195 milioni di Euro nell'esercizio 2014" che "la maggiore entità delle rettifiche anzidette rispetto a quelle emerse in sede di AQR... (pari a 2.196 milioni di Euro) è dovuta alla circostanza che la Banca ha provveduto all'applicazione delle nuove metodologie e dei parametri aggiornati all'intero perimetro delle esposizioni creditizie e non solo ai portafogli oggetto di valutazione durante l'AQR (Large SME, Large Corporate, Real Estate related).

Questi i fatti. Restano le domande.
Il Monte, negli anni precedenti all'inizio della vigilanza della BCE, aveva nascosto troppa polvere sotto i tappeti, sia per prestiti sconsiderati sia perché derivanti dalla disastrata Antonveneta? Molto probabile. Ma se così fosse, le responsabilità di Banca d'Italia andrebbero ben al di là del via libera all'acquisto dell'Istituto veneto, dal momento che la vigilanza - anzi: la mancata vigilanza - si sarebbe resa connivente con una politica oggettivamente volta ad "abbellire" i bilanci del Monte. Responsabilità che, tra le altre cose, si estenderebbe facilmente a tutte le altre banche (escluse le due maggiori qui prese in considerazione) che hanno situazioni non dissimili da quelle di Mps.
Oppure i parametri utilizzati per l'AQR sono stati particolarmente severi rispetto alle peculiarità del sistema bancario italiano? Ma, se le cose stessero così, come mai Intesa e Unicredit si sono difese meglio di Mps (o di Carige, o delle venete)? La rivisitazione degli haircut sulle garanzie immobiliari, tradizionalmente uno dei punti di forza di Mps, secondo me possono spiegare una parte del fenomeno. Non a caso, gli anni 2012-2014 sono proprio quelli caratterizzati dalla esplosione della bolla immobiliare, sia a causa della pessima situazione economica del Paese (che ha azzerato - in molte zone d'Italia - il valore dei capannoni e di altri edifici commerciali), sia della fortissima tassazione sugli immobili inaugurata col governo Monti.
Come al solito, la conclusione è in chiaroscuro.
Il Monte dei Paschi è stato sicuramente amministrato molto molto male ed ha subito una fortissima emorragia di liquidità a seguito dell'acquisto di Antonveneta, banca peraltro con un pessimo credito pregresso (scrive la BCE ad esito dell'AQR del 2014:"la qualità degli attivi della Banca è ancora influenzata dalla politica espansiva adottata in anni recenti (2008-2010), dalla scarsa qualità (sotto la media) del portafoglio crediti della ex-Antonveneta, dal basso livello degli standard di erogazione del credito verso parti correlate e il territorio di riferimento").
Tuttavia, se l'economia italiana avesse beneficiato di politiche anti-cicliche che ne permettessero un'uscita rapida dalla crisi del 2008, sicuramente Mps avrebbe trovato i capitali e le forze per risolvere la questione degli NPL, soprattutto laddove i governi degli ultimi anni per un verso (introduzione del bail-in) e l'Autorità di Vigilanza per l'altro (obbligo di cessione di tutti gli NPL entro termini strettissimi, lettere random ai vari Istituti del Paese con richieste di sempre maggiore copertura delle sofferenze) non avessero pre-costituito un sistema legale particolarmente avverso al risanamento della Banca.
Tuttavia, se i governi che si sono succeduti avessero preso immediatamente in considerazione le vicende del Monte, senza baloccarsi in Monti bond (con vari numerali anteposti), ugualmente oggi non parleremo più di una situazione che mette a rischio l'intero sistema finanziario italiano.
Antonveneta c'entra (ma gli acquisti di Intesa o Unicredit di quegli anni sono di poco migliori; hanno avuto però il vantaggio di essere fatti sempre carta contro carta. E questo è l'unico vero peccato imputabile alla "senesità" del Monte).
Il credito allegro c'entra (ma, anche in questo, Mps è in buona compagnia).
Monti, Letta, Renzi, Saccomanni, Padoan molto di più.

5 commenti:

  1. Buongiorno,
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    confesso che questa affermazione mi ha colpito:
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    >> per prestare i soldi una banca deve per prima cosa procurarseli
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    L'implicazione sembra essere che i depositi precedano i prestiti, mentre mi pareva che il consenso fosse il contrario: sono i prestiti a precedere i depositi.
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    Spiegato con un esempio: se vado in banca a chiedere un prestito, questo mi vnee concesso in base alla mia solvibilita', non alla disponibilita' di denaro da prestare. Vale a dire, se per il direttore di banca sono solvibile, il prestito mi viene concesso, e questo a prescindere dal fatto che qualcuno abbia in precedenza depositato i soldi che mi vengono dati.
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    Secondo il Prof. Richard Werner, nel concedere un prest le banche creano letteralmente denaro dal nulla, ed il processo e' descritto in dettaglio in questo articolo: http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1057521914001070..
    Werner non e' l'unico ad avere questa posizione. Un'altra spiegazione di come le banche commerciali eroghino prestiti e' in questo bell'articolo: https://www.kreditopferhilfe.net/docs/S_and_P__Repeat_After_Me_8_14_13.pdf
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    La sua affermazione mi sembra in contrasto con quanto sopra, il che mi sorprende, perche' di solito lei scrive con grande precisione.
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    Mi chiedo se questo contrasto non sia frutto di un semplice malinteso legato alla terminologia, o se non ci sia qualcosa di piu' profondo (presumibilmente, in quella che e' la mia visione di come funzionano le cose).
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    La ringrazio.
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    IPB
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    Mi scuso, ma non avendo alcun account sui social sono costretto a postare come anonimo.

