Cerca

Pagine

martedì 21 giugno 2016

Fenomenologia del Movimento 5 stelle

Io non sono un politologo. Il che dovrebbe interdirmi di scrivere di politica.
Tuttavia.
Poiché politici e politologi sono questi, faccio come mi pare.

Il vecchio stanco più intelligente degli altri pare essere B., per la scelta di puntare tutto su Marchini scaricando Bertolesso. Vabbè, dice, sarà uno che capisce di più degli altri partiti. Infatti.

Avanti.
In poche parole, gli elettori di centro-destra, nel caso di ballottaggio tra PD e M5s, votano per il M5s, mentre i grillini, se non sono direttamente parte in causa (come a Milano), se ne vanno beatamente al mare (o dove credono, o dove a mio parere sarebbe opportuno andassero).
D'altronde, mi sembra chiaro che Salvini potrebbe essere l'elemento aggregante (ma non direi il leader, per - diciamo - una certa scarsa propensione meridionale a votare Lega) di una formazione di destra, ma non certo di un raggruppamento di centro-destra che, parliamoci chiaro, unito perde, checché ne dica Brunetta.
(Il tweet, tra l'altro, entra forse tra quelli più apprezzati della storia.


Si veda, in questo senso, l'acuta analisi di Alessandro Catto. Chiusa parentesi).
Traslando queste semplici considerazioni sulle elezioni nazionali, in caso di operatività dell'Italicum attuale (ma presumo che Matteo, se non è completamente scemo, ci rimetta le mani), si può concludere con una certa serenità che presto Gigino Di Maio sarà il nuovo Presidente del Consiglio, via elezioni o, più probabilmente, con qualche mossettina di Palazzo, giusto per evitare che l'odio verso Renzi travolga gli interessi che lui, in questo momento, rappresenta. Gigino, d'altronde, non aspetta altro.


Non mi sembra secondario, allora, cercare di capire cosa attendersi dal M5s. Di cui si dice di tutto. E anche il contrario di tutto.
D'altra parte, fare l'esegesi del M5s è un po' come fare l'esegesi della Bibbia.

SULL'EURO.
C'era una volta il referendum, con successiva giravolta a centottanta gradi (o, se preferite, a novanta)



Direte: ma Di Maio è uno, e uno vale uno. Mica è Beppe Grillo, che non è uno e dunque vale molti.
Vero, se non fosse che l'idea stessa di referendum sull'Euro è indice della volontà di rimanere nella Moneta Unica, ma senza dirlo chiaramente. Si tratta, in sostanza, di un'operazione di gatekeeping, in cui il poliziotto buono vellica le giuste aspirazioni degli elettori, mentre quello cattivo rassicura il grande capitale finanziario, e ci mangia insieme.
Per informazioni sulla questione, citofonare Alberto Bagnai (leggete qui, e per favore una volta nella vostra vita cliccate sui link attivi).


Certo, Marco Zanni sta facendo un lavoro egregio al Parlamento UE, ma che cosa ci faccia ancora nel M5s resta per me un mistero.
Dunque il M5s (i grillini probabilmente no, ma è irrilevante) è sicuramente a favore della permanenza dell'Italia nell'Unione Europea e guarda anche di buon occhio il mantenimento dell'Euro, cioè di una moneta che, impedendo agli Stati della periferia di svalutare la moneta, impone ai medesimi di svalutare sempre di più il lavoro.
Poi ci lamentiamo della deflazione.
Infatti...

SUL JOBS ACT.
Beppe è contrarissimo!
Ma un po' tutto il Movimento appare critico.


