Ripartiamo da principio.
Anche grazie alla subalternità della nostra classe dirigente, nel 2014 nasce ufficialmente il c.d. SSM, cioè la struttura regolamentare mediante la quale la BCE diviene Autorità di Vigilanza per le 130 banche più importanti d'Europa (cioè praticamente tutte quelle importanti, escluse le banche locali tedesche, le quali - come si sa - stanno in un mondo a parte).
Primo atto della nuova struttura è il c.d. comprehensive assessment ("valutazione approfondita"), "esercizio non contabile" basato su due pilastri: (i) la revisione della qualità degli attivi (asset quality review, o AQR) allo scopo di verificare se il capitale "di migliore qualità" (il famigerato common equity tier 1, o CET1) delle banche fosse adeguato a fronteggiare la rischiosità degli asset detenuti; (ii) gli stress test, volti a verificare la "resistenza" delle banche a due scenari economici, uno "di base" e l'altro "avverso".
Non c'è bisogno di ricordare che:
1. quanto al punto (i), la revisione degli attivi si risolse soltanto in un occhiuto ricontrollo degli impieghi, con conseguente esplosione delle sofferenze, soprattutto nei Paesi, come l'Italia, in cui maggiore era la propensione bancaria a prestare a privati e imprese
2. quanto al punto (ii), "nel caso italiano lo scenario [avverso risultava] molto sfavorevole perché ipotizza[va] una grave recessione per l’intero periodo 2014-16, dopo quella già sofferta dall'economia italiana nel 2012-13, che faceva seguito a quella del 2008-09, [e] ipotizza[va] inoltre un riacutizzarsi della crisi del debito sovrano" (Banca d'Italia dixit)Paradosso #stresstest e #AQR della #BCE : le attività di trading finanziario sono meno rischiose delle attività di credito per una banca— Marco Zanni (@Marcozanni86) 1 novembre 2014
Risultato: aumenti di capitale esorbitanti in Italia, ulteriore riduzione del credito alle imprese, avvitarsi della crisi su se stessa.il Financial Times mette in luce il trattamento preferenziale riservato alla Germania nei prossimi stress test / http://t.co/lPe4mBjzR5— nero (@federiconero) 11 marzo 2014
Secondo atto (definito anche pillar 2): lo SREP (Supervisory Review and Evaluation Process, "processo di revisione e valutazione prudenziale").
In soldoni, si tratta di un processo valutativo che, partendo dall'analisi di tutti i rischi aziendali, ivi compresi quelli relativi alla governance e ai controlli interni, giunge ad individuare un livello di capitale "prudenziale" minimo in ragione degli attivi della banca, come di consueto ponderati per la loro rischiosità intrinseca (RWA: Risk-Weighted Assets).
Senonché, anche in questo caso, la fregatura è dietro l'angolo. Come tutti i rapporti (CET1 / RWA), la correttezza del risultato finale dipende in egual misura dalla correttezza tanto del numeratore quanto del denominatore. Ora, per un caso assolutamente fortuito, finora la BCE si è concentrata molto sulle modalità di "pulizia" del numeratore (per esempio facendo venire i capelli bianchi al legislatore ed al regolatore italiani in materia di valutazione dei crediti per imposte anticipate per perdite su crediti, o DTA: qualcuno avrà sentito parlare del compromesso danese), mentre ha lasciato un po' da parte l'altra questione, cioè l'armonizzazione delle RWA (che, per stessa ammissione della BCE e del FMI sono calcolate in modo molto differente da Paese a Paese).
O perché mai questa negligenza da parte degli occhiuti regolatori? A pensar male...
(Apro parentesi.Deutsche Bank had the potential capital shortfall of €19 billion in study of European banks using US stress test. https://t.co/KGgoLIe6pD— Oscar (@PotemkinLion) 10 agosto 2016
In realtà Deutsche Bank, senza qualche aiutino, non passava neppure gli stress test taroccati della BCE.