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    Risposte
    1. Intanto mi scuso di pubblicare il commento in grave ritardo, ma purtroppo l'ho visto soltanto oggi.
      Cerco di chiarire il senso della mia affermazione. Sono assolutamente d'accordo sul fatto che le banche commerciali intermediano credito e che questo credito, una volta in circolazione nell'economia reale, ha in sostanza funzione di denaro, ampliando pertanto la base monetaria.
      Ma il mio punto di vista qui non è quello del sistema bancario nel suo complesso, ma quello relativo a una singola specifica banca.
      Faccio un esempio pratico, che forse è meglio di mille parole.
      La banca A finanzia con una linea di credito per 100.000 Euro Tizio, che si impegna a restituirli l'anno successivo. In contabilità iscriverà un credito per 100.000 Euro (i soldi prestati a Tizio, annotati sul suo c/c) e un debito da 100.000 Euro (la sua disponibilità a darli a Tizio perché Tizio effettivamente li usi).
      Per l'appunto, il giorno dopo Tizio li prende tutti per acquistare un garage. Il bonifico di 100.000 Euro svuota il conto di Tizio e va a rimpinguare quello di Caio (ex proprietario del garage) presso la banca B.
      Orbene: la banca A continua ad avere un credito verso Tizio, ma non ha più alcun debito. Perché? Perché è uscito dall'Istituto denaro, tramite diminuzione della liquidità della banca A, ovvero tramite l'accensione di un altro addebito. Che potrebbe essere un deposito di un correntista, l'emissione di bond, un finanziamento interbancario.
      Al limiti, la banca B potrebbe prestare alla banca A i 100.000 Euro che ha ricevuto dalla stessa banca A per averli quest'ultima prestati a Tizio (che li ha pagati a Caio).
      In questo modo, il SISTEMA ha creato moneta dal nulla, non la banca A.
      Se così non fosse, non esisterebbero gli NPL. Se la Banca A creasse moneta, potrebbe risolvere qualsiasi situazione in sofferenza creando ulteriore moneta da dare al debitore, in modo da ripagare il debito precedente, e così all'infinito.
      In effetti, questo prima del 2008 è successo grazie a uno sviluppo abnorme dell'interbancario, per cui uno dei principali problemi che hanno quasi affossato gli Istituti nel 2008 (quando le banche hanno chiuso i rubinetti l'una con le altre) è stato proprio il mismatch tra provvista a breve e impieghi a lungo (Unicredit è arrivata ad avere una posizione interbancaria netta negativa di oltre 100 miliardi di Euro e tuttora io non mi spiego come non abbia fatto a fallire ai primi del 2009).
      Buona serata, Luca.

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    2. Buongiorno,
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      Sono al corrente del fatto che lei mi ha gentilmente risposto da alcuni giorni, ma non ho davvero avuto nemmeno il tempo di leggerLa. Spero di poterlo fare al piu' presto. Spero di poterlo fare al piu' presto; per il momento la ringrazio del tempo che mi ha dedicato (pure un tweet personalizzato! troppo onore).
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      IPB

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    3. Buongiorno,
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      grazie per la risposta. Mi permetto di fare un passo indietro, citando la sua frase che ha originato lo scambio:
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      >> per prestare i soldi una banca deve *per prima cosa* procurarseli
      .
      (enfasi mia)
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      Dall'esempio che lei ha fatto, e dalle sue parole, mi pare si possa concludere che questo obbligo non sussiste; la banca presta, o meglio, puo' prestare soldi a Tizio prima di essersi procurata la liquidita' necessaria. La liquidita' che servira' nel momento in cui Tizio trasferisce i soldi a Caio per comprare il garage puo' essere procurata in un secondo tempo (caso limite, se Tizio tenesse i soldi sul conto, la liquidita' non servirebbe mai).
      .
      La formulazione da lei usata sembra quindi troppo restrittiva (e il suo esempio mi pare lo dimostri).
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      Mi rendo conto che si tratta di una pedanteria linguistica, ma in una materia cosi' delicata una singola parola puo' fare la differenza.
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      La parte piu' importante della sua risposta e' per me la seguente:
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      >> In questo modo, il SISTEMA ha creato moneta dal nulla, non la banca A
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      Avevo quindi chiaramente torto quando ho scritto che ci sono fonti che affermano il contrario. Le fonti restano; Werner si e' effettivamente fatto concedere un prestito 'dal nulla'; ma lui quei soldi li lascia sul conto, quindi la banca che glieli ha dati non ha alcuna necessita' di approvvigionarsi di liquidita' aggiuntiva.
      .
      Su questo punto importante lei mi ha quindi chiarito le idee. La ringrazio molto per questo. E per il tempo che mi ha dedicato.
      .
      IPB

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    4. Ha ragione. L'avverbio "prima" usato in quel modo non è corretto. Anzi, normalmente la banca se li procura "dopo" (p.e. con depositi overnight). Ho utilizzato "per prima cosa" come sinonimo di "necessariamente"; lo consideri il dazio che si paga alla poca possibilità di rilettura e meditazione quando si scrive un post!
      Ad ogni modo, questa discussione è stata assai utile, perché mi ha permesso di chiarire meglio il mio pensiero.

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