E infatti, giustamente, siccome la pensano così, prima alzano un polverone pauroso con la sfiducia alla Boschi (alla Camera, mi raccomando, tante volte succedesse qualcosa per davvero!), quindi - mentre infuria la polemica - piazzano un bell'accordo per eleggere alla Corte Costituzionale Barbera (indagato, grande sostenitore della deforma pensata dalla medesima Ministra sfiducianda, per dire la consequenzialità delle azioni), Modugno e soprattutto il mitico Giulio Prosperetti, uno che scrive cose di questo genere (e di cui ho detto meglio qui):
Nel prossimo futuro è ipotizzabile un assetto totalmente diverso rispetto alla tradizionale ripartizione in assistenza, previdenza e retribuzione sinallagmatica... In questo contesto è prevedibile che si arrivi a modelli di sicurezza sociale dove la retribuzione erogata dalle imprese non sia sufficiente al tenore di vita dei Paesi sviluppati, sicché, ove si vogliano mantenere determinare produzioni in Europa, si dovrà necessariamente ricorrere ad integrazioni del reddito dei lavoratori impiegati in aziende esposte alla concorrenza... 
Qui c'è già tutto il Jobs Act: insicurezza, precarizzazione, deflazione salariale al di sotto della sussistenza (in violazione dell'art. 36, Cost., ma Prosperetti, evidentemente, non è un giurista). Però al M5s, perché c'è il "reddito di cittadinanza". E non può non esserci, essendo il naturale corollario del Jobs Act (come lo è stato delle Riforme Hartz: v. p.e. questo articolo imbecille e autorazzista).
Sì, perché un sistema che permette alle aziende di utilizzare lavoratori sotto-pagandoli deve anche trovare il modo di assicurare a quelle aziende che i sullodati lavoratori ricevano, da qualche altra fonte, il minimo indispensabile per vivere e comprare ciò che (per un tozzo di pane) producono.
Senza avere troppo, certo, solo quel che basta per non morire di fame e sentirsi abbastanza garantiti da acquistare qualsiasi cosa a rate, in modo da finanziarizzare l'economia in ogni suo ambito, almeno anche le banche sono contente e fanno utile (avrete visto anche voi le pubblicità di credito al consumo dal dentista, o dal medico. Dal medico! Su questo leggete la TL di Andrea Lignini).
Sed de hoc satis.
Del reddito di cittadinanza, cioè della gleba, o di sudditanza, hanno già scritto acutamente il prof. Bagnai (da cui traggo la figurina qui accanto, su cui si potrebbe scrivere non un post, ma un libro intero) e Il Pedante, oltre che - si parva licet - pure io (che qualche attenzione ho prestato anche al suo corifeo più importante).

SULLE IDEE ECONOMICHE DI RIFERIMENTO
Poliziotto buono e poliziotto cattivo.
Il comico populista e il delfino che si rivolge ai poteri forti.
Ancora e ancora.
E funziona. Sempre.
Beppe propone il referendum sull'acqua pubblica, Beppe sostiene il referendum sulle trivelle. La Raggi parla di "beni comuni", non vuole far entrare i privati in Atac.


Gigino invece è di un'altra pasta.
Lui è per lo Stato minimo.

Tranquillo Gigi, di che pasta siete lo hanno già capito tutti. Lo ha per esempio capito Serra, che si appresta a mollare Matteo al suo destino.
(La proposizione condizionale è, ovviamente, meramente retorica).
Lo hanno capito anche tutti coloro che ancora guardano la realtà per quella che è, e non per quella che vorrebbero che fosse.

L'AMORALE DELLA FAV(OL)A.
Questi andranno al governo e ci faranno più male, molto più male del PD. Perché hanno lo stesso programma del PD, ma lo stigma degli onesti, dei disinteressati, di coloro che - in sostanza - ci faranno molto male, ma lo faranno per noi.
Tipo Fra Savonarola.
Nulla del programma iper-liberista della Troika ci sarà risparmiato, ma senza arricchimenti personali. L'Italia si impoverirà ancora, ma diminuirà la corruzione. Staremo peggio, ma una nuova aura di castità pervaderà le nostre città.


Amen.

3 commenti:

  1. Ottima sintesi di tutte le questioni salienti, e in formato decisamente accessibile a tutti.

    RispondiElimina
  2. Grazie.
    Si tratta, appunto, di una sintesi di altri contributi che invito tutti a leggere per esteso, attraverso i link attivi.

    RispondiElimina
  3. Faccio anche un'altra precisazione.
    Ho scritto che i grillini, quando non sono parte in causa diretta in un ballottaggio, se ne vanno al mare. In realtà, a vedere meglio i flussi di Milano, parrebbe che a votare ci siano andati, ma si siano spaccati esattamente a metà fra i due candidati, risultando pertanto ininfluenti.
    Cosa sarebbe successo se si fosse presentato per il Centro Destra non il clone di Sala, ma un candidato di rottura?
    Ah, il controfattuale...

    RispondiElimina