Chiusa parentesi).#FT: "#DB was given special treatment in EU stress tests". La #BCE avrebbe favorito DB durante stress test estivi https://t.co/LrxZei937D— Matteo Cardella (@mapica92) 10 ottobre 2016
Però a tutto c'è un limite. La questione è stata così posta con forza al Comitato di Basilea (di cui, si badi bene, fanno parte le banche centrali di quasi tutto il mondo, non soltanto quelle europee). In breve, le idee del Comitato per armonizzare la valutazione degli attivi - idee espresse in vari documenti, qui ad esempio uno particolarmente significativo - si muovono lungo quattro direttrici: (i) riduzione della possibilità di utilizzare modelli non standardizzati di valutazione delle RWA (v. qui il testo completo); (ii) revisione dei modelli standardizzati di valutazione delle RWA; (iii) revisione del trattamento del "rischio sovrano" (cioè del rischio insito nei Titoli di Stato); (iv) attenzione ai rischi di mercato e operativi connessi a determinate operazioni che, nel corso della crisi, hanno comportato impatti significativi sui CET1 delle banche.
Siccome l'antifona è abbastanza chiara, alcune banche centrali (in particolare, le banche olandese, inglese e svedese) si sono già mosse, per iniziare una specie di phase-in fatto in casa, da qui al 2019, quando Basilea IV sarebbe dovuta entrare in vigore. Sì, perché per ora la valutazione dei rischi bancari è molto più lasca nel rigidissimo Nord Europa rispetto al corrottissimo e mandolinaro Sud.
Chi non si è mosso, sono la Banque de France e la Bundesbank.
La Banque de France.
E la Bundesbank.
Nel frattempo, la BCE cazzeggia di MDA (il maximum distributable amount), di limiti (impliciti) minimi di copertura delle sofferenze (famosa la lettera, ai limiti del delirio, inviata a Banco Popolare e Popolare di Milano in vista della fusione), anche di una qualche forma di armonizzazione degli RWA, appuntandosi però - ma guarda un po' il caso - in particolare su una delle questioni sollevate dal Comitato di Basilea, e cioè la riconsiderazione del rischio insito nel debito sovrano. Ovviamente, un'altra coincidenza...
(Che poi vuol dire questo:*PRAET SAYS SOVEREIGN DEBT IS NOT A RISK-FREE ASSET— lemasabachthani (@lemasabachthani) 12 gennaio 2016
Ed è anche giusto, dal momento che gli Stati che aderiscono all'UEM sono tra i pochissimi, al mondo, a non poter battere liberamente moneta.Lars Feld, consigliere di #Schauble: bail-in sui titoli di Stato!https://t.co/9vgCqThRDQ— Vittorio Banti (@VittorioBanti) 24 agosto 2016
(come a dicembre 2015: https://t.co/V47h7qFPWf)
Chiusa parentesi).In TUTTE le economie avanzate, titoli di Stato = rischio zero. In Europa no. E il perchè lo spiega persino wikipedia pic.twitter.com/lRNuGdyA04— Grim (@gr_grim) 12 gennaio 2016
Il treno, comunque, ormai è partito e fermarlo è difficile. C'è già chi inizia a tremare (non solo Deutsche Bank, ma anche Lloyds Bank, Barclays, UBS, Barclays, HSBC, BNP, ecc.). Alcuni analisti hanno parlato di aumenti di capitale per qualcosa come 150 miliardi di Euro in tutta Europa. Potrebbe essere la crisi bancaria finale, che porterà - più che l'Italia ad uscire dall'Euro - l'Euro ad uscire dall'Italia (oltre che dalla Storia).
— Alberto Bagnai (@AlbertoBagnai) 2 novembre 2016
Ora, visto che, per una volta, si rischia di mettere in difficoltà i belli ed i buoni, vi è stata l'immediata alzata di scudi non soltanto da parte degli esponenti delle banche europee, ma anche da parte dei Ministri delle finanze dell'Eurozona, gli stessi che hanno plaudito agli stress test "a denominatore casuale" ed hanno introdotto senza colpo ferire la disciplina del bail-in.
L'ineffabile Schäuble ha di recente espresso, bontà sua, "viva preoccupazione", poiché un irrigidimento ulteriore delle regole rischierebbe di penalizzare le banche europee più di quelle americane; secondo Schäuble perché gli Istituti europei sarebbero maggiormente indebitati rispetto a quelli statunitensi in quanto maggiormente esposti nel sostegno dell'attività economica delle imprese, in realtà perché regole più stringenti sul calcolo delle RWA gli americani le hanno già. Il Ministro ha infine proposto di differenziare gli standard di calcolo a per aree geografiche; si presume che, nella sua testa, tutto quello che c'è da togliere al Nord possa tranquillamente essere riaddebitato al Sud; è la via tedesca ai trasferimenti all'interno dell'Unione.
Lo fanno soprattutto per noi, tant'è che subito si è trovato qualche corifeo anche nel bel Paese là dove 'l sì suona. Anche Philippe Bordenave, uno dei principali esponenti di Bnp Paribas (ma guarda tu il caso), e Douglas Flint, Presidente di Hsbc (vedi un po'), si sono stracciati le vesti perché le norme di Basilea IV "andranno a svantaggiare le economie che dipendono maggiormente dal sistema bancario e i Paesi con i mercati finanziari meno sviluppati".
Nel coretto generale non poteva mancare l'ineffabile Patuelli (che, mi pare, non si stracciò le vesti per l'introduzione del bail in).Ue,Basilea non penalizzi ancora banche - Economia - ANSA.it https://t.co/B3fjQquNeN— Luca Fantuzzi (@Luca_Fantuzzi) 27 ottobre 2016
Il risultato pratico di questo fuoco di fila è che Basilea IV, la cui struttura regolamentare sarà pronta già nel corso del 2017, non entrerà in vigore prima del 2019, se non dopo. O forse mai. Nel frattempo, però...
1) ...la BCE inizia ad abbassare la soglia SREP delle banche, "anticipando" l'entrata in vigore di normative più penalizzanti. BMN, una banca spagnola tra l'altro con coperture ridicole sui crediti problematici (la metà del sistema spagnolo, press'a poco), ha avuto in regalo qualcosa come 2 punti percentuali (da 10% a 8%!). Un paio di punticini sono stati regalati, di recente, anche a BNP. Non è difficile immaginare che, presto, lo stesso andazzo sia utilizzato per tutti (o, più probabilmente ancora, per molti).
2) ...Commissione e Parlamento Europeo mettono a punto questo bel documentino (con punte di dadaismo tipo: "considerando che i coefficienti patrimoniali e di liquidità delle banche dell'UE sono costantemente migliorati nel corso degli ultimi anni; che i rischi per la stabilità finanziaria, tuttavia, rimangono; che la situazione attuale richiede cautela al momento dell'introduzione di modifiche normative"; oppure: "considerando che nessun Paese al di fuori dell'Eurozona ha ancora espresso la propria volontà di aderire all'Unione Bancaria").
In sostanza, il cuore del discorso (che vi consiglio vivamente di leggere per intero, tanto è breve) - dopo la richiesta agli Stati membri di peggiorare ulteriormente le legislazioni in tema di insolvenza (cioè di espropri) e l'inopinato ricorso alla dott.sa Arcazzo ("stimolare la crescita per meglio contrastare gli NPL") - è di nuovo rivolto proprio al Comitato di Basilea: aspettiamo con interesse i risultati del Comitato in materia di riconsiderazione del rischio sovrano; non si azzardi invece a rivedere tutto il sistema di calcolo delle RWA, perché se le banche tedesche o francesi, povere stelle, dovessero fare ulteriori aumenti di capitale, scateneremo una bella campagna di stampa parlando al solito di riduzione del credito e difficoltà delle piccole imprese. Non bastasse questo, siccome tutti i Salmi finiscono in Gloria, qualche parolina sull'EDIS (cosa di poca importanza, come si sa), che è tanto importante signora mia, ma lo facciamo solo quando non ce ne sarà più bisogno (§§ 19 e 21).
Perché - in sostanza - le regole per i nemici si applicano, per gli amici si interpretano, per le banche del Nord Europa, addirittura, non si scrivono.